Fernanda De Giorgi e Fulvio Lupo sono autori di manuali di Geografia per le scuole superiori in cui propongono lo strumento della Geoletteratura: brani di letteratura, introdotti dagli autori, che accompagnano gli studenti alla comprensione dei Paesi del mondo. De Giorgi è anche autrice delle Anime dei luoghi, composizioni in forma poetica che uniscono geografia, storia, letteratura e esperienza di viaggio. Quella che segue, presentata e annotata dalla stessa autrice, è l'Anima che ha dedicato alla Transiberiana.
L’Eurasia è
un unico immenso continente , poiché nessun ostacolo fisico interrompe la
continuità tra i territori. Il confine tra Asia ed Europa è, di fatto, invisibile
e ciò ha favorito da sempre i flussi migratori in ogni direzione. Ciò che, a
volte, separa, in questa landa sconfinata è un confine impalpabile, reale più nella
mente che sul suolo.
Anche
quando, all’inizio del secondo millennio d.C. la “Res publica Cristiana”
difendeva la propria alterità di fronte al mondo islamico e al mondo baltico,
il confine era, comunque, mobile e oscillante. Quel Limes non impedì mai, a
pellegrini e a mercanti curiosi e intraprendenti, di spingersi oltre.
Già
Alessandro il Macedone si era lasciato incuriosire dalle meraviglie
dell’Oriente e si spinse con i suoi eserciti fino al fiume Indo. E poi nel XIII
sec. i veneziani Niccolò, Matteo e Marco Polo, percorrendo la via della seta,
giunsero in Cina (al Chatai).
I percorsi
verso Oriente erano battuti soprattutto da carovane formate da uomini a piedi,
o a cavallo, da mezzi trainati da animali, da lunghe file di camelidi. I
territori attraversati erano vari, spesso difficili e ostili. Verso la fine del
XIX sec. l’idea di una ferrovia che collegasse l’Europa orientale con l’Estremo
oriente sembrò un’idea innovativa geniale e permise l’attraversamento di
chilometri di lande fino ad allora spopolate. Il fascino di andare verso il
sole che sorge è ancora oggi vivo e la Transiberiana è uno dei modi per
inoltrarsi verso la sconfinata “terra dormiente”*. Il
viaggio sulla strada di ferro più lunga del mondo offre il vantaggio della
lentezza e permette di avvicinarsi con discrezione al misterioso mondo russo.
* Siberia
significa terra che dorme
LA TRANSIBERIANA
Viaggiare
sulle rotaie ha antico fascino:
il
monotono scivolare sulla strada ferrata è come nenia
che culla e
intrattiene in vagabondi percorsi di immagini e pensieri.
Davanti
allo sguardo assente,
pennellate di paesaggio sfilano e si
rincorrono,
mentre ricordi e malinconie, sedimentate nel
profondo, riaffiorano.
L'immobilità
del corpo, comodamente rilassato,
agevola
il libero fluire nei meandri della mente.
Lontani
dai ritmi celeri e frenetici, ci si può concedere
il
piacere di un andare senza fretta,
in cui spazi e tempi assumono andature più
lente.
Però,
solo una vocazione permanente alla pacata esplorazione
di mondi
nuovi, della Terra e dello Spirito,
può
spiegare la scelta singolare di un viaggio
in cui il
treno diventa dimora per settimane.
La
ferrovia più lunga del mondo
offre
questa occasione imperdibile
proprio a
pionieri di pazienza, curiosità, con attitudine a lunghe attese.
...E può
offrire sorprese e rivelazioni inaspettate e di ogni genere.
Prendere
posto sulle carrozze del Rossiya numero
1/2,
per
lasciarsi alle spalle una Mosca notturna è una scelta avventurosa
che
ripagherà il viaggiatore con speciali ricompense.
La
Transiberiana è itinerario singhiozzante,
in cui il ritmo di marcia deve concedere soste
esplorative continue.
Come Via
Maestra, la più famosa strada di ferro, indica diramazioni,
nelle
quali inoltrarsi in libertà per indagare nei misteridi luoghi e di anime.
La grande
traversata, che collega due continenti,
avvicina
con discrezione personaggi intriganti e sconosciuti,
appartenenti ad un Popolo, sintesi di più
Popoli,
che, come
direbbe FjodorTjutcev (1), non con
la ragione, ma solo col cuore, può essere compreso.
Il treno
scorre, come nastro lento tra tralicci, cementi, paesaggi naturali
e...
secoli di storia.
Le guglie
di Vladimir (2) e gli emisferi dorati delle cattedrali si stagliano
sulle colline..
e
raccontano di vicini prati fioriti, di rintocchi di campane, di canti mattutini
di galli a Suzdal (3).
Atmosfere
medievali son sospese sulla più bella città dell'Anello d'oro(4),
dove la
luce aurea e l'azzurro di cupole e campanili multiformi,
colorano
di fiabesco l'affascinante scenario rurale.
Leggende
regali (5)echeggiano tra silenzi di
conventi e monasteri.
Profumi
di legno e di vita contadina invitano al purificante rito della “bania”
L'antica
Rus(6) cede gradualmente spazio alla
Russia.
Da qui in poi, i racconti parleranno di zar,
di uomini che esplorarono e colonizzarono i
territori selvaggi dell'Est,
poiché,
se in America il pioniere ha inseguito il sole che cade,
qui è andato incontro al sole che sorge.
Da qui in
poi il viaggiatore deve disporsi a captare avventure imperdibili:
città
affascinanti di artisti, spazi rurali e naturali, luoghi impenetrabili ed
impervi
che costellano
il percorso di sorprese.
Ultima
stazione dell'antica Rus è Nizhny-Novgorod, tra le rive del Volga e
dell'Oka,
le cui
acque offrono riflessi suggestivi alle possenti mura
e alle undici torri del Cremlino
cinquecentesco
e
magnificano l'imponente cattedrale di Nevsky.
Lo
specchio fluviale lambisce antichi quartieri mordvini(7) di traballanti case in legno.
L'amara
verità su miseria, ignoranza, tirannia
qui trovò
voce nella penna di Gorky (8)
e qui la
scelta di Sakharov (9) affisse icona
alla libertà.
L'ansimante
serpente metallico punta ai piedi degli Urali,
ma
antiche leggende di condottieri dell'Orda d'oro (10)e del “terribile” Ivan(11),
spingono
i più curiosi lungo una deviazione verso sud,
dove
l'antica capitale del khanato altaico (12)
sfoggia le candide mura calcaree
dello
splendido Cremlino, dominante sulle acque del Volga e del Kazanda,
mentre la
grandiosa moschea di Kul Sharip, dà testimonianza
dell'anima
islamica di Kazan, capitale dei Tatari,
e mette
in ombra le non meno affascinanti cattedrali ortodosse e il campanile della
Teofania(13).
Intanto a
quindici ore di distanza, verso est, i musei di Perm attendono per
dischiudere
al
viaggiatore gli antichi fasti del regno medievale ugrofinnico(14),
ma anche
fantasmi inquietanti di un passato più recente
che
aleggiano tra le sale del “Perm 36”(15),
a testimonianza della vergogna dei Gulag.
Altre
atmosfere, magiche, da “brivido”, attraggono un po' più in là,
nella
Grotta di Ghiaccio di Kungur.
Ma la
storia violenta di “Madre Russia” si riaffaccia a Ekaterinburg, in foibe
di antiche miniere,
testimoni
dell'atroce agonia dei Romanov.(16)
Il mitico
convoglio accede in terra asiatica, poi si libra, in aerea sospensione,
sulle sei campate del ponte sull'Irtysh (17).
Poco
distante Omsk narra l'amarezza dell'esilio di Dostoevskij,(18) il sognatore
che pose
speranza e fede nella possibilità di riscatto e di grandezza del suo popolo,
ma ne fu,
anche, profondo conoscitore e indagatore della sua anima.
Egli
comprese la forza, la fatica nella lotta, la dignità difesa,
pur
tollerando soprusi e ingiustizie, di un popolo,
i cui occhi di ghiaccio mascherano una
profonda umanità,
fatta di
religiosità e misticismo, ma anche di sarcasmo, tenacia, resistenza,
determinazione, paura, remissione, fatalismo,
malinconia..
Questa
gente, dall'aspetto europeo e dal cuore asiatico, può essere avvicinata
solo con
un atto di grande fede, la stessa che ogni russo ripone nella terra madre.
Un
brulichio di questa umanità chiusa e impenetrabile attende a Novosibirsk,
ammassata,
trascinante pacchi, scatoloni da trasloco, povere valigie..
Si
affretta a prendere posto sulle carrozze, si sistema senza pretese.
Fuori,
sulla passerella del binario, le babushke si prodigano
per offrire ai passeggeri pesce affumicato,
“pelmeni”(19),
il
profumo dei “pizozhki”(20), “medovukha”(21).
Sulle
note della balalaika, il lento cullare del treno riprende e il film dei
paesaggi
continua a scorrere oltre i finestrini tra
boschi impenetrabili di conifere,
tra perduti villaggi ingoiati dalla taiga,
che, tenace resiste al dominio dell'uomo
e riconquista i suoi spazi.
La natura
violata, oltraggiata, riecheggia di urla e lamenti, ormai caduti nel silenzio,
di creature
umane, condannate a sofferenze e a fatiche da Sistemi e da Progetti non
condivisi...
E
ancora..binari arrugginiti, rottami di macchinari e vagoni, scheletrici
capannoni di industrie
figlie
dei Piani Quinquennali...(22) Tutto
fagogitato da fitta vegetazione!
...E
cieli di piombo..e acquitrini..e ponti come zampe di ragno sulle sponde dei
fiumi..
E quando
lo sguardo ritorna all'interno, magneticamente soggiogato dal “samovar”(23)
che
scandisce le ore col rito del the,
accompagnato
da biscottini che una sorridente, sconosciuta passeggera offre,
quell'umanità
si scopre arricchita di nuove presenze: occhi a mandorla “nanai” e “buriati”!(24)
La
campagna all'esterno, intanto, si trasforma e i brutti insediamenti dell'era sovietica
lasciano
spazio a piccole “dacie”(25), in cui
il tempo libero
riporta
al contatto con la terra, fonte di gratificazione e piacere per l'anima russa.
Ci si
avvicina agli abissi del lago più antico
del mondo,
le cui gelide profondità celano segreti di
morte...
Lo
annunciano le “izbe” (26)dalle
finestre intagliate e dipinte, i merletti di legno di Irkutsk
e l'imponente Roccia dello Sciamano (27) che antichi miti buriati vestono
di vendetta e leggenda.
La notte
sul Baikal risuona dei lamenti dell'omul(28)e
del sordo graffiare
di
artigli della nerpa(29) dagli occhi languidi e dal muso
tondo;
la superficie lacustre scintilla dei rossi bagliori del golamianka(30)
e si
anima del brulicante volteggiare di friganee.(31)
Costeggiano
il freddo specchio turchino strette ripide vallate, gelate pareti scoscese ,
luoghi
impenetrabili, in cui la strada di ferro si addentra, divorata da profonde
gallerie di pietra.
E' questa
la tratta della transiberiana che ha preteso più vite umane e ..italo ingegno.
Strapiombi
bizzarri nelle sculture rocciose dello “Stolby”,(32)
affascinanti
ponti sull'Amur, anfratti sulla sponda meridionale,
possono
essere ammirati se a bordo dei corti treni “matanya”, tra Slyndyanka e Port
Baikal.
Lasciate
le rive maestose del grande lago, la valle del Selenghe
si
allarga verso le più orientali steppe dei cacciatori cosacchi e dei mercanti di
pelli,
dove il “
Burian” sfreccia sibilando e trascinando con sé nugoli di polvere e odore di
pioggia.
Nella
“terra che dorme” le notti di tempesta vedono la luna spuntare violentemente,
purpurea e scura tra nembi e tenebre, mentre
il tuono rotola nel buio arrabbiato
e spalanca all'improvviso la bocca in fiati di
fuoco bianco.
Ulula nella Riserva del Burguzinil lupo,
signore qui, più che in ogni altra parte del mondo.
A poca
distanza l'asiatica Ulan –Ude è stazione lungo la ricca strada
carovaniera del the;
i suoi totem guardano, in lontananza, le ali dorate del tetto di un
tempio buddista buriate
e prati verdi con campi di “yurte”(33) e con profumo di “airag” (34).
La steppa
ondulata si alterna a colline coperte di boschi
e declina nelle ampie vallate fluviali
dell'Amur e dell'Ussuri.
Nelle verdi distese la cittadina diAginskoe,
a sud di Chita,
mostra
antichi “datsan”(35) buddisti, in stile tibetano.
Poco più distante Alkhanay offre in uno scrigno di colline e foreste un
piccolo stupa(36)
e la
mitica Porta di Shambala (37), finestra di pietra sul paradiso
buriate:
i
padiglioni colorati del monastero di Sangri-La, immaginato da Hilton in
“Orizzonte perduto”(38),
possono
trovare qui fantasiosa collocazione, aggrappati al fianco della montagna
con
grazia delicata, come petali di un fiore.
Lo
splendore del quinto“Monte Sacro” si traduce qui in armonia
che fonde
la materia con lo spirito in pratiche meditative e in rilassanti birdwatching.
Ancora
chilometri nella monotona taiga ed ecco Khabarovsk
coni suoi
incantevoli edifici di epoca zarista, affacciati sull'Amur.
E,
anticipando di sette ore l'alba di Mosca, verso l'estremo Oriente,
il
“Signore dell'Est” (39) si illumina di rossi chiarori,
coronato
da cime appuntite e da intrecci di insenature:
ecco la “Baia del corno d'oro”!
Un
susseguirsi di moli orla la riva e, poco distanti,
le isole
di Popov e di Russky offrono lidi e gradevole balneazione al passeggero,
giunto
finalmente a destinazione, in acque “pacifiche”.
Sotterranei
fortilizi sventrano il capolinea orientale della transiberiana,
mentre in superficie un arco di trionfo rende
omaggio
alla
regale presenza dello zarevic Nicola II durante il battesimo della più ardita
ferrovia del mondo.
Il presente testo è stato presentato il 22 marzo 2017 al corso di Geoletteratura organizzato dall'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, presso il Liceo Avogadro di Torino.
(1) FjodorTjutcev
(1803-1873) eminente poeta e diplomatico russo; si occupò delle relazioni tra
la Russia e la civiltà occidentale e scrisse sulla natura e sulla sorte umana
(2) Vladimir, città
dell’Anello d’oro, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità
(3) Suzdal, antica capitale
del Principato di Rostov-Suzdal. Tra gli edifici più tristemente noti vi è il Convento femminile
dell’Intercessione della Vergine, dove venivano recluse le principesse e le
zarine cadute in disgrazia. Anch’essa fa parte dell’Anello d’oro
(4) Anello d’oro, nome
moderno attribuito a un gruppo di otto antiche città, ritenute culla della
civiltà russa
(5) Leggende regali. Una
delle leggende più note narra che nel Convento dell’Intercessione fu reclusa
Solomia Saburova, prima moglie di Vasili III (1520) per presunta sterilità. In
realtà la zarina era incinta e partorì un figlio che segretamente fece
adottare, per paura della rivalità tra lui e il futuro erede ufficiale di
Vasili, Ivan (il Terribile) nato dal secondo matrimonio dello zar. La donna
fece credere che il bambino era nato morto.
(6) Antica Rus, antico
stato monarchico sorto verso la fine del IX secolo lungo le sponde del fiume
Dnepr e fondato da tribù chiamate Rus
(7) Antichi quartieri mordvini, i
Mordvini erano popolazioni giunte dal Nord (popoli finnici, oggi chiamati anche
Sami) che si erano stanziate lungo le rive del Volga
(8) MaksimGorky, celebre
scrittore della fine dell’800. Orfano, fu avviato all’amore per la letteratura
dalla nonna. Imparò a scrivere grazie al cuoco di bordo di un battello sul
Volga su cui lavorava come sguattero. Divenne poi giornalista e analizzò le
cause della miseria russa.
(9) Sahkarov, fisico
sovietico del ‘900, ha contribuito alla messa a punto della bomba all’idrogeno,
anche se si è battuto in favore dei diritti civili ed è stato insignito del
Nobel per la pace nel 1975. A causa dei sospetti che la sua attività destò nel
regime sovietico fu confinato nell’odierna Niznij
Novgorod
(10)
Orda d'Oro, è la denominazione della
dinastia di origine mongola, il cui capostipite fu Batu Khan, un nipote
di Gengis Khan, che si insediò nel XIII secolo su una vasta zona della
Russia meridionale ( dal Caucaso al medio Volga) e sulle steppe della Siberia
tra il Caspio e l'Aral.L'espressione indica anche uno dei quattro Khanati, in
cui venne diviso l'Impero mongolo dopo la morte di Gengis Khan; gli altri
furono il Gran Khanato di Cina e Mongolia, il khanato di Persia, il Khanato
Chagatai nell'Asia Centrale. Il Khanato dell'Orda d'Oro fu un regno
turco-mongolo che raggiunse il massimo splendore nel secolo XVI.
(11)
Ivan IV (1530 – 1584) assunse per
primo il titolo di zar di Russia.È noto anche come Ivan il Terribile..
Quest'aggettivo era usato dal popolo in maniera tutt'altro che negativa, dato
che il sovrano tuonava e minacciava i boiardi ( nobili aristocratici
feudali), che molte volte nella storia russa si sono resi responsabili della
disgregazione dello stato.Lo zar era inoltre determinato a contrastare i
continui assalti da parte dei Tartari sui suoi territori.Il suo regno non fu
solo caratterizzato da aspetti positivi: risale infatti a questo periodo la
promulgazione delle prime leggi che restringono la libertà di spostamento dei
contadini, leggi che daranno poi origine alla servitù della gleba.
(12)
Khanato altaico. Prende il nome dai monti
Altai, nella Siberia meridionale. Costituiva la parte occidentale del
Khanato dell'Orda d'Oro
(13)
Teofania. Il termine deriva dal greco
e letteralmente significa “manifestazione della divinità”. Sul piano religioso
le teofanie rappresentano vere e proprie apparizioni del soprannaturale in
forma sensibile. Ad esempio la nascita di Cristo è una teofania.
(14)
Regno medievale ugrofinnico. I filologi hanno situato la casa originale dei popoli di
lingua ugro-finnica nel sud-est della Russia o nelle vicinanze degli Urali
centrali. Da qui avrebbe avuto origine il gruppo nordico dei Finni
(15)
Perm 36. Museo
della città di Perm, l’unico che ricorda la dura repressione politica
sovietica. Sorge sul luogo in cui in epoca staliniana era collocato uno dei
tanti campi di lavoro forzato (i gulag)
(16)
Romanov. Famiglia imperiale che regna sulla Russia dalla fine del 1500, a cui
apparteneval’ultimo zar Nicola II, destituito, esiliato e poi giustiziato in
seguito alla rivoluzione del 1917. Nel 1919 furono uccise circa venti persone
della famiglia Romanov
(17)
Irtysh, fiume dell'Asia
Centrale, il maggior affluente dell'Ob'. Il suo nome significa "fiume
bianco"
(18)
Dostoevsky (Mosca, 11 novembre 1821-San Pietroburgo, 9 febbraio 1881) è stato uno scrittore e filosofo russo. È considerato,
insieme a Tolstoj,
uno dei più grandi romanzieri e pensatori di tutti i tempi.La sua idea è che la società russa può essere
redenta attraverso la comprensione e l’educazione del popolo, nonchè
l'accettazione della religione ortodossa, la cui missione è di redimere il mondo. Nei
suoi romanzi è sempre presente il rapporto tra l’uomo e Dio, nonché l’analisi sociale, da cui deriva una profonda
aspirazione alla giustizia, affidata alla saggezza degli “uomini veri e
propri”, ossia coloro che agiscono per il cambiamento radicale del sistema
(19)
Pelmeni, cibo tipico russo, corrispondete ai nostri agnolotti o pasta ripiena
(20)
Pizozhki, focaccine ripiene di carne e
verdure
(21)
Medovukha,
bevanda poco alcolica a base di mele, simile al nostro idromele
(22)
Piani
Quinquennali, strumento organizzativo dell’economia nel periodo
sovietico, quando lo Stato, attraverso piani, gestiva tutta l’economia
(23)
Samovar, tipico contenitore metallico,
tradizionalmente usato in Russia e altri Paesi slavi, per scaldare l’acqua normalmente
usata per la preparazione del tè
(24)
Buriati, popolo di origine mongola stanziato nella regione
intorno al lago Bajkal
(25)
Dacia,
case rurali, costruite in
legno
(26)
Izba,
casa in legno, come la dacia, decorata con “merletti” lignei alle
finestre
(27)
Roccia
dello Sciamano, promontorio
roccioso sul Bajkal, a cui sono legate leggende dello sciamanesimo
(28)
Omul, pesce tipico del Bajkal
(29)
Nerpa, foca del Bajkal
(30)
Golamianka,
fauna ittica di piccole
dimensioni del Bajkal con corpo fosforescente
(31)
Friganee,
farfalle notturne, falene
(32)
Stolby,
parco naturale costituito
da maestose rocce di varia forma (anche
antropomorfe) scolpite da agenti atmosferici
(33)
Yurte,
grandi tende dei Buriati,
di forma cilindrica e sormontate da copertura conica
(34)
Airag, latte cagliato, alimento estivo dei popoli nomadi dell’Asia centrale
(35)
Datsan, tempio decorato con statue e colori sgargianti
(36)
Stupa, monumento funebre contenente reliquie, inizialmente un tumulo, spesso rivestito
in muratura
(37)
Porta di Shambala, nel
buddismo tibetano, luogo mitico situato sotto la catena dell’Himalaya e
identificato dalla popolazione locale con una roccia dalla cui grande apertura
circolare si osserva la vallata sottostante
(38)
Orizzonte perduto, opera del 1933 dello scozzese James Hilton,
in cui si narra di una terra misteriosa del Tibet in cui si immagina presente Sangri-La,
un monastero che ospita dei saggi longevi che custodiscono i valori
fondamentali, ormai perduti, dall’umanità
(39)
Signore dell’Est, espressione con cui viene indicata la città
di Vladivostock, capolinea orientale della Transiberiana