Nel 2017 si è ricordato un duplice anniversario:
novanta anni fa, il 23 agosto del 1927, il calzolaio pugliese Nicola Sacco e il pescivendolo piemontese Bartolomeo Vanzetti, furono ingiustamente messi a morte sulla sedia elettrica per un crimine che non avevano commesso;
quaranta anni fa, nel 1977, Michael Dukakis, all’epoca governatore del Massachusetts, riconobbe ufficialmente l’errore giudiziario e riabilitò la memoria dei due italiani.
Il testo seguente è la traduzione di materiali presentati ad una conferenza sul caso Sacco-Vanzetti tenutasi alla Public Library di Boston nell'ottobre 1979. Li mise a disposizione dello scrivente il professor Marcello Garino, rappresentante negli anni '70 del Comitato Provinciale Sacco e Vanzetti di Cuneo, che nel 1977 aveva accompagnato negli Stati Uniti la sorella di Bartolomeo Vanzetti, Vincenzina, e che partecipò alla conferenza del 1979. Le relazioni vennero pubblicate nel 1982 in Sacco-Vanzetti: Developments and Reconsiderations - 1979. Conference Proceedings, Boston, Trustees of the Public Library of the City of Boston - 1982; la pubblicazione è consultabile gratuitamente sul sito https://archive.org
Nicola
Sacco e Bartolomeo Vanzetti, quando arrivarono in America a pochi
mesi di distanza l’uno dall’altro nel 1908, non erano anarchici
né avevano particolari idee politiche. Entrambi provenivano da
famiglie più agiate di quelle della maggior parte degli emigranti,
benché non si potesse dire che fossero famiglie ricche. Vanzetti
proveniva da una famiglia cattolica e apolitica di Villafalletto, in
Piemonte; Sacco da Torremaggiore, in Puglia, da una famiglia
nominalmente cattolica, ma di tradizione mazziniana, repubblicana e
anticlericale.
Nel
1913 entrambi erano diventati dei convinti anarchici, sostenitori de
La Cronaca
Sovversiva, il
giornale diretto da Luigi Galleani. Il nome di Sacco appare per la
prima volta sulla rivista il 6 agosto 1913, fra le note e le lettere
della “Piccola Posta”. La nota di Sacco riguarda il denaro che
lui e altri avevano raccolto per aiutare i lavoratori incarcerati
durante il recente sciopero alla fabbrica Draper di Hopedale. Egli si
firmò Ferdinando Sacco, nome che usò sempre nei rapporti col
giornale, e che non cambiò in Nicola fino a qualche anno dopo. Negli
anni seguenti il nome di Sacco appare sempre più frequentemente
nella “Piccola Posta”: partecipa a picnic e conferenze, recita
negli spettacoli teatrali, raccoglie denaro per aiutare i prigionieri
politici e gli scioperanti incarcerati. Va a sentire gli oratori
anarchici che fanno propaganda nelle fabbriche di Milford: Carlo
Tresca, Elizabeth Gurley Flynn, Joe Ettor, Arturo Giovannitti, e,
ovviamente, Luigi Galleani.
Nel
1914, per una coincidenza, i nomi di Sacco e Vanzetti appaiono per la
prima volta insieme nella pagina dei sostenitori de La
Cronaca Sovversiva,
ma i due si incontreranno di persona solo alcuni anni dopo.
Nell’agosto
1916 gli anarchici di Milford volevano organizzare una serie di
incontri per aiutare gli operai in sciopero degli stabilimenti
siderurgici di Mesabi Range, in Minnesota. Volevano usare i locali
del municipio, ma le autorità di Milford negarono il permesso, e gli
incontri si tennero in un altro luogo. Il 3 dicembre dello stesso
anno Cronaca
Sovversiva riferiva
che la polizia aveva arrestato tre anarchici per aver organizzato
senza permesso un altro incontro per sostenere gli scioperanti di
Mesabi; Sacco era uno dei tre. Fu condannato a tre mesi di reclusione
a Milford, ma venne assolto in seconda istanza dalla Corte d’Assise
di Worcester. Dicembre fu un brutto mese per Sacco. Poco dopo il suo
arresto, morì la figlia Alba, nata da meno di un mese.
Nonostante
questa tragedia, nel maggio 1917, poco dopo l’entrata in guerra
degli Stati Uniti, Ferdinando Sacco lasciò la moglie e il giovane
figlio per andare in Messico con i compagni anarchici. Fu in questa
occasione che incontrò per la prima volta Bartolomeo Vanzetti.
Dal
suo arrivo negli USA, Vanzetti era passato di lavoro in lavoro,
spostandosi da New York al Connecticut, prima di stabilirsi in
Massachusetts. Da Worcester, dove lavorava alla costruzione di un
bacino idrico, mandò il suo primo contributo di 25 cents a Cronaca
Sovversiva, il 30
novembre 1912. Qualche mese più tardi si trasferì a Plymouth, dove
trovò una sistemazione insieme ad un altro anarchico, Vincenzo
Brini. A Plymouth, come la maggior parte degli immigrati, trovò
lavoro alla Plymouth Cordage Plant, in quel momento la più grande
fabbrica di cordame del mondo, che prosperava rifornendo l’Europa
in guerra.
Sulle
colonne di Cronaca
Sovversiva i
proprietari di questa fabbrica erano sarcasticamente descritti come
dei capitalisti ipocriti e paternalisti, che cercavano di
accontentare gli operai dando loro tavoli da ping-pong invece di
salari più alti. Nel gennaio 1916 essi rimasero spiacevolmente
sorpresi da uno sciopero; i militanti di Cronaca
Sovversiva erano in
prima linea, e Galleani, esperto di questi conflitti, giunse a
Plymouth per battersi alla testa dei lavoratori.
Sebbene
all’epoca dello sciopero non lavorasse più alla Cordage, Vanzetti
partecipò attivamente allo sciopero. Era il responsabile del denaro
che si raccoglieva per aiutare gli scioperanti e, inoltre, scriveva
per Cronaca
Sovversiva dei
resoconti sullo sciopero, firmandosi talvolta col suo nome e talvolta
con lo pseudonimo di Nespola, per evitare le attenzioni della
polizia. Molte energie furono dissipate in feroci dispute, in cui
Vanzetti rimase coinvolto, fra anarchici e socialisti sulle strategie
da adottare, e dopo un mese di sciopero durante un rigido inverno,
gli operai rifiutarono la linea degli anarchici e accettarono un
accordo con i proprietari.
Nel
1916 i militanti di Cronaca
Sovversiva, fra cui
Vanzetti, continuarono le loro attività per incitare i lavoratori
alla lotta, attraverso comizi, volantinaggi e collette a favore degli
scioperanti e dei prigionieri politici. Galleani abbandonò per
alcuni mesi il giornale per sostenere lo sciopero dei minatori di Old
Forge, in Pennsylvania, durante il quale fu accusato di “incitamento
alla ribellione” e detenuto per alcune settimane prima che l’accusa
fosse lasciata cadere.
Nello
stesso periodo, un altro elemento venne a complicare la già
problematica situazione della società americana. Il Presidente
Woodrow Wilson, nonostante le precedenti promesse, iniziò a spingere
gli Stati Uniti verso la guerra, facendo leva sui sentimenti
“americanisti” e adducendo la motivazione della necessità della
preparazione militare. Alla fine, il 6 aprile 1917, gli Stati Uniti
entrarono nella Prima Guerra Mondiale.
Il
5 maggio dello stesso anno Vanzetti iniziò le pratiche per ottenere
la cittadinanza americana. Non si conoscono le ragioni di questa
decisione. Comunque, alla fine del mese Vanzetti, influenzato da un
articolo di Galleani, lasciò il Massachusetts e andò in Messico con
altri compagni anarchici, fra cui Sacco. Questo viaggio in Messico fu
tirato in ballo durante il processo a Sacco e Vanzetti, non solo
dall’accusa, ma anche dall’avvocato difensore, Fred H. Moore, per
giustificare le bugie raccontate dai due alla polizia la notte
dell’arresto. L’accusa sosteneva che i due avevano mentito perché
colpevoli dei crimini di South Braintree; la difesa replicò che
Sacco e Vanzetti avevano avuto paura di rivelare le loro attività ed
essere espulsi per questo. Entrambi gli imputati dichiararono di
essere andati in Messico per evitare la chiamata alle armi. Soltanto
i cittadini americani, però, erano soggetti alla leva, come
sicuramente sapeva il pubblico ministero, che, comunque, sfruttò
l’ammissione per mettere in cattiva luce gli imputati. Le
dichiarazioni di Sacco e Vanzetti sono state viste da molti studiosi
del caso come un esempio della loro ingenuità e della loro scarsa
conoscenza dell’America in cui vivevano. Al contrario, la questione
del viaggio in Messico dimostra come la ricostruzione della vicenda,
durante e dopo il processo, sia stata gravemente insufficiente.
Un
libro intitolato Un
trentennio di attività anarchica (1914-1945),
pubblicato a Cesena nel 1953, fra i cui autori ci sono alcuni
compagni di Sacco e Vanzetti, fornisce le vere ragioni del loro
viaggio in Messico. Essi non avevano lasciato gli Stati Uniti per
codardia. Al contrario, temevano che, rimanendovi, sarebbe stato loro
proibito di partire per l’Europa, dove, pensavano, la rivoluzione
scoppiata in Russia si sarebbe presto estesa a tutto il continente.
In tribunale, di fronte ad una giuria che salutava la bandiera con
ostentazione e in un periodo di “caccia ai comunisti”, Sacco e
Vanzetti scelsero la versione che ritenevano meno pericolosa.
Affermarono di essere riparati in Messico per sfuggire la leva
obbligatoria (a cui, peraltro, solo Vanzetti era soggetto, avendo
presentato richiesta di cittadinanza) e tacquero sul progetto di
andare a combattere per la rivoluzione che credevano imminente in
Europa.
Un’indicazione
dello stato mentale di coloro che all’epoca gravitavano attorno a
Cronaca Sovversiva
è fornita da un pamphlet pubblicato in quel periodo dal Gruppo
Autonomo di East Boston. Si intitolava La
vigilia, ed era la
traduzione in italiano di un’opera assai popolare di Leopold Kampf,
che descriveva la situazione dei rivoluzionari russi alla vigila
della rivoluzione del 1905. Essi avevano iniziato la loro attività
chiedendo pacificamente migliori condizioni di vita, ma la
persecuzione da parte del governo li aveva costretti a ricorrere alla
violenza e a sacrificare la vita per la causa.
Il
governo americano avevano tenuto Cronaca
Sovversiva sotto
sorveglianza fino alla sua soppressione ed era a conoscenza del
viaggio in Messico degli anarchici. In un rapporto del Dipartimento
della Giustizia del 6 gennaio 1922 si fa riferimento ad una lettera
spedita dal Messico a Cronaca
Sovversiva da Pacco
Carlucci, pseudonimo dell’ex editore del giornale Carlo Valdinoci.
In questa lettera Valdinoci dice che Vanzetti non ha ancora deciso
quando tornare negli USA, mentre Sacco è già partito per fare
visita ad un cognato nell’Ohio. Essendo Sacco ritornato in
Massachusetts alla fine di agosto del 1917, la lettera potrebbe
essere stata scritta nell’estate di quell’anno.
In
un libro intitolato Aliens
and Dissenters (Stranieri
e dissidenti) William Preston descrive un incontro segreto fra
rappresentanti del Dipartimento della Giustizia e dell’Ufficio
Immigrazione avvenuto il 26 luglio 1918. Le due agenzie erano
preoccupate per l’andamento della lotta contro i radicali e
decisero di applicare da subito le norme contenute in una legge
sull’espulsione degli stranieri che doveva entrare in vigore solo
tre mesi dopo. Nel memorandum che fu steso ci sono due paragrafi che
riguardano specificamente il gruppo di Cronaca
Sovversiva. Nei due
paragrafi si afferma che nel caso di anarchici italiani, la prova del
continuato abbonamento a Cronaca
Sovversiva, l’aver
scritto articoli per tale giornale, aver raccolto abbonamenti per
esso, trasmesso materiale all’editore o distribuito il giornale,
sarebbero stati considerati motivi sufficienti per decretare
l’espulsione dagli Stati Uniti e il ritorno forzato in Italia.
Galleani
stimava in cinquemila i sostenitori di Cronaca
Sovversiva. Una
lista di abbonati precedente al maggio 1917, anch’essa giunta in
possesso del Dipartimento della Giustizia, conteneva circa 3200 nomi.
Benché non fosse un movimento insignificante, Cronaca
Sovversiva non
aveva certamente le dimensioni e l’importanza di organizzazioni
come l’IWW. Perché, allora, le autorità gli dedicavano tante
attenzioni?
La
risposta è La
salute è in voi,
uno dei pamphlet pubblicati da Cronaca
Sovversiva. All’inizio,
nel 1906, era elencato sull’ultima pagina del giornale in mezzo ai
molti altri titoli della Biblioteca del Gruppo di Studi Sociali. In
seguito venne evidenziato con questa descrizione:” un pamphlet
indispensabile per i compagni che amano l’auto-istruzione.” La
salute è in voi
costava 25 cents, era il pamphlet più caro fra quelli pubblicati da
Cronaca Sovversiva,
ed era un manuale di quarantotto pagine per fabbricare bombe, scritto
in un italiano facilmente comprensibile. Probabilmente si ispirava al
manuale sugli esplosivi scritto da Ettore Molinari, fervente
anarchico, famoso chimico (aveva studiato in Germania e Svizzera e
insegnato al Politecnico di Milano) e amico di Luigi Galleani.
L’introduzione,
scritta da Galleani, chiarisce lo scopo del libretto: confutare
l’obiezione secondo cui i sovversivi che predicano agli oppressi la
rivolta individuale e collettiva, non danno loro i mezzi e le armi
per realizzarla. All’inizio del pamphlet c’è una poesia, sempre
opera di Galleani, che dice:
Tu
hai visto
la
Passione, il Dolore, e l’orrendo massacro
del
giusto indifeso.
Tu
hai maledetto, tu hai pianto
mietendo
prigione,
miseria e afflizione.
Maledire
è sterile, piangere codardo,
Ascolta!
La
Storia ti guida; la Scienza ti arma.
Da
tombe non vendicate, uccisi dagli stenti e
dalle
pistole
i
tuoi padri
ti
affidano la loro vendetta.
Sii
audace!
La
redenzione sgorga dall’audace rivolta.
Il
4 luglio 1914, a New York, un’esplosione in Lexington Avenue uccise
tre anarchici che stavano fabbricando una bomba, Arthur Caron,
Charles Berg e Carl Hanson. Poco tempo prima, a Ludlow, in Colorado,
in una miniera di proprietà di Rockefeller, truppe federali che
avevano il compito di prevenire incidenti avevano attaccato
improvvisamente e inaspettatamente una tendopoli in cui i lavoratori
in sciopero vivevano con le loro famiglie. Sparando con le
mitragliatrici e dando fuoco alle tende, le truppe avevano ucciso
undici persone, per lo più donne e bambini. Erano seguiti degli
scontri che avevano causato decine di vittime; soltanto gli
scioperanti erano stati processati e condannati; nessun soldato era
stato incriminato. In seguito, Caron, Berg e Hanson avevano preso
parte a dimostrazioni contro John D. Rockefeller a Tarrytown, nel New
Jersey, dove egli viveva, e la polizia, così come gli anarchici,
concluse che la bomba che stavano fabbricando avrebbe dovuto essere
usata contro Rockefeller.
Questo
evento portò alla creazione di una “squadra bombe” della Polizia
di New York, comandata dall’ispettore Thomas Tunney. Nel periodo
precedente alla Prima Guerra Mondiale, questa squadra divenne la più
grande e la più attiva unità di questo tipo degli Stati Uniti. Fra
gli altri gruppi, essa concentrò la sua attenzione su Cronaca
Sovversiva. Come la
maggior parte delle “squadre bombe” del mondo, la squadra di New
York ebbe uno scarso successo, e questo la spinse ad adottare la
tattica dell’agente provocatore. Due giovani e impressionabili
italiani che frequentavano il Circolo Bresci furono indotti a tentare
un attentato alla Cattedrale di San Patrizio e vennero arrestati
mentre piazzavano l’esplosivo.
Alcuni
giorni dopo, il 13 marzo 1915, Galleani pubblicò un articolo sulla
prima pagina di Cronaca
Sovversiva sul
caso, divenuto noto come caso Abarno-Carbano dai nomi dei due
arrestati, e sulla recente ondata di attentati che aveva colpito New
York. C’erano state esplosioni in varie chiese il giorno
dell’anniversario dell’esecuzione dell’educatore spagnolo
Francisco Ferrer, e un’esplosione al Tribunale del Bronx il giorno
dell’anniversario dell’esecuzione degli anarchici di Haymarket.
Nell’articolo Galleani accusava la polizia, incapace di affrontare
l’umiliante fallimento dei tentativi di scoprire gli autori di
quegli attentati, di essersi ridotta a trarre vantaggio
dall’indignazione dei giovani di fronte alla corruzione della
società. Galleani, inoltre, espresse chiaramente la sua ammirazione
per gli altri attentati, sottolineando l’inafferabilità dei loro
autori.
Nel
1907-1908 Galleani aveva pubblicato una serie di articoli (poi
raccolti in un libro dato alle stampe nel 1925) intitolati “La fine
dell’anarchismo?”, in risposta a Francesco Saverio Merlino, che
aveva affermato che l’anarchismo era ormai finito. In questi
articoli, Galleani rimodella le idee fondamentali dei circoli
anarchici dell’epoca: l’inevitabilità della rivoluzione sociale,
il necessario rovesciamento della classe dominante per mezzo della
forza, il ruolo insurrezionale dello sciopero generale, la natura
spontanea delle rivolte popolari, i pericoli del sindacalismo e del
parlamentarismo, il comunismo totale nella sfera economica. Il suo
apporto originale è l’enfasi sull’efficacia della propaganda
dell’atto di rivolta individuale. Egli vedeva in tale propaganda il
necessario momento di intermediazione fra il concetto ideale di
anarchia e l’insurrezione che avrebbe portato alla rivoluzione
sociale.
Galleani
attribuì un significato profondamente etico ad atti come
l’assassinio del re d’Italia da parte di Gaetano Bresci,
descrivendoli con toni mistici e situandoli in una dimensione
estetica. Grazie ad essi, la sottomissione e l’indifferenza
venivano seccamente rifiutate, e, attraverso la resistenza e la
ribellione individuali, la storia era instradata verso l’insurrezione
finale.
Nel
1914 il Gruppo Autonomo di East Boston pubblicò Faccia
a faccia col nemico,
un’altra raccolta di articoli apparsi su Cronaca
Sovversiva. In
questo libro Galleani, con lo pseudonimo di Mentana, descrive le
circostanze storiche e sociali che portarono certi anarchici a
commettere atti di espropriazione e di vendetta, contrapponendo alla
sua interpretazione dei fatti gli atti ufficiali dei loro processi,
pieni di menzogne e di giustificazioni dello stato.
Durante
l’aprile 1915 Galleani diede un resoconto del processo
Abarno-Carbone in tre lunghi e dettagliati articoli, accompagnati
dalla fotografia dell’agente provocatore che aveva intrappolato i
due giovani. Galleani avvertì i lettori di Cronaca
Sovversiva che una
copia de La salute è
in voi era caduta
nelle mani della polizia; essa era stata trovata nella camera di
Carbone ed era stata presentata come prova durante il processo. Il
Gruppo Autonomo di East Boston, tuttavia, continuò ad elencarla fra
i titoli disponibili nella sua Biblioteca di Studi Sociali.
Nello
stesso rapporto del Dipartimento della Giustizia che collegava Sacco
e Vanzetti a Carlo Valdinoci, si ipotizzava che gli anarchici di
Cronaca Sovversiva
fossero andati in Messico per essere istruiti sull’uso degli
esplosivi.
Le
cose in Messico non andarono come previsto dagli anarchici. La guerra
rendeva impossibile il ritorno in Italia, la rivoluzione non si era
diffusa in Europa, e la vita in Messico si rivelò molto più
difficile di quanto immaginato. La maggior parte dei fuorusciti
ritornò clandestinamente negli Stati Uniti. Sacco fu tra i primi a
rientrare in Massachusetts, nell’agosto 1917. Fino alla fine della
guerra usò il falso nome Nicola Mosmacotelli, e poi decise di
mantenere il nuovo nome Nicola.
Vanzetti
ritornò negli Stati Uniti poco tempo dopo, fermandosi circa sei mesi
a Youngstown, nell’Ohio. Prima della fine del 1918 era di nuovo in
Massachusetts. Al suo arrivo a Plymouth smise di usare il suo falso
nome, Bartolomeo Negrini, ma non si fece ricrescere la barba che
aveva prima di partire per il Messico e che gli aveva guadagnato il
soprannome di “Barbetta”.
E’
ragionevole ritenere che Sacco e Vanzetti abbiano preso delle
precauzioni per non incorrere nelle attenzioni delle autorità al
loro rientro negli USA, poiché, in quel periodo, gli uffici di
Cronaca Sovversiva
venivano spesso perquisiti, il materiale pubblicato confiscato e i
collaboratori arrestati. In questo modo il Dipartimento della
Giustizia entrò in possesso di documenti da cui Sacco e Vanzetti
emergevano come qualcosa più di semplici abbonati alla rivista. Fra
i documenti confiscati vi sono due lettere spedite da Vanzetti al
giornale, una foto che lo ritrae con Galleani e una cartolina, datata
10 agosto 1916, in cui Sacco scrive: ”Per tutto ciò che riguarda
Cronaca Sovversiva
sono con voi. Vostro per la rivoluzione.”
Il
18 luglio 1918 Cronaca
Sovversiva fu
costretta dal governo a cessare le pubblicazioni (anche se nel 1919
apparvero due numeri clandestini) ed entro la fine dell’anno i suoi
militanti erano stati arrestati, espulsi dagli Stati Uniti o
costretti alla clandestinità. Tuttavia, Cronaca
Sovversiva continuò
ad attirare l’attenzione dell’America.
Nella
settimana precedente il Primo Maggio 1919 oltre due dozzine di pacchi
contenenti esplosivo furono spediti a pubblici ufficiali e privati
cittadini noti per le loro attività anti-radicali, gente come il
Ministro della Giustizia A. Mitchell Palmer, il Commissario di
Polizia Anthony Camminetti e John D. Rockefeller. La maggior parte di
essi era stata coinvolta in azioni dirette contro Cronaca
Sovversiva. Per un
caso, quasi tutti i pacchi furono intercettati; soltanto uno esplose,
ferendo due persone.
Lo
shock provocato da questi falliti attentati non era ancora stato
superato quando, il 2 giugno 1919, una serie di bombe,
piazzate in nove luoghi diversi, fu fatta esplodere quasi
contemporaneamente, causando due morti e molti danni materiali.
L’esplosione più sensazionale avvenne a Washington, alla residenza
del Ministro della Giustizia Palmer. Nello scoppio, che danneggiò
severamente la casa del Ministro, morì l’uomo che stava piazzando
la bomba; nelle sue tasche fu trovato un volantino che diceva: “...è
guerra, guerra di classe, e voi siete stati i primi a iniziarla con
le potenti istituzioni che chiamate ordine, con l’oscurità delle
vostre leggi, dietro le pistole dei vostri stupidi schiavi...Viva la
rivoluzione sociale! Abbasso la tirannia! I combattenti anarchici.”
In
tutto il Paese Cronaca
Sovversiva e Luigi
Galleani erano citati sulle prime pagine dei giornali come i
probabili autori delle due ondate di attentati. Tuttavia, le autorità
non ostacolarono l’espulsione dagli Stati Uniti di Galleani e di
altri otto anarchici del gruppo di Cronaca
Sovversiva, che
ebbe luogo il 24 giugno 1919.
Alcuni
indizi spinsero il Dipartimento della Giustizia a sospettare che
l’uomo rimasto vittima dell’attentato alla casa di Palmer fosse
Carlo Valdinoci, il collaboratore di Galleani che era stato in
Messico con Sacco e Vanzetti. Le autorità non riuscirono mai a
provare definitivamente l’identità dell’attentatore, ma, da
allora, di Valdinoci non si ebbero più notizie.
Le
indagini furono continuate dal nuovo ed ambizioso capo della
Divisione Generale Informazioni del Dipartimento di Giustizia, J.
Edgar Hoover. I suoi sforzi condussero all’arresto di due
stampatori di un piccolo giornale anarchico, Domani,
Roberto Elia e Andrea Salsedo, intimi amici di Galleani e
collaboratori di Cronaca
Sovversiva. I due,
accusati di aver stampato il volantino “Parole chiare”, furono
arrestati alla fine di febbraio del 1920 e interrogati duramente
sugli attentati del 1 maggio e del 2 giugno.
Nel
frattempo, e precisamente il 15 aprile, era avvenuta una rapina con
omicidio a South Braintree, Massachusetts. I criminali erano fuggiti.
Il
25 aprile un gruppo di anarchici, fra cui Sacco, Vanzetti e Felicani,
si riunì alla sede del Gruppo Autonomo di East Boston in Maverick
Square per organizzare degli aiuti a Elia e Salsedo. Non disponendo
di molte informazioni, mandarono Vanzetti a New York City perché
scoprisse cosa stava succedendo. Vanzetti andò da Carlo Tresca, buon
amico di Felicani ed editore del giornale anarchico Il
Martello. Tresca
non sapeva molto, perché Salsedo ed Elia erano tenuti in isolamento,
ma consigliò a Vanzetti di avvertire i compagni del Massachusetts di
disfarsi di tutto il materiale compromettente in loro possesso; si
prevedevano nuovi raid ed era consigliabile essere molto cauti.
Al
suo ritorno a Boston il 2 maggio Vanzetti riferì l’avvertimento di
Tresca. Durante la riunione domenicale del Gruppo di East Boston si
decise che Sacco, Vanzetti, Riccardo Orciani, un amico di Sacco di
Milford, e Mike Boda, quest’ultimo proprietario di un’auto,
avrebbero raccolto ed eliminato il materiale pericoloso all’inizio
della settimana seguente. Probabilmente Vanzetti ricordò a tutti che
la domenica seguente a Brockton si sarebbe tenuto un incontro per
raccogliere fondi per Salsedo ed Elia: egli era l’oratore
designato.
Nelle
prime ore del mattino del 3 maggio Salsedo, detenuto illegalmente e
senza accuse dagli uomini del Dipartimento di Giustizia, precipitò
dal quattordicesimo piano su un marciapiede di Manhattan. I suoi
compagni anarchici accusarono gli agenti federali di averlo
scaraventato dalla finestra durante un brutale interrogatorio di
terzo grado; gli agenti federali sostennero che egli si era suicidato
dopo aver confessato di essere l’autore del volantino “Parole
chiare”. Il Boston
Herald del 4 maggio
pubblicò in prima pagina un articolo in cui affermò che Salsedo ed
Elia avevano aiutato il Governo ad organizzare una retata dei membri
del “gruppo di bombaroli di Galleani” che “avevano messo su la
mortale cospirazione del giugno 1919”. Gli anarchici di Cronaca
Sovversiva non
erano più, come Galleani aveva un tempo affermato, “impossibili da
catturare, ineffabili, inesorabili, come l’aria e come il destino”;
ora un pezzo di America era diventata una zona di caccia per loro
mortale.
Il
5 maggio Sacco e Vanzetti caddero in una trappola che la polizia
aveva architettato per i presunti assassini di South Braintree. Anche
Riccardo Orciani venne arrestato il giorno seguente, ma fu rilasciato
nel giro di una settimana perché il suo alibi era inattaccabile.
In
realtà, nella trappola avrebbero dovuto cadere altri due anarchici
sospettati del crimine, Ferruccio Coacci e Mike Boda.
All’epoca
dei fatti di Braintree Coacci viveva a East Bridgewater. Nel 1918 era
stato arrestato dalle autorità locali, sotto la direzione del
Dipartimento di Giustizia, in quanto immigrato anarchico sostenitore
di Cronaca
Sovversiva. Egli
era pubblicamente noto come anarchico anche per via della sua
attività con la Filodrammatica di Quincy e per la piccola biblioteca
anarchica che aveva messo in piedi. Il suo nome era apparso spesso in
Cronaca Sovversiva
in calce a lettere
e brevi note.
Il
capo della polizia di Bridgewater, Michael Stewart, che aveva
arrestato Coacci nel 1918, ammetterà di averlo sospettato del
crimine di Braintree per il semplice fatto che, in quanto anarchico,
lo riteneva capace di una simile azione. Dopo pochi giorni, però,
Stewart spostò i suoi sospetti sul padrone di casa di Coacci, Mike
Boda.
Il
vero nome di Boda era Mario Buda, ma egli, a differenza di Sacco e
Vanzetti, con cui era stato in Messico, non cambiò più il suo
pseudonimo al ritorno in Massachusetts. Era stato identificato come
membro di Cronaca
Sovversiva da circa
dieci anni. Inoltre, aveva fatto parte del Circolo Educativo
Mazziniano di Roxbury, che aveva aperto una scuola anarchica per
bambini, e da lungo tempo era membro del Gruppo Autonomo di East
Boston. Nel 1916 era stato arrestato durante le violente
manifestazioni contro la guerra nel North End di Boston e, attraverso
i giornali, divenne noto come anarchico in tutta Boston. Stewart
decise di usare l’auto di Boda per la trappola agli autori del
crimine di Braintree.
La
polizia non intendeva catturare Sacco e Vanzetti e prima del loro
arresto probabilmente non sapeva nulla delle loro attività
anarchiche, ma Stewart, appena li interrogò, cominciò a sospettare
che appartenessero a Cronaca
Sovversiva. Addosso
a Sacco venne trovato una copia scritta a mano del volantino che
annunciava l’incontro del 9 maggio a Brockton; il linguaggio usato
era sufficiente per identificare i due come anarchici:
Lavoratore,
tu hai combattuto tutte le guerre; lavorato per tutti i padroni;
errato per tutte le patrie. Hai tu raccolto i frutti del tuo lavoro?
Il prezzo delle tue vittorie? Ti conforta il passato? Ti sorride il
presente? Ti promette il futuro? Hai tu trovato un lembo di terra su
cui poter vivere umanamente e umanamente morire? A queste domande, su
questo argomento, parlerà sul tema la lotta per l’esistenza,
Bartolomeo Vanzetti.
Durante
la perquisizione della stanza di Vanzetti dopo il suo arresto, la
polizia trovò due lettere non ancora aperte di Carlo Tresca, spedite
da New York City il giorno dopo la morte di Salsedo. In queste
lettere, che la polizia ovviamente aprì, Tresca diceva a Vanzetti di
sapere poco sulla morte di Salsedo e, cosa che aumentò l’interesse
della polizia, ripeteva per scritto l’avvertimento dato a Vanzetti
a New York City: “distruggi la presente; non conservate mai carte.”
Simili
lettere, per di più scritte da un personaggio noto come Carlo
Tresca, spinsero la polizia a investigare su Sacco e Vanzetti non
soltanto per la faccenda di Braintree. Gli interrogatori che
seguirono, infatti, riguardarono le loro convinzioni, i loro amici e
le loro attività. I prigionieri, temendo di fare la fine di Salsedo,
cercarono di fornire alla polizia la minima quantità di informazioni
e talvolta mentirono. Furono queste menzogne a mettere in moto la
macchina legale che avrebbe portato alla loro esecuzione.
Sacco
e Vanzetti furono formalmente incriminati per i fatti di Braintree
soltanto l’11 settembre, più di quattro mesi dopo il loro arresto.
Il 16 settembre avvenne un fatto che attirò l’attenzione di J.
Edgar Hoover e del Dipartimento di Giustizia sul caso Sacco-Vanzetti.
Ci fu un’esplosione davanti alla Morgan Bank di Wall Street, a
Manhattan, e trentatré persone rimasero uccise. I giornali
conclusero rapidamente che si trattava di una rappresaglia della
“banda Galleani” per l’incriminazione di Sacco e Vanzetti. In
realtà, non fu mai provato che l’esplosione fosse stata causata da
una bomba; nessuno venne arrestato per il fatto, né fu mai provato
il coinvolgimento della “banda Galleani”.
Tuttavia,
un agente in incognito venne piazzato nella cella accanto a quella di
Sacco nella speranza di ottenere informazioni sulla faccenda e Hoover
intensificò la ricerca della copia de La
Salute è in voi
che avrebbe dovuto essere in possesso del Dipartimento. Nei mesi
precedenti, infatti, Hoover aveva raccolto tutto il materiale
disponibile riguardante Cronaca
Sovversiva, ma non
era riuscito a mettere le mani sul manualetto che nel 1915
l’ispettore Tunney aveva sequestrato durante le indagini sul caso
Abarno-Carbone.
Stranamente,
pare che Hoover non abbia mai contattato l’ispettore Tunney, nè
che fosse a conoscenza del libro di memorie da questi pubblicato nel
1919, Throttled
(“soffocato”), in cui, oltre ad un resoconto del caso
Abarno-Carbone, apparivano le fotografie di alcune pagine de La
Salute è in voi.
Le
autorità del Massachusetts che avevano a che fare con il processo
erano consapevoli del legame ipotizzato fra i due anarchici, La
Salute è in voi e
l’esplosione di Wall Street. Lo dimostra il fatto che l’aula del
tribunale di Dedham destinata al caso fu dotata di porte e serrande
d’acciaio a prova di bomba.
Ricapitolando,
Galleani aveva predicato dalle pagine di Cronaca
Sovversiva la
necessità di rovesciare il sistema capitalistico con mezzi violenti;
le autorità, perciò, ritenevano altamente pericoloso il gruppo che
gravitava intorno al giornale e, dal 1914 al 1919, avevano
incessantemente cercato di annientarlo, sia con i metodi legali che
con quelli illegali; Sacco e Vanzetti facevano parte della “banda
Galleani” e le autorità lo sapevano da tempo. L’obiettivo che
queste volevano colpire non erano i due anarchici come individui, ma
l’organizzazione di cui erano membri, che si voleva definitivamente
eliminare.
Questa
storia, però, non venne a galla durante il processo. L’accusa si
guardò ben dal tirarla fuori perché voleva che Sacco e Vanzetti
fossero visti dall’opinione pubblica come due criminali comuni,
evitando la “politicizzazione” del caso; inoltre, non voleva
rischiare l’accusa di collusione con le autorità federali.
L’accusa,
infatti, aveva segretamente agito in accordo con il Dipartimento di
Giustizia piazzando una spia nella cella accanto a quella di Sacco
per ottenere informazioni sull’esplosione di Wall Street; Sacco e
Vanzetti erano stati circondati dal più imponente sistema di
sicurezza mai visto in Massachusetts e la paura di un attentato aveva
portato a “corazzare” l’aula e perquisire tutti gli spettatori.
Il
Dipartimento di Giustizia, da parte sua, non aveva pubblicamente
chiarito il suo ruolo nel caso e, durante il processo, intercettò
illegalmente la posta del Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti, piazzò
delle spie nello stesso Comitato, cercò di ottenere informazioni
attraverso il Dipartimento di Stato e il Governo italiano
sull’eventuale coinvolgimento di Sacco e Vanzetti in azioni
terroristiche e, senza successo, cercò di ritrovare la copia perduta
de La Salute è in
voi.
Nemmeno
la difesa menzionò i legami di Sacco e Vanzetti con il mondo
anarchico, soprattutto con La
Salute è in voi,
per paura di pregiudicare la loro situazione in un periodo di cruda
repressione contro gli immigrati radicali. Sacco e Vanzetti
dichiararono in aula che l’auto di Boda serviva a trasportare in un
posto sicuro della “radical literature”. Questa espressione era
probabilmente un eufemismo, se è vero ciò che Fred Moore, avvocato
della difesa, confidò allo scrittore Upton Sinclair alcuni mesi dopo
l’esecuzione dei due uomini: Sacco e Vanzetti la notte dell’arresto
nascondevano della dinamite. Questa spiegazione avrebbe permesso alla
difesa di spiegare perché Sacco e Vanzetti mentirono durante gli
interrogatori, ma avrebbe creato loro nuovi e gravi problemi.
Non
è possibile stabilire con certezza se il Comitato Lowell e il
Governatore Fuller, che si occuparono del caso dopo la sentenza del
tribunale, conoscessero il contenuto de La
Salute è in voi,
ma va ricordato che il libro dell’ispettore Tunney che ne
riproduceva alcune pagine era stato pubblicato a Boston nel 1919 e
che una copia era disponibile alla Biblioteca Widener di Harvard dal
gennaio 1920.
Infine,
bisogna notare che il primo numero de La
Protesta Umana, il
giornale del Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti, intitolava: ”Mentre
s’approssima il giorno dell’esecuzione i reclusi ammoniscono: la
salute è in voi.” La dichiarazione scritta da Vanzetti e firmata
anche da Sacco intitolata “Il testamento di quelli che stanno per
morire” si conclude con le parole: “La salute è in voi.”
(Robert D'Attilio)
(Robert D'Attilio)
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti 90/40 è il titolo di una campagna di Amnesty International per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo.
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