Nel 2017 si è ricordato un duplice anniversario:
novanta anni fa, il 23 agosto del 1927, il calzolaio pugliese Nicola Sacco e il pescivendolo piemontese Bartolomeo Vanzetti, furono ingiustamente messi a morte sulla sedia elettrica per un crimine che non avevano commesso;
quaranta anni fa, nel 1977, Michael Dukakis, all’epoca governatore del Massachusetts, riconobbe ufficialmente l’errore giudiziario e riabilitò la memoria dei due italiani.
Il testo seguente è la traduzione di materiali presentati ad una conferenza sul caso Sacco-Vanzetti tenutasi alla Public Library di Boston nell'ottobre 1979. Li mise a disposizione dello scrivente il professor Marcello Garino, rappresentante negli anni '70 del Comitato Provinciale Sacco e Vanzetti di Cuneo, che nel 1977 aveva accompagnato negli Stati Uniti la sorella di Bartolomeo Vanzetti, Vincenzina, e che partecipò alla conferenza del 1979. Le relazioni vennero pubblicate nel 1982 in Sacco-Vanzetti: Developments and Reconsiderations - 1979. Conference Proceedings, Boston, Trustees of the Public Library of the City of Boston - 1982; la pubblicazione è consultabile gratuitamente sul sito https://archive.org
Non
ci si può occupare di Sacco e Vanzetti senza parlare dell’anarchismo
e, in particolare, del movimento anarchico italiano in America.
L’ideale anarchico fu la passione dominante nelle vite di Sacco e
Vanzetti. Per avere un’idea della profondità di questa passione si
può leggere una lettera scritta nel 1923 da Vanzetti a Victoria
MacMehan, una donna dell’upper class di Boston che gli diede
lezioni di inglese in prigione. Vanzetti scrive:
“Cara
amica, per me l’anarchia è bella come una donna, forse ancor di
più, poiché comprende tutto il resto oltre a me e lei. Calma,
serena, onesta, naturale, vivida, fangosa e celestiale allo stesso
tempo, austera, eroica, impavida, fatale, generosa e implacabile,
essa è tutto questo e ancor di più.”
La
storia del movimento anarchico italiano in America comincia attorno
al 1880, con l’inizio dell’emigrazione di massa italiana verso
gli Stati Uniti. Gli emigrati sono prevalentemente contadini e
operai, ed è da questi strati della società italiana che proviene
la maggior parte degli anarchici. In America i grandi capitalisti
stanno costruendo le loro fortune sullo sfruttamento della manodopera
immigrata. Gli emigrati italiani si trovano a vivere e lavorare in
condizioni estremamente difficili e questa situazione favorisce la
diffusione delle idee anarchiche.
Il
primo gruppo si forma nel 1885 a New York, che diventerà il centro
principale dell’anarchismo italiano in America, ed assume il nome
di Gruppo Anarchico Rivoluzionario Carlo Cafiero. Cafiero era uno dei
più famosi leader anarchici attivi in Italia alla fine del
diciannovesimo secolo. Un altro gruppo con lo stesso nome nasce due
anni dopo a Chicago, il più importante centro dell’anarchismo
italiano nel Midwest. Nel 1888 compare il primo giornale pubblicato
da anarchici italiani negli Stati Uniti. Si chiamava semplicemente
L’Anarchico,
ed era realizzato dal gruppo di New York.
Da
New York e Chicago il movimento comincia a diffondersi parallelamente
all’aumento del numero degli immigrati. All’inizio è concentrato
nelle grandi città portuali della costa orientale, in cui gli
immigrati tendono a stabilirsi appena giunti in America. Di
conseguenza, dopo il 1890 si formano gruppi di anarchici italiani a
Boston e Filadelfia. Dall’est, il movimento filtra gradualmente
verso ovest, e piccoli gruppi appaiono a Pittsburgh, Cleveland e
Detroit. Nel 1894, infine, il movimento è ormai diffuso anche sulla
costa del Pacifico, e viene fondato il primo gruppo anarchico
italiano a San Francisco.
Fra
gli eventi che contribuirono alla formazione di questi gruppi va
ricordato il caso Haymarket negli anni 1886-87. Il 4 maggio 1886
un’esplosione in Haymarket Square a Chicago causò la morte di
sette poliziotti. L’undici novembre 1887 quattro anarchici,
ritenuti responsabili del fatto, furono impiccati ed un quinto si
suicidò in cella. Inoltre, le autorità cercarono di stroncare il
movimento anarchico sia a Chicago che a New York. Questa vicenda,
però, insieme al fatto che i quattro anarchici fossero stati
condannati benché la loro innocenza fosse evidente, stimolò la
crescita del movimento fra gli immigrati così come fra gli
americani, e, dopo il 1887, si registrò un rapido aumento del numero
dei gruppi anarchici italiani.
Un
secondo evento di grande importanza fu l’arrivo dall’Italia di
una serie di famosi scrittori e oratori anarchici. Il Governo
italiano, costringendo questi personaggi all’esilio,
involontariamente contribuì, e non poco, alla diffusione
dell’anarchismo nel mondo. La prima figura di spicco che giunse
negli USA fu Francesco Saverio Merlino, originario di Napoli, che
arrivò a New York nel 1892. Avendo vissuto per alcuni anni a Londra
prima di trasferirsi negli Stati Uniti, Merlino parlava inglese
abbastanza bene, oltre ad essere un buon oratore in italiano. Di
conseguenza, non solo riuscì a fondare uno dei primi giornali
anarchici italiani d’America, Il
Grido degli Oppressi,
ma diede anche vita ad un giornale anarchico in lingua inglese,
chiamato Solidarity,
che si rivolgeva sia agli americani che agli italiani che
cominciavano a imparare l’inglese. Inoltre, Merlino tenne delle
conferenze in varie città, trascorrendo alcuni mesi a Chicago. La
sua propaganda orale e scritta diede un forte impulso all’anarchismo,
ed il suo ritorno a Londra nel 1893 fu una sfortuna per il movimento.
Merlino
fu solo il primo di una serie di portavoce dell’anarchismo. Il
secondo, Pietro Gori, sbarcato a New York nel 1895, trascorse un anno
negli Stati Uniti ed ebbe un impatto ancora maggiore sulla crescita
del movimento. Come Merlino e Galleani, egli era un avvocato. Questi
leader, provenienti da famiglie delle classi medio-alte, erano simili
agli anarchici russi come Bakunin e Kropotkin, che predicavano la
rivoluzione al popolo, nei cui confronti si sentivano debitori. Gori,
di origine messinese, era anche un poeta e un drammaturgo, e le sue
opere erano spesso recitate e rappresentate ai raduni anarchici in
Nord e Sud America e in Europa. Durante il suo soggiorno negli USA
Gori organizzò da 200 a 400 incontri. Per attirare i passanti, era
solito cominciare a cantare accompagnandosi col mandolino, prima di
parlare dell’anarchia. Assomigliava ad un menestrello girovago e ad
un predicatore religioso che, da Boston a San Francisco, diffondeva
il vangelo dell’anarchia. Purtroppo, Gori si ammalò al suo ritorno
in Europa, e morì nel 1911.
Meno
noto di Merlino e Gori, ma altrettanto importante, fu Giuseppe
Ciancabilla, romano, che arrivò in America nel 1898 e si stabilì a
Paterson, nel New Jersey, una delle roccaforti dell’anarchismo
italiano. Egli divenne il direttore de La
Questione Sociale,
una rivista alla cui fondazione nel 1895 aveva collaborato anche
Gori, e che era al momento uno dei principali organi dell’anarchismo
italiano negli Stati Uniti. Ciancabilla in seguito si trasferì a
ovest, stabilendosi fra i minatori italiani di Spring Valley,
nell’Illinois. Dopo l’assassinio del Presidente McKinley nel
1901, la polizia fece delle retate fra gli anarchici, e Ciancabilla
fu fra gli arrestati. Costretto a lasciare Spring Valley prima e
Chicago poi, raggiunse San Francisco. Qui, mentre dirigeva La
Protesta Umana, si
ammalò improvvisamente e morì nel 1904, all’età di 32 anni.
Due
dei più famosi leader anarchici italiani sono Errico Malatesta e
Luigi Galleani. Malatesta, campano, anch’egli proveniente da una
famiglia della classe media, giunse negli Stati Uniti nel 1899, ma a
differenza di altri esponenti del movimento, vi si fermò solo pochi
mesi. Anch’egli assunse la direzione de La
Questione Sociale,
tenne numerose conferenze e contribuì allo sviluppo del movimento.
Durante una delle sue conferenze, a West Hoboken, nel New Jersey, un
uomo di nome Domenico Pazzaglia gli sparò ad una gamba, per motivi
mai chiariti. Malatesta non rimase ferito gravemente e non sporse
nemmeno denuncia. Questo episodio, però, viene ricordato anche
perchè l’uomo che disarmò Pazzaglia non era altri che Gaetano
Bresci, l’anarchico di Paterson che l’anno seguente, il 1900,
tornerà in Italia ed assassinerà il re Umberto I a Monza.
Luigi
Galleani, nato in Piemonte, fu senza dubbio la figura più importante
del movimento anarchico italiano in America. Per Sacco e Vanzetti era
il principale punto di riferimento. Nel 1902 fu uno dei leader dello
sciopero di Paterson. Accusato di aver istigato i disordini che
seguirono, fu arrestato, ma riuscì a fuggire in Canada. Poi, sotto
falso nome, si rifugiò a Barre, nel Vermont, altra roccaforte
anarchica italiana. Il gruppo anarchico di Barre era stato fondato
nel 1894 dai tagliapietre arrivati da Carrara. Fu qui che Galleani
lanciò il famoso Cronaca
Sovversiva, uno dei
migliori giornali anarchici in assoluto. Da Barre, Galleani spostò
nel 1912 la sede del settimanale a Lynn, nel Massachussetts, dove
esso continuò ad uscire fino al 1918, quando fu soppresso dal
governo statunitense.
Galleani
era un irriducibile internazionalista, che si oppose alla Prima
Guerra Mondiale con tutta la forza della sua eloquenza. Era un grande
oratore, uno dei più grandi del movimento anarchico insieme a Johann
Most, Emma Goldmann e Sébastien Faure. Sapeva catturare e trascinare
gli ascoltatori, parlando con spontaneità e vigore, e i suoi seguaci
lo riverivano come un patriarca. Il suo slogan era: “Contro la
guerra, contro la pace, per la rivoluzione sociale.” Nella sua
concezione, il compito degli anarchici non era fare la rivoluzione,
ma dare l’esempio, educare il popolo affinché questo facesse la
rivoluzione. L’esempio richiesto consisteva nel ribellarsi
all’oppressione e aiutare gli oppressi, proponendo uno stile di
vita alternativo basato sul mutuo aiuto. Dopo che, nel 1918, il
governo fece chiudere Cronaca
Sovversiva,
Galleani fu arrestato con l’accusa di ostacolare lo sforzo bellico.
Nello stesso anno fu rispedito in Italia. Quando Mussolini salì al
potere, fu mandato al confino, e morì nel 1931, all’età di 71
anni.
Il
grosso del movimento anarchico era costituito da operai. In
particolare, a New York e Boston l’anarchismo era ben radicato fra
i lavoratori tessili e fra gli edili, e a Paterson nelle grandi
seterie. A Barre lo era fra gli operai delle cave, a Lynn nei
calzaturifici, e a Filadelfia nelle fabbriche di sigari. A Tampa, in
Florida, fin dagli anni ottanta vi era una solida comunità anarchica
fra i lavoratori spagnoli e italiani delle fabbriche di sigari, tanto
che essi, mentre rollavano i sigari, avevano un lettore seduto su una
piattaforma sopraelevata che leggeva opere anarchiche e socialiste.
Gli anarchici italiani erano molto numerosi anche fra i minatori in
Pennsylvania e in Illinois, e in vari settori a Cleveland, Chicago,
Detroit, San Francisco e Los Angeles.
Ideologicamente,
gli anarchici italiani si dividevano in quattro categorie:
Anarco-Comunisti, Anarco-Sindacalisti, Anarco-Individualisti e
anarchici “semplici”. Fra di essi, comunque, non vi erano rigide
divisioni, e spesso le etichette si sovrapponevano. Vanzetti, per
esempio, si considerava un Anarco-Comunista, cioè rifiutava non solo
lo Stato ma anche la proprietà privata. Gli Anarco-Sindacalisti, sui
quali aveva una grande influenza Carlo Tresca, si affidavano al
movimento sindacale, movimento che, invece, gli Anarco-Comunisti
cercavano di scansare perchè temevano che dal sindacato potesse
emergere un “boss” con speciali privilegi e autorità. Il terzo
gruppo, gli individualisti, guardava con sospetto sia il
comunitarismo che il sindacalismo degli altri, in quanto minacciavano
l’autonomia degli individui. Il loro ispiratore era il filosofo
tedesco Max Stirner, autore de L’unico
e la sua proprietà.
Essi pubblicarono alcuni fra i più interessanti periodici anarchici
italiani, fra cui Nihil
e Cogito, ergo sum,
stampati a San Francisco all’inizio del novecento, e Eresia,
che uscì a New York una ventina di anni dopo. Il quarto gruppo
consisteva di anarchici puri e semplici, che si rifiutavano di
aggiungere un prefisso o un suffisso al loro nome. Talvolta si
definivano “anarchici senza aggettivi”, e la figura che più
ammiravano era Errico Malatesta.
Molti
anarchici italiani, quindi, tendevano ad evitare i sindacati. Per
questo motivo, essi non svolsero un ruolo notevole nel movimento
sindacale organizzato americano, diversamente, per esempio, dagli
anarchici ebrei, che occupavano un’importante posizione nel
sindacato tessile. Gli italiani non erano completamente assenti dai
sindacati, ma erano sospettosi di ogni organizzazione formale che
potesse irrigidirsi in forme gerarchiche e autoritarie. Gli anarchici
russi, al contrario, organizzarono un Sindacato dei Lavoratori Russi
in Stati Uniti e Canada che giunse a contare circa diecimila membri.
Gli italiani evitarono questo tipo di attività, accontentandosi di
partecipare agli scioperi e alle dimostrazioni. Sacco e Vanzetti
presero parte agli scioperi in Massachussetts, più precisamente a
Hopedale Sacco e a Plymouth Vanzetti.
Formando
gruppi, pubblicando riviste, scioperando per ottenere migliori
condizioni di lavoro, gli anarchici italiani crearono una società
alternativa, nettamente diversa da quella capitalista che essi
biasimavano. Essi avevano i loro circoli, le loro credenze, in una
parola la loro cultura. Costruivano il loro mondo nel bel mezzo del
sistema a cui si opponevano. Piuttosto che aspettare alla maniera dei
Millenaristi l’arrivo di una “età dell’oro”, essi cercarono
di realizzare l’ideale anarchico nella vita quotidiana,
ritagliandosi uno spazio negli interstizi del capitalismo americano.
Formarono delle piccole enclave, dei piccoli nuclei di libertà,
sperando di riuscire a diffonderli e a moltiplicarli fino a coprire
il mondo intero. Il senso dei loro sforzi si può riassumere con una
frase di Malatesta: “Il punto non è realizzare l’anarchia oggi,
domani o fra dieci secoli, ma camminare verso l’anarchia oggi,
domani e sempre.” Dopo aver lavorato dieci o dodici ore in fabbrica
o in miniera, tornavano a casa, cenavano e poi andavano al loro
circolo anarchico, dove sfornavano pamphlet e giornali con
stampatrici di fortuna, lavorando di sera e di domenica. Circa 500
giornali anarchici furono pubblicati negli Stati Uniti fra il 1880 e
il 1940, in una dozzina di lingue diverse. Di questi, un centinaio
erano in italiano. Oltre alle riviste, fu data alle stampe una marea
di libri e pamphlet.
Gli
anarchici italiani organizzavano, inoltre, una vasta gamma di
attività sociali: orchestre, compagnie teatrali, picnic e gite,
conferenze e spettacoli di intrattenimento. I picnic, in particolare,
erano occasioni importanti non solo perchè si ballava, si beveva
vino e ci si divertiva, ma anche perchè si raccoglievano fondi per
finanziare i giornali.
Le
conferenze erano un’altra attività molto frequente. Si svolgevano
di solito in sale affittate per l’occasione o in circoli anarchici,
fra cui il Gruppo Autonomo di East Boston, il Gruppo Diritto
all’Esistenza di Paterson, il Gruppo Gaetano Bresci di East Harlem
e il Circolo di Studi Sociali, che aveva sedi in varie città. Questi
gruppi erano elencati sui fogli anarchici, insieme ai contributi
versati dai loro membri. Furono questi contributi a tenere in vita il
Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti per sette anni.
Un
aspetto particolarmente interessante della controcultura anarchica
italiana erano le compagnie teatrali amatoriali, che mettevano in
scena centinaia di opere, fra cui quelle, come Il
Primo Maggio, di
Pietro Gori. Un altro dramma spesso recitato era I
Martiri di Chicago,
ispirato al caso Haymarket. A New York c’era una “Pietro Gori
Dramatical Society” che rimase in vita fino al 1960, e che si
dissolse solo per la morte dei suoi membri.
La
cultura alternativa anarchica era diffusa anche attraverso scuole,
spesso intitolate a Francisco Ferrer, educatore spagnolo e martire
del movimento. Queste scuole erano definite Moderne, perchè miravano
a fornire un’educazione scientifica, in contrapposizione alle
scuole parrocchiali, intrise di dogmi e superstizione religiosa, e a
quelle pubbliche, in cui si insegnava a venerare generali e
presidenti. Nelle Scuole Moderne i bambini venivano educati in
un’atmosfera di libertà e spontaneità, studiavano le lotte
operaie e i principi rivoluzionari, e imparavano a vivere e pensare
liberamente. Le lezioni si tenevano di sera e di domenica, ed erano
frequentate sia da bambini che da adulti.
Invece
di celebrare il Natale, la Pasqua o il Giorno del Ringraziamento, gli
anarchici festeggiavano il Primo Maggio, l’anniversario della
Comune di Parigi il 18 marzo, e l’anniversario delle esecuzioni di
Haymarket l’11 novembre. Ogni anno, in tutti gli Stati Uniti, si
commemoravano queste ricorrenze, che talvolta diventavano occasioni
per battezzare i bambini, non con nomi di santi, ovviamente, ma con i
nomi dei grandi ribelli. Un nome molto amato era Germinal, dal titolo
del romanzo di Zola, assai popolare fra gli anarchici dell’epoca.
Talvolta i bambini venivano fatti battezzare da personaggi di spicco
del movimento, come accadde a Emma Goldmann durante un tour di
conferenze che tenne nel 1899.
Sacco
e Vanzetti parteciparono a questo movimento e a queste attività. I
loro nomi e i loro contributi si trovano sulle pagine di Cronaca
Sovversiva.
Parteciparono alle conferenze di Galleani. Volantinarono per
pubblicizzarle e fecero circolare giornali e pamphlet. Andarono ai
concerti e ai picnic. Recitarono negli spettacoli teatrali e
contribuirono all’organizzazione degli scioperi. Quando fu
arrestato, Vanzetti fu trovato in possesso della bozza di un
volantino per una dimostrazione di protesta da lui preparato. In
prigione continuò a scrivere articoli per la stampa anarchica, che
apparvero su L’Adunata
dei Refrattari, un
giornale che cessò le pubblicazioni soltanto nel 1971. Attraverso le
loro lettere e i loro discorsi nelle aule dei tribunali, Sacco e
Vanzetti continuarono a lavorare per diffondere le loro idee.
Prima
della Grande Guerra gli anarchici credevano che la rivoluzione fosse
possibile e niente affatto remota. Quando gli Stati Uniti entrarono
in guerra, nel 1917, una grande ondata di repressione fu scatenata
contro i movimenti radicali in tutto il Paese. La guerra significò
il trionfo del capitalismo finanziario e dell’apparato statale, e
diede al governo, alle industrie e alle banche l’opportunità di
distruggere, in nome della sicurezza nazionale e dello sforzo
bellico, il Partito Socialista, il sindacato IWW, il movimento
anarchico e tutti i movimenti rivoluzionari. Al momento dell’arresto
di Sacco e Vanzetti questo lavoro era ormai compiuto. Dopo la guerra,
inoltre, molti leader anarchici, fra cui Luigi Galleani, Emma
Goldmann e Alexander Berkman, furono espulsi dagli Stati Uniti. Il
movimento anarchico italiano non scomparve del tutto, ma cessò di
essere una forza significativa. I suoi giorni erano contati, e i
tagli all’immigrazione diedero il colpo di grazia.
Nel
1919 c’erano state le ultime grandi rivolte dei lavoratori, e
molti hanno visto nel 1920 la data d’inizio della storia
dell’America moderna. Negli anni venti l’industria adotta una
nuova strategia nei confronti dei lavoratori. Il consumismo,
l’aumento dei salari e la pubblicità su larga scala vengono usati
per integrare i lavoratori nella struttura sociale. In questo
meccanismo rientrano la nascita dei mezzi di comunicazione di massa e
della cultura di massa. I simboli della “American way of life”
appaiono e si diffondono attraverso riviste e film. Va ricordato,
però, che proprio grazie ai mass media come il cinema il caso
Sacco-Vanzetti acquistò notorietà in tutto il mondo, cosa che non
avrebbe potuto avvenire pochi anni prima.
(Paul Avrich, Queens College, City University of New York)
(Paul Avrich, Queens College, City University of New York)
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti 90/40 è il titolo di una campagna di Amnesty International per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo.