Da più
di trent'anni desideravo vedere i luoghi in cui Carlo Levi fu
confinato e ambientò Cristo si è fermato a Eboli,
uno dei libri che più amo.
Carlo
Levi, già costretto al confino in Basilicata dal maggio del 1935
perché appartenente al movimento antifascista Giustizia e Libertà,
dopo tre mesi fu trasferito ad Aliano, che nel libro diventa Gagliano
per imitazione della pronuncia locale:
«Sono
arrivato a Gagliano un pomeriggio di agosto, portato in una piccola
automobile sgangherata. Avevo le mani impedite, ed ero accompagnato da
due robusti rappresentanti dello Stato, dalle bande rosse ai
pantaloni e dalle facce inespressive. […] salutati i miei custodi
che si affrettarono a ripartire, rimasi solo in mezzo alla strada. Mi
accorsi allora che il paese non si vedeva arrivando, perché scendeva
e si snodava come un verme attorno ad un'unica strada in forte
discesa, sullo stretto ciglione di due burroni, e poi risaliva e
ridiscendeva tra due altri burroni, e terminava nel vuoto. La
campagna che mi pareva di aver visto arrivando, non si vedeva più; e
da ogni parte non c'erano che precipizi di argilla bianca».
Il
paese di Aliano pare ricambiare l'affetto che per tutta la vita Levi
gli rivolse, scegliendolo anche come luogo per il proprio funerale e
per la propria sepoltura.
Allo
scrittore e pittore torinese è stato dedicato un Parco letterario,
grazie al quale si possono visitare una pinacoteca, un museo della
civiltà contadina (che espone le maschere cornute del carnevale locale) e la casa in cui egli trascorse il periodo del confino.
La
pinacoteca ospita una trentina di dipinti di Carlo Levi, realizzati
tra gli anni Cinquanta e Settanta, tra i quali Raccolta delle
olive ad Alassio e Ulivo, appropriati in una zona in cui
la coltura principale è appunto l'ulivo. Sono esposte anche le
litografie della serie Cristo si è fermato a Eboli
che Levi commissionò a Francesco Esposito. Di questo artista
calabrese, nativo di San Costantino Albanese e titolare di una
stamperia a Torino, mi aveva parlato Anna Stratigò quando la incontrai a Lungro.
«La
nuova casa aveva il vantaggio di essere in fondo al paese, fuori
dagli sguardi continui del podestà e dei suoi accoliti: avrei
potuto, finalmente, passeggiare senza urtarmi ad ogni passo nelle
solite persone, con i soliti discorsi».
«L'alloggio
era quasi vuoto: il padrone e lo zoppo suo amico mi fornirono le
suppellettili necessarie. Io ci portai le cose che mi ero fatte
arrivare in quei giorni: il mio cavalletto grande e la poltrona, suo
necessario complemento: l'uno per dipingere e l'altra per guardare i
quadri a mano a mano che li faccio: mi sono entrambi indispensabili,
e mi ci sono affezionato: mi hanno sempre seguito in tutti i miei
viaggi qua e là per il mondo».
La
casa del confino di Carlo Levi è un'abitazione signorile costruita
nel 1905, dotata di una terrazza che il pittore utilizzava per
dipingere.
Aliano ricorda, con una
piazza, un monumento e un circolo culturale, anche Nicola Panevino,
giudice e partigiano fucilato dalle SS il 23 marzo 1945 a Cravasco,
in provincia di Genova.
A
Torino, la memoria dell'opera di Carlo Levi è curata
dall'Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi, che ha sede presso
la Fondazione Giorgio Amendola.
Venti maggio Ventitré
Firenze.
Dopo una passeggiata con gli amici Paolo e Elena, a San Miniato e poi per viale Galileo, viale Machiavelli e i Giardini di Boboli, di fronte a Palazzo Pitti incontriamo una lapide che ricorda il periodo fiorentino di Carlo Levi: