L'oppressione
nazifascista colpisce la Val Maira fin dal gennaio 1944,
quando i principali antifascisti di Dronero vengono arrestati e
avviati ai campi di sterminio in Germania. Nello stesso periodo si
organizzano le formazioni partigiane che condurranno in valle la
Resistenza.
Nella
zona di S. Margherita si stabilisce un gruppo comandato da
Detto Dalmastro, il Raggruppamento Maira”, che sarà parte
delle formazioni “Giustizia e Libertà” ispirate al socialismo
liberale di Carlo Rosselli e del Partito d'Azione.
A
Ruà del Prato vengono accolte le reclute, poi smistate alle
bande stabilitesi nelle borgate a monte. L'osteria del Belvedere
a S. Margherita, gestita da Margherita Rovera detta Tin, è il
crocevia in cui partigiani e staffette si incontrano e riforniscono.
Nella frazione Ghio si trova il forno utilizzato, di notte,
per panificare. Il monte Cauri è il rifugio estremo in caso
di attacco nemico.
A
marzo una baita della borgata Assarti diventa la prima
tipografia partigiana, dove Aurelio Verra compone il giornale Giustizia e Libertà - Notiziario
dei Patrioti delle Alpi Cozie; a maggio, si stringono accordi con
la Resistenza francese, in particolare con il comandante Jean
Lippmann a cui è dedicata la lapide posta a Paglieres.
Rastrellamenti e imboscate nazifasciste si susseguono fino a giugno '44, quando i
partigiani riescono a liberare l'intera valle e costituire, il 6
luglio, la Repubblica di Val Maira. La borgata Assarti è la sede
della I banda della Brigata Maira, che insieme con la Brigata Varaita
forma la Seconda Divisione Alpina “Giustizia e Libertà”;
il 17 luglio viene scelta dagli Alleati per il primo aviolancio di
materiale bellico destinato ai partigiani della valle.
A
Cartignano il dottor Mario Pellegrino (Grio) attrezza nel
municipio il primo ospedaletto per i partigiani della zona.
Il
30 luglio i tedeschi attaccano: Cartignano e San
Damiano sono bombardate e incendiate; nonostante i contrattacchi
partigiani, i nazisti occupano la valle alla fine di agosto. I feriti
vengono trasferiti prima a Ponte Marmora e poi a Chiappera; infine,
l'ospedaletto viene installato a Paglieres, già base della
III banda della Brigata Maira. In autunno la resistenza continua
nelle borgate, ma anche lì giungono le imboscate: agli Assarti, per
esempio, il 30 dicembre i fascisti uccidono Ciccio Cusati e
Prit Rovera. I due partigiani riposano nel cimitero di S.
Margherita, insieme con i compagni che, sopravvissuti alla guerra,
hanno chiesto di essere sepolti in questo luogo.
Nel
gennaio del 1945 riprendono gli aviolanci degli Alleati, a
Gerbido e Assarti; a febbraio i rastrellamenti nazifascisti.
Ad
aprile le formazioni partigiane si schierano a difesa delle
centrali idroelettriche e attaccano i presidii fascisti; il 26
liberano Dronero.
Dopo
la guerra il Colletto della Margherita diventa il “santuario”
delle formazioni partigiane “Giustizia e Libertà”: qui un cippo
ricorda i caduti della Seconda Divisione Alpina, accomunati a Duccio
Galimberti e Jean Lippmann.
Negli
anni Sessanta, Grio e tanti altri partigiani che qui avevano vissuto
e combattuto acquistano un terreno a monte della chiesa di S.
Margherita, dove fra il 1968 e il 1970 viene edificato il
rifugio, poi intitolato a Detto Dalmastro.
Così
descrivono l'impresa:
“Con
il rifugio non abbiamo solo eretto un monumento, abbiamo cementato la
nostra unità, che è stata sempre la nostra forza.”
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