mercoledì 12 novembre 2025

Ho seguito Escher a Genova

 

Prima di visitare la città nel 1936, M.C. Escher per tre volte transita rapidamente a Genova.

Nella primavera del 1922, a ventiquattro anni non ancora compiuti, aveva compiuto il suo primo viaggio in Italia. A settembre riparte con due amici e si imbarca ad Amsterdam su un mercantile diretto in Spagna. Giunto a Siviglia il 24 ottobre, chiede al console olandese se c'è la possibilità di raggiungere l'Italia a bordo di una nave olandese. Vuole godere di entrambi gli amori che ha scoperto negli ultimi sei mesi. Il console gli trova la nave: è il mercantile Bacchus, in partenza da Cadice e diretto a Genova, su cui Mauk si imbarca il 6 novembre. Il Bacchus approda a Genova l'11 novembre. Mauk sbarca e si dirige subito a Siena.

A giugno del 1923 Escher, a Ravello, conosce Jetta Umiker e se ne innamora. Ad agosto le propone di sposarlo e lei accetta. Il 28 agosto le famiglie dei due giovani si incontrano a Zurigo per organizzare il matrimonio. Dichiarato ufficialmente il fidanzamento, il 6 settembre la famiglia Escher, Mauk compreso, si mette in viaggio per l'Italia: la prima tappa è Genova, che viene però subito lasciata per raggiungere Firenze.

Il 12 giugno 1924, finalmente, Jetta e Mauk si sposano, a Viareggio. Il 16 partono per Annecy, che hanno scelto per la luna di miele, e passano ancora una volta per Genova senza trattenersi.


Dopo dodici anni di residenza a Roma, nel 1935 Jetta e Mauk decidono di lasciare l'Italia. Negli stessi dodici anni, a partire dalla sciagurata decisione del re Vittorio Emanuele III di affidare il potere esecutivo a Mussolini, l'Italia è stata dominata dai prepotenti, dai razzisti e dai clericali, con il consenso di decine di milioni di persone. Il Paese di cui gli Escher si erano innamorati all'inizio degli anni Venti non esiste più. Si trasferiscono perciò in Svizzera, nella piccola località montana di Château-d'Oex. Qui, però, iniziano a soffrire per l'isolamento. Nei mesi invernali, la nostalgia per il Mar Mediterraneo si fa sempre più acuta. Mauk e Jetta ne discutono e decidono di uscirne organizzando un lungo viaggio in nave. Una ripresa, quasi, di quello del 1922 con cui Escher era andato in Spagna.

Dopo aver viaggiato, l'anno precedente, da Malta a Palermo sulla Verdi della compagnia di navigazione Adria, Mauk ha raccolto il materiale pubblicitario dell'Adria, che era particolarmente curato e ispirato a un'estetica vagamente futurista. La compagnia reclamizzava un «servizio regolare settimanale con nuove e comode motonavi» con partenza da Fiume, che toccava poi i porti di Venezia, Ancona, Bari, Catania, Malta, Messina, Palermo, Napoli, Livorno, Genova, Imperia, Marsiglia, Barcellona e Valencia.

Il primo febbraio del 1936, Escher scrive una lettera alla Direzione Generale dell'Adria: dopo aver rievocato la traversata da Malta a Palermo sulla Verdi, descrive sinteticamente la propria carriera di grafico e di viaggiatore, quindi formula la sua proposta: in cambio di un biglietto gratuito di andata e ritorno, per sé da Fiume alla Spagna e per la moglie da Genova a Valencia, e la sistemazione in cabina turistica su uno dei mercantili della compagnia che effettuano anche servizio passeggeri, MCE si impegna a realizzare una serie di stampe che l'Adria potrà poi utilizzare come materiale pubblicitario. Escher specifica che il biglietto dovrà essere aperto, in modo che lui e Jetta possano interrompere la navigazione quando lo desiderano e riprenderla con una nave successiva della stessa compagnia.

La proposta sembra azzardata agli stessi Jetta e Mauk, ma, con loro sorpresa, nel giro di pochi giorni ricevono una risposta dall'Adria, che la accetta.

Il 26 aprile Escher prende un treno per Trieste. Il suo umore migliora immediatamente, come ben sa ogni viaggiatore, appena si sistema a bordo. Il giorno successivo, arriva a Fiume e viene ricevuto presso la sede dell'Adria, dove gli viene mostrato l'archivio fotografico della compagnia e consegnata una lettera di presentazione per evitare eventuali noie con le autorità portuali lungo il tragitto. È accompagnato a bordo della motonave Rossini e gli viene presentato il capitano. Il mercantile, entrato in servizio nel 1928 come la Verdi, è attrezzato per trasportare una trentina di passeggeri, sistemati in cabine e sale da pranzo piuttosto lussuose. Il personale gli assicura che a ogni pasto serale verrà servito del vino.

[...] La Rossini attracca a Genova l'11 maggio. La stessa sera arriva Jetta, in treno, dalla Svizzera. Il giorno seguente lei e Mauk visitano la città; lui trova nella zona di Porta Soprana un buon posto per disegnare, il Piano di Sant'Andrea, e stabilisce di venirci nel viaggio di ritorno. 

[...] Il 22 maggio, Jetta e Mauk prendono un autobus per Granada e trascorrono i due giorni seguenti all'Alhambra, ammirando e ricopiando i motivi geometrici delle piastrelle che decorano le pareti del palazzo.

 [...] Da Siviglia, il 5 giugno prendono un treno per raggiungere Valencia e salire sul mercantile Paganini, un'altra motonave della Classe Musicisti appartenente alla compagnia di navigazione Adria, con cui intraprendono il viaggio di ritorno verso l'Italia. Esiste una foto, scattata da Jetta sulla Paganini, che ritrae Mauk seduto su uno sgabello, sul ponte della nave: indossa un basco, giacca, pantaloni alla zuava e calze che anticipano le sue tassellature; tiene in mano una matita e un blocco da disegno; in volto è raggiante: è in viaggio con la donna che ama, sul mezzo di trasporto che più ama, nella parte del mondo che più ama e fa ciò che più ama.

[...] Alle due del pomeriggio del 10 giugno, la Paganini sbarca a Savona i suoi passeggeri. [...] Un breve tratto di mare separa Savona da Genova, che la Paganini copre lo stesso giorno. Il 12 mattina, Mauk e Jetta si salutano e lei prende un treno per tornare a casa, via Milano, Domodossola e Montreux. Dopo pranzo, MCE va a disegnare il Piano di Sant'Andrea; grazie alla lettera di presentazione dell'Adria, ottiene dal personale dell'ufficio postale di Piazza Dante di salire sulla loro terrazza, dove si ferma a lavorare fino alle sei e mezza. La xilografia Piano di Sant'Andrea nascerà nel febbraio del 1937 (l'opera è interessante anche per notare le trasformazioni urbanistiche che negli anni immediatamente successivi hanno interessato piazza Dante).

Genova: la terrazza del palazzo delle Poste in piazza Dante
da cui Escher disegnò il Piano di Sant'Andrea

La terrazza vista dalle mura di Porta Soprana

Quattro ottobre Ventidue

Ho dormito a Genova nella camera 103 di un ostello, lo stesso numero della stanza che ho avuto all'hotel Rahma di Gabès la scorsa settimana. [...] A breve distanza dall'ostello, nella cui sala comune è appesa una copia della Metamorfosi I di Escher, trovo invece facilmente il Piano di Sant'Andrea e le due omonime torri fra le quali si apre la Porta Soprana ritratta da MCE nella sua xilografia del 1937.


Il Piano di Sant'Andrea in una cartolina degli anni Trenta

In via Balbi prendo l'insolito ascensore orizzontale-verticale per salire al Castello d'Albertis, l'edificio fatto costruire a fine Ottocento da un ricco viaggiatore genovese, Enrico Alberto d'Albertis, sul Monte Galletto. Le forme esterne rivelano il gusto neogotico di quel periodo, e lo conferma il fatto che i lavori furono supervisionati dall'architetto Alfredo d'Andrade. Quest'ultimo si occupò anche del restauro della romanica Porta Soprana.

L'interno del castello mostra invece l'interesse del capitano d'Albertis per tutto ciò che a quel tempo era considerato esotico, a cominciare dalle piastrelle con le stelle arabe a sedici punte che decorano la Sala delle Meridiane e si richiamano ai mosaici dell'Alhambra di Granada. Nel Salotto Turco, d'Albertis mescolò esotismo, eclettismo e collezionismo: mobili, tessuti e oggetti provenienti dall'Oriente, alcuni originali e altri copie, prodotte nei Paesi lontani o addirittura fatti realizzare in Italia. Il viaggiatore genovese si vantava di essersi sentito in «armonia» con il caos mediorientale, per esempio quando fu ospite del khedivè d'Egitto nel 1869, e volle ricreare quell'atmosfera, ma il risultato sembra piuttosto rivelare il desiderio di allestire un ordinato campionario.

Dei luoghi esotici, d'Albertis aveva conoscenza diretta perché aveva compiuto, in nave, tre volte il giro del mondo: nel 1877, tra il 1895 e il 1896, e infine nel 1910. Esperto marinaio, aveva comandato il primo convoglio italiano a percorrere il canale di Suez nel 1870; nel 1891 era riuscito a compiere la traversata dell'Atlantico con uno yacht, il Corsaro, utilizzando esclusivamente copie, da lui ricostruite, di strumenti di navigazione in uso ai tempi di Cristoforo Colombo. Nel primo decennio del Novecento viaggiò in Africa, a cominciare dalla Tunisia, fino a effettuare, nel 1908, il periplo del continente.

Raccolse biglietti di viaggio e da visita, conti e ricevute, articoli di giornali e menù, e li incollò in un album, che intitolò Ciarpe, frastagli e scampoli. Portò a casa anche un gran numero di oggetti, a costituire una Wunderkammer in cui si trovano una collana di denti di capodoglio proveniente dalle Isole Figi, uova di struzzo, piccoli oggetti accompagnati da minuscole etichette scritte a mano e una sirena essiccata, acquistata in Giappone durante il primo viaggio intorno al mondo: un falso, ovviamente, prodotto già allora per i primi turisti stranieri, e accompagnato dal racconto dell'abitudine delle sirene di nuotare a fianco delle barche che viaggiano con il pescato fuoribordo.

Nella Sala Colombiana è conservata la biblioteca di Enrico d'Albertis. Fra i molti resoconti di viaggio, le guide e i portolani, ritrovo le Baedeker, le Ouvres di Cyrano de Bergerac e il Paradise Lost di John Milton. Un armadio contiene le annate dal 1860 al 1914 della rivista «Le tour du monde» diretta da Edouard Charton.

La Compagnia di navigazione Adria di Fiume cessò di esistere pochi mesi dopo il viaggio di Escher: confluì nella Tirrenia Società Anonima di Navigazione, costituita a Napoli il 17 dicembre 1936.

Con l'ingresso dell'Italia in guerra, nel 1940 le motonavi della Classe Musicisti vennero requisite dalla Regia Marina e impiegate per il trasporto di truppe in Nord Africa e nei Balcani. La Paganini esplose, per cause mai chiarite, e naufragò il 28 giugno dello stesso anno, mentre era in navigazione da Brindisi a Durazzo. La Verdi fu affondata due volte dai bombardamenti britannici: una prima volta nel porto di Civitavecchia il 14 maggio 1943; recuperata e rimorchiata a Genova per essere riparata, fu nuovamente colpita da un attacco aereo il 28 maggio del 1944. La Rossini fu danneggiata da un bombardamento a Livorno il 28 maggio 1943. Autoaffondata dagli italiani il 9 settembre 1943 nel porto di Savona, fu recuperata dai tedeschi e da questi nuovamente autoaffondata a Savona il 15 febbraio dell'anno seguente. Tra febbraio e marzo 1946 la Rossini fu riportata in galleggiamento; dopo i lavori di ripristino effettuati a Genova, nel settembre 1947 la nave, ribattezzata Città di Messina, rientrò in servizio per la Tirrenia sulla linea Napoli-Catania-Siracusa-Malta-Tripoli. Nello stesso 1947 fu recuperata anche la Verdi, che riprese a navigare con il nome di Celio e l'anno successivo sostituì la Città di Messina sulla rotta per la Libia. Nel 1953 la Celio e la Città di Messina ripresero a viaggiare su gran parte della linea degli anni Trenta, tra Adriatico, Tirreno, Francia e Spagna. Rimasero in servizio fino al 1972: poste in disarmo, vennero infine vendute per la demolizione. 

[...] Dopo la guerra, per alcuni anni Mauk e Jetta non si muovono da casa. Nel 1954, Escher riprende a viaggiare, ma cambia i suoi ritmi, dedicando ai viaggi l'autunno o l'estate invece che la primavera. Cambia anche la funzione del viaggio, che non è più per lui un periodo di esplorazione e documentazione, durante il quale disegnare immagini da rielaborare una volta tornato a casa, ma un periodo di riposo e puro piacere; ora Mauk viaggia quasi solo più in nave, e gli scali non sono più occasione di escursioni di lavoro. 

[...] Nel luglio del 1955 Escher viaggia da Rotterdam a Savona; ritorna in Olanda partendo da Genova, a bordo di un mercantile norvegese, che effettua scali a Marsiglia, Bilbao e Anversa. [...] 1958: Mauk riesce a portare con sé, nell'ormai annuale viaggio in nave, sia Jetta sia il figlio George e sua moglie Corrie. Salpano il 6 settembre da Anversa, sulla nave Cagliari della Tirrenia, e arrivano a Genova dieci giorni dopo. Trascorrono una settimana in Italia e tornano in Olanda in aereo. Subito dopo, George e Corrie si trasferiscono in Canada. 

[...] Nei primi mesi del 1960, Escher si informa sui mercantili diretti in Canada e ne trova uno che, partendo da Genova alla fine di agosto e passando per il Canale di Panama, fa rotta verso Vancouver, dove potrà prendere un treno per raggiungere il figlio George a Montreal. Jetta, invece, decide di viaggiare in aereo e partirà due settimane prima del marito. Mauk raggiunge Genova in treno, da Utrecht, il 28 agosto del 1960; nel porto ligure si imbarca sulla Paolo Toscanelli della Italian Line, come era conosciuta internazionalmente la Società di Navigazione Italia.

(Da Ho seguito Escher. In viaggio con l'artista in Italia, Spagna, Corsica, Tunisia, Malta,

i libri di Mompracem, Firenze 2024

in cui Genova è nominata anche perché nel 1912 vi fu costruita una locomotiva che oggi si trova sulla piazza di un paese della Calabria dove non arriva la ferrovia, perché nel 1890 vi nacque l'anarchico Carlo Bava, perché vi insegnò filosofia l'astronomo del Settecento Giuseppe Piazzi,... ) 



 Ho seguito Escher sarà presentato

sabato 22 novembre
alle ore 11
a Genova
al Castello d'Albertis

(e alle 15 si passeggerà nei luoghi di Escher
durante la visita al quartiere del Sestiere del Molo
organizzata dalla Casa di Colombo)


La giornata genovese del 22 novembre è stata l'occasione per conoscere il ceramista Valerio Diotto, che nel suo lavoro si ispira all'arte islamica e alle tassellazioni di Escher, oltre che alla tradizione genovese dei laggioni.
Il laboratorio in cui lavora con la sorella Marcella, Poterie, è in salita del Prione 16r, poche decine di metri alle spalle di Porta Soprana.







Ho seguito Escher anche:

-  a Orvieto

- in Abruzzo


- a Ravello

- in Calabria




- a Malta


mercoledì 5 novembre 2025

Ho seguito Escher a Malta

 

Il 9 maggio 1935 Maurits Cornelis Escher e Giuseppe Haas-Triverio partono per Palermo; si spostano poi a Trapani, visitano Selinunte, Castelvetrano, Sciacca e Caltabellotta; proseguono per Agrigento, Ragusa e Siracusa. La guida Baedeker dell'Italia meridionale contiene la descrizione di una escursione a Malta, e forse per questo motivo a Siracusa i due viaggiatori si imbarcano su un mercantile e trascorrono due giorni sull'isola, all'epoca colonia britannica.

Escher e Haas-Triverio si sistemarono a lavorare sulle mura meridionali della città di La Valletta che si affacciano sul Grand Harbour, il porto principale della città. Dai disegni di quei giorni di fine maggio del 1935, nacque poi in ottobre una litografia a tre colori in cui compaiono la città di Senglea, la motonave Verdi della compagnia di navigazione Adria e un particolare delle fortificazioni di La Valletta. Sulla Verdi, a fine maggio, ritornarono a Palermo.

Insieme con Vittoriosa (in maltese Birgu) e Cospicua (Bormla), Senglea (L-Isla) è una delle “Tre città” fortificate che sorgono su altrettanti promontori a sud-est di La Valletta. Il suo fondatore eponimo fu il cavaliere Claude de la Sengle, dal 1553 al 1557 Gran Maestro dell'Ordine degli Ospitalieri di san Giovanni di Gerusalemme. Dal 1530, per decisione dell'imperatore Carlo V, l'ordine religioso cavalleresco dei gerosolimitani esercitava la sovranità sull'arcipelago maltese.

Ventiquattro dicembre Ventuno

A Birgu trovo un falegname al lavoro, nei pressi del più antico ospedale costruito dai Cavalieri di Malta, e qualche traccia di architettura normanna: una casa in Triq it-Tramuntana, nel quartiere Collacchio, con la facciata abbellita da una bifora duecentesca; al suo interno è conservato un dipinto che rappresenta la scena successiva a quella raffigurata da Caravaggio a La Valletta: una sorridente Salomè mostra su un vassoio la testa di Giovanni Battista.


L-Isla non è, almeno in gran parte, la Senglea che Escher e Haas-Triverio videro nel 1935, perché la città fu quasi completamente rasa al suolo durante la Seconda guerra mondiale dai bombardamenti italiani e tedeschi. Nella centrale Triq Iz-Zewg Mini c'è la casa del bibliotecario «de fama» don Mauro Inguanez, famoso anche perché svolse i suoi compiti nell'abbazia di Montecassino nel periodo dei bombardamenti degli Alleati, riuscendo a mettere in salvo molti preziosi manoscritti. Al fondo della via, nel punto più settentrionale delle fortificazioni di Senglea, è posta una piccola torre di guardia, sulle cui pareti esterne sono stati inseriti due altorilievi: un orecchio e un occhio. La torretta compare, minuscola, nella xilografia Senglea di MCE, in alto a destra.

A inizio Novecento, Senglea era il quartiere dell'intellighenzia maltese; oggi per strada incontro soltanto pochi anziani, che entrano ed escono dai negozi rimasti. Mi fermo a fotografare uno di questi ultimi, l'emporio “Old store” in Triq il-Vitorja.

Torno a La Valletta e continuo a fotografare vecchi negozi, che qui si trovano ancora, consapevole di vivere fuori tempo, sempre in ritardo, nato nel momento sbagliato per poter essere nel posto giusto. Il mio immaginario si è costruito in un passato che è sempre più lontano, che per forza non ritrovo nella vita quotidiana, ma che talvolta si presenta in una vecchia vetrina o nella sala non ammodernata di un ristorante, e in quel momento la rarità lo fa risplendere. Vedere e toccare cose di altri tempi mi fa sentire in sintonia con ciò che è intorno a me. Subito dopo, tornato nel presente, mi sento spaesato.

Fra gli appunti che ho trascritto sul taccuino di questo viaggio prima di partire, ce n'è uno che presi a Udine nel 2010, quando visitati la mostra “Il mondo di Escher” e notai una frase che MCE scrisse nel proprio diario il 19 gennaio 1945: «Quale realtà è davvero più potente: quella del presente, istantaneamente percepibile e assorbita dai nostri sensi, oppure il ricordo delle esperienze precedenti? Il presente è davvero più reale del passato? Io non mi sento in grado di rispondere a queste domande».

Dieci anni dopo il soggiorno a Malta, nel luglio del 1945, Escher tornò a lavorare sui disegni di Senglea per realizzare la litografia Balconata. Scelse come materiale di partenza un particolare della città fortificata, l'area che nella litografia del 1935 comprende la cupola di destra e gli edifici sottostanti, fino agli scogli, e nella parte centrale della vista operò una dilatazione. Il centro della figura è ingrandito quattro volte rispetto agli angoli, come se fosse gonfiato e noi vedessimo la deformazione provocata da una bolla. Il particolare maggiormente ingrandito è un balcone, che dà il titolo all'opera, mentre le finestre e le scale che si trovano intorno le vediamo solo più obliquamente.

Dopo altri undici anni, a maggio del 1956, MCE utilizzò nuovamente i bozzetti di Senglea nella preparazione di un'altra litografia, Galleria di stampe. Questa volta, oltre alle case della città fortificata e alle rocce della costa, compare anche la nave presente in Senglea, Malta e la dilatazione è ad anello, senza un inizio né una fine, tecnica che provoca nell'osservatore l'impressione che l'immagine sia travolta da un vortice. Gli edifici che nella parte in alto a sinistra vediamo in una stampa, a sua volta all'interno della galleria, sul lato destro sono in primo piano e inglobano l'ingresso della galleria: stampe e case sono contemporaneamente le une dentro le altre.

In Lo specchio magico di M.C. Escher Bruno Ernst spiega dettagliatamente i procedimenti matematici con cui MCE ha realizzato le dilatazioni di Balconata e Galleria di stampe, e riporta una dichiarazione dell'autore a proposito della seconda opera: «Forse, aspiro principalmente alla meraviglia e cerco anche, principalmente, di risvegliare la meraviglia nell'osservatore del mio lavoro».

Venticinque dicembre Ventuno

Il più illustre personaggio nato a La Valletta è Corto Maltese, ma poiché le sue gesta verranno cantate da Hugo Pratt soltanto a partire dal 1967, Escher non le poteva conoscere.

Nella capitale maltese il gentiluomo di fortuna nacque il 10 luglio 1887. Da bambino vi frequentò la scuola ebraica, nella parte settentrionale della penisola su cui sorge la città, vicino al forte dedicato a Sant’Elmo, patrono dei naviganti. Gli fu maestro il rabbino Ezra Toledano, il quale anni prima era stato un amante di sua madre.

Fu dal porto di La Valletta che all'inizio del 1904 Corto Maltese si imbarcò come marinaio sul tre alberi Vanità Dorata: aveva sedici anni e fu l'inizio dei suoi viaggi.

L’unica traccia rimasta del quartiere ebraico è un toponimo: Jews' Sally Port. Al tempo degli assedi ottomani era una piccola apertura nelle fortificazioni, che veniva usata per le sortite delle truppe. Oggi è un’ampia porta di transito fra la zona della città interna alle mura e il lungomare che si affaccia sulla baia di Sant’Elmo.

Ci si arriva da Triq San Nikola, via frequentata dai viaggiatori perché vi si trova “Gigi’s”, l’unico supermercato di La Valletta. Per un paio di giorni ho alloggiato nel quartiere di Sant’Elmo, in un’antica casa di Triq il-Merkanti, che forse non è lontana dall’edificio in cui si trovava la scuola ebraica. O magari è proprio quello. Oppure potrebbe addirittura essere la casa in cui nacque Corto.

Gli ebrei maltesi di fine Ottocento erano discendenti di quelli immigrati a partire dal 1798, prima nel breve periodo del dominio napoleonico e poi durante il protettorato britannico, iniziato nel 1800... 

(Da Ho seguito Escher. In viaggio con l'artista in Italia, Spagna, Corsica, Tunisia, Malta,

i libri di Mompracem, Firenze 2024

in cui l'esplorazione di Malta continua... 

e si ipotizza un incontro tra MC Escher e Corto Maltese... )






Dal 5 al 9 novembre 2025 è in corso a La Valletta il Malta Book Fest, a cui partecipa l'Istituto Italiano di Cultura. Tra gli ospiti, anche i libri di Mompracem.




Ho seguito Escher anche:

-  a Orvieto

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- a Ravello

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- a Genova