Ricostruendo e ripercorrendo i viaggi compiuti da M.C. Escher, ho incontrato un altro personaggio, determinante per le scelte dell'artista olandese: il pittore e incisore svizzero Giuseppe Haas-Triverio.
I due si sono conosciuti, per caso, nel maggio del 1922 a Siena, durante il primo viaggio di Escher, allora ventiquattrenne. Erano entrambi ospiti nella pensione Saccaro della signora Giuseppa Alessandri, in via
Sallustio Bandini 29.
L'edificio in cui si trovava la pensione Saccaro, fotografato nel 2021
Si ritrovano anni dopo a Roma, dove Escher si è stabilito nel 1925, perché si dedicavano alla xilografia e frequentavano l'ambiente degli incisori che pubblicavano le loro opere sulle riviste
«L'Eroica» e «La Diana».
Nasce un'amicizia che porta i due giovani artisti a viaggiare insieme in Abruzzo (1929), Calabria (1930), Sicilia (1932), Corsica (1933) e ancora in Sicilia e a Malta (1935).
Di
nove anni più vecchio di MCE, Giuseppe era nato come Joseph Haas a Sachseln,
nel cantone Obvaldo. Dopo la scuola elementare, fu apprendista
pittore di piatti a Root, vicino a Lucerna, frequentò una scuola di
pittura a Zurigo, dove imparò a imitare il legno e il marmo, si
spinse nelle sue escursioni sul lago di Costanza, in Svevia e in
Baviera.
Nel
maggio del 1911 giunge a Roma e trova un impiego come decoratore al
Grand Hotel Plaza, in via del Corso, di cui era proprietario il
barone svizzero Pfiffer. Intanto intraprende la sua carriera
artistica: studia presso i pittori di Anticoli Corrado, impara da
autodidatta a intagliare il legno e nel 1918 espone per la prima
volta in una mostra a Roma. Nel 1919 sposa una biellese, Secondina
Triverio, e modifica il proprio nome: da quel momento si presenta
come Giuseppe Haas-Triverio e firma le sue xilografie con il
monogramma “GHT” o “HT”. La moglie è ritratta in due dei
migliori dipinti a olio di GHT, Mia moglie e sua madre in Piemonte
e Alla casa in riva al lago.
A Roma, Giuseppe e Secondina
abitano a Monteverde, lo stesso quartiere in cui vivono M.C. Escher e la moglie Jetta.
Dopo la sua prima personale allestita al Circolo Svizzero nel 1920,
GHT espone in numerose mostre, fra cui quelle della Corporazione
fascista: probabilmente vide in questa sede le opere di Giacomo Balla
e le fece conoscere a MCE, che ne fu influenzato.
A
gennaio del 1924 Alessandro Roccavilla annuncia sulla «Rivista
Biellese» che la testata si è «procurata pel nuovo anno la
collaborazione di Haas Triverio, il valentissimo artista, oriundo
svizzero, che, accasatosi felicemente nel Biellese, della regione
diveniva ammiratore entusiasta e prezioso riproduttore». In effetti
l'articolo è corredato da xilografie di GHT di vedute biellesi: il
Battistero, le chiese di S. Sebastiano, S. Gerolamo e S. Grato di
Sordevolo.
Nei numeri seguenti le opere grafiche di GHT diventano
presenze fisse; campanili e contadini sono i suoi soggetti preferiti.
Un anno dopo, sulla stessa rivista, un articolo di Piero Scarpa loda
Giuseppe Haas-Triverio e presenta alcune xilografie romane
dell'artista. Sul numero di settembre del 1925, Francesco Carandini
recensisce la Terza Esposizione di Belle Arti in corso a Biella; fra
gli artisti presenti c'è anche Haas-Triverio, di cui si descrive la
tecnica: GHT tira le sue xilografie a mano, senza l'aiuto di un
torchio, posando il foglio in successione sui vari cliché che
ha preparato, calcandolo delicatamente con la mano e strofinandolo
abilmente con appositi strumenti di osso.
Alcune
delle xilografie pubblicate sulla
«Rivista Biellese» adornano il calendario del 1926 che il
periodico regala ai suoi lettori; per alcuni mesi dello stesso anno,
altre opere di GHT compaiono sulla rivista, poi la collaborazione si
interrompe.
Due
anni più tardi, nel 1928, una xilografia di GHT viene scelta per la
copertina della pubblicazione turistica Il Biellese, stampata
in 10.000 copie dalla tipografia Ferrara per l'Associazione Pro
Biella e Biellese.
Nel
1933 una xilografia di GHT, Inverno oropeo,
viene scelta per la copertina del numero di gennaio di
un'altra rivista, l'«Illustrazione
Biellese», nata l'anno precedente. Il periodico conteneva,
tra l'altro, una rubrica intitolata “I biellesi nel mondo”, nella
quale venivano pubblicati resoconti di viaggi in Paesi lontani.
Un'altra xilografia di GHT, Favaro, compare sulla copertina
del numero di maggio del 1934.
Il 1935 è per gli Escher l'anno di un radicale
cambiamento. Rispetto ai primi anni Venti, l'epoca dei primi viaggi e del matrimonio, l'Italia è diventata, dirà il grafico olandese molto
tempo dopo, «un altro mondo»: questa volta, però, in senso
negativo.
Gli
anni vissuti in Italia da Escher coincidono con l'ascesa del
fascismo, dalla sciagurata decisione del re Vittorio Emanuele III di
affidare il potere esecutivo a Mussolini alla incosciente
preparazione delle guerre che porteranno migliaia di giovani italiani
a uccidere e morire in Etiopia e Spagna, tra il 1935 e il 1936.
Un'Italia dominata dalla sua parte peggiore: i prepotenti, gli
arrivisti, i razzisti, i clericali, stretti intorno a un regime che
in una dozzina di anni vede crescere il consenso alle sue politiche
violente. A opporsi è, come sempre in Italia, una ristretta
minoranza. La maggioranza pensa a come approfittare della situazione
o a quale gerarca sottomettersi per ottenere dei meschini favori, a
danno ovviamente di qualcun altro, di cui non importa nulla perché
non è un membro della propria famiglia o del proprio clan. La vita diventa
sempre più difficile per chi ha conservato la propria umanità,
anche per chi non si occupa di politica, per un artista, per uno
straniero.
In
questo clima matura la decisione degli Escher di lasciare Roma e
l'Italia. Chissà
se, sulla decisione di lasciare l'Italia, per l'artista olandese avrà
pesato anche la delusione probabilmente provata per la vicinanza di
Giuseppe Haas-Triverio agli ambienti fascisti. Comunque sia, i due
amici decidono di compiere ancora un viaggio insieme, nuovamente in
Sicilia, di cui nel 1932 avevano esplorato solo una parte. Forse
Escher ha in mente di salutare, così, l'Italia e il suo amico
Giuseppe nel modo migliore, oppure vive l'esperienza quasi come un
ultimo appuntamento con l'amante che si è deciso di lasciare per
sempre.
Da gennaio 1936 la rivista l'«Illustrazione Biellese» viene
pubblicata «sotto gli auspici della Sezione di Biella dell'Istituto
Fascista di Cultura» e in seguito «del Fascio di Combattimento di
Biella». La collaborazione di GHT continua con le xilografie per le
copertine dei numeri di febbraio (Chiesa di S. Sebastiano –
Biella) e aprile (L'antica porta del Vernato) nel 1936, di
marzo (Mercato della frutta a Biella) e settembre-ottobre
(Donna biellese) nel 1937, di febbraio (Testa di vecchio)
e aprile nel 1938, di gennaio nel 1939, di marzo nel 1940.
Abbandonati i paesaggi e i ritratti di volti biellesi, l'ultima
copertina GHT la dedica a Mussolini e alla cultura fascista. Nel
numero di agosto-settembre 1941 l'«Illustrazione
Biellese» elogia GHT con un articolo a firma di Raffaele Biordi:
Giuseppe Haas Triverio e le sue xilografie.
Intanto, dopo che l'Italia è entrata in guerra, GHT è tornato a
vivere a Sachseln.
Biella non lo dimentica completamente: nel 1949 la «Rivista
Biellese» gli dedica un articolo per il suo sessantesimo compleanno,
e ancora nel 1953 la galleria Cornice, in piazza Fiume, allestisce
una mostra delle sue xilografie.
Si può leggere in Rete una biografia di Giuseppe Haas-Triverio e, nello stesso sito, vedere alcune sue incisioni, dipinti e disegni.
Si trova nelle librerie (anche online).
Il libro sarà presentato a Biella
venerdì 25 ottobre
alle ore 17
Biblioteca Civica
piazza Curiel, 13