L'incontro con chi
viaggia a piedi stimola la generosità?
La pratica del dono ai
pellegrini è diffusa e istituzionalizzata in Giappone (si veda il
mio post); ora che i viandanti sulla Via Francigena stanno
diventando sempre più numerosi e la Via stessa più conosciuta,
anche in Italia capita al camminatore di essere il destinatario di
gesti di gentilezza o di ricevere dei piccoli doni.
Ci sono i volontari
che si occupano dell'accoglienza dei pellegrini presso strutture
comunali o parrocchiali, e lo fanno con notevole attenzione (un
esempio per tutti è la custode dell'abbazia di S. Albino a Mortara, che tiene una fetta di anguria fresca pronta per tutti i viaggiatori schiantati dall'afa padana).
Poi ci sono le persone che, dalla Val d'Aosta all'Emilia, incoraggiano il viandante con un augurio o
un'offerta:
A Tromello (PV) questo
signore apre ai pellegrini le porte e il frigorifero di un circolo
parrocchiale invisibile dall'esterno e regala a tutti una spilla e un
attestato di passaggio:
Camminando da Camaiore a
Lucca, sono sbucato da un sentiero sulla piazzetta del paesino di
Montemagno. Un bar con due tavolini sul marciapiede, ad uno dei quali
erano sedute tre persone. Il più corpulento dei tre mi apostrofa:
"Pellegrino sulla via Francigena?" Rispondo di sì e vengo
invitato a bere qualcosa. Il signore si chiama Giuseppe ed è un
sostenitore della tesi che il denaro sia l'origine di tutti i mali.
Progetta di aprire un ostello dal quale i soldi siano banditi. Quando
ci stiamo salutando, sbuca Roberto, un camminatore di Como con cui
avevo condiviso sentieri, ostelli e cene nei tre giorni precedenti.
Altra bella persona. Giuseppe offre un succo di frutta anche a lui e
la conversazione si ripete.
Infine ripartiamo, Roberto ed io. E' un
mondo piccolo e marginale, quello che abbiamo abitato per qualche
settimana, quasi una riserva indiana in cui si possono fare begli
incontri. Ma c'è.
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