giovedì 29 maggio 2025

Groenlandia e altri ghiacci

 


Durante un viaggio nella Groenlandia occidentale, compiuto nel 2023, è nato con Giorgio Enrico Bena e Tiziana Lain il progetto di una raccolta di racconti sull'isola artica e soprattutto sul popolo che la abita, i kalaallit, parte del più vasto gruppo degli inuit.

Il nostro viaggio si è svolto in parte a terra, in villaggi e cittadine, e in parte sulla nave postale Sarfaq Ittuk. Le persone incontrate e gli ambienti naturali ammirati sono la materia prima dei nostri racconti. Essendo i kalaallit un popolo che parla volentieri di sé, sia nelle conversazioni spontanee sia attraverso i canali istituzionali come i musei, abbiamo cercato di dare loro la parola ogni volta che è stato possibile, cercando di allargare il discorso alla geografia, alla storia, alla lingua, all'arte e all'economia che caratterizzano la Groenlandia, o meglio Kalaallit Nunaat, la “terra dei kalaallit”.


La Sarfak Ittuk attracca al porto di Qaqortoq una volta alla settimana, il martedì pomeriggio. Poco prima delle sedici, la banchina si riempie di persone e di taxi in attesa dei parenti e degli amici. Il nostro imbarco è previsto per le diciotto, per cui possiamo indugiare a osservare gli abbracci, i sorrisi e le operazioni di carico dei bagagli sui taxi. Nessuno urla e le voci sono appena percettibili. […]


Con un rituale che impareremo nei giorni successivi, viene calata una scaletta per salire al ponte numero tre. Salgono per primi i sacchi della posta: Sarfaq Ittuk è anche il postale che permette la corrispondenza tra le località in cui vivono i quattro quinti dei groenlandesi. […] All'interno c'è uno sportello informazioni, dove un ufficiale ci spiega che la parola sarfaq significa “corrente marina” e ittuk si può tradurre in “il rumore ritmico dei motori delle navi”. «Quelli di un tempo, che facevano chug-chug-chug» - aggiunge l'ufficiale - «e quindi le due parole insieme suggeriscono l'idea di essere piacevolmente trasportati quando si è in mare». (Foto e testo di Paolo Calvino dal racconto Vita a bordo del postale della Groenlandia)

Alle parole, nostre e dei kalaallit, abbiamo affiancato le fotografie di Giorgio Enrico Bena.


La nave scivola tra iceberg di varie dimensioni, che appaiono dall’orizzonte come costellazioni in movimento, rade nella stagione estiva e più fitte, come nell’universo profondo, in quella invernale. Stelle di ghiacci assumono forme bizzarre create dall’immensa fantasia dell’acqua. Il composto acqua popola lo spazio in tutte le sue forme. Disperso nell’aria si raggruppa talvolta in lattee pareti di nebbia, sipari calati su spazi liquidi i cui movimenti, se quieti, cullano, inducono il sonno, richiamano la sicurezza di amniotica memoria; quando invece si fanno intensi risvegliano e causano l’abbandono dell’equilibrio fino alla nausea. […] Dal ponte della nave osservo le forme del ghiaccio. Su un quaderno ne annoto alcune, scritte d’istinto senza troppo meditare: testa di coccodrillo, zampa di felino, rana che sta per balzare, cavalli, figure umane che emergono dall’acqua, nave rovesciata su un lato, cigno, foche, rapace in cova col becco aperto, dorso di iguana, rinoceronte, bocca di felino, testa di toro, drago col capo rivolto al cielo, galeone, uccello che spicca il volo, cuore. (Foto e testo di Giorgio Enrico Bena, dal racconto Viaggio tra gli iceberg. Il racconto)

Il groenlandese o kalaallisut è una varietà Inuit, la lingua parlata da circa 80000 persone in Groenlandia, nelle parti settentrionali del Canada e dell’Alaska. Si presume che sia stata introdotta da gruppi provenienti dall’Alaska attorno al XII secolo e fa parte della famiglia linguistica eschimese-aleutina. Nel corso dei secoli, questi popoli si sono adattati all'ambiente spesso ostile della regione artica e hanno sviluppato una cultura strettamente legata alla natura. [...] In una terra caratterizzata da neve e ghiaccio per nove mesi all’anno, proprio la neve e il ghiaccio sono definiti da vocaboli diversi, in base alla consistenza, alla posizione o all’uso a cui sono destinati, come mostrano gli esempi seguenti. Aput è la neve sul terreno, mentre qana è la neve nell’aria o il fiocco di neve, alutninik la neve in equilibrio sul crinale di una montagna, piegnartoq la neve adatta per andare in slitta, ivu il ghiaccio costiero che in inverno si stacca all’improvviso e si slancia per decine di metri nell’entroterra, come se fosse vivo. Quali reazioni si hanno e quali sensazioni si provano in questo ambiente? Iktsuapok è quando si va davanti all’igloo per vedere se arriva qualcuno. Quinuituq è pazienza profonda, l’attesa prolungata di un evento improvviso, come quella dell’animale, spesso l’orso, nanoq, appostato accanto a un buco nel ghiaccio, in attesa che esca un pesce da catturare. (dal racconto di Tiziana Lain Scivolare tra le parole)


Abbiamo poi coinvolto altri amici che sapevamo essere stati in Groenlandia: Raffaele Tomasulo, narratore di memorabili dopocena in una casa di inuit, e Bruno Dotti, che riferisce del suo incontro con un particolare abitante dell'isola quale Robert Peroni.


Oggi abbiamo visto approdare di ritorno dalla caccia due kayak; da uno di questi è sceso un cacciatore con il suo fucile a tracolla e con il corpo di una foca. Si è caricato la preda in spalla e, risalendo la strada che costeggia la chiesa, è giunto in uno spiazzo dov’era atteso da due signore, entrambe con un piccolo attrezzo simile a un raschietto a forma di mezzaluna. La donna più anziana indossava particolari pantaloni in pelliccia di foca e stivali in pelle alti fino a metà coscia.

Si sono subito radunate molte persone. Le due esperte hanno inciso longitudinalmente con gesti rapidi e precisi la foca, l’hanno eviscerata e hanno individuato ed estratto il fegato, ricavandone tanti piccoli cubetti che hanno distribuito fra i presenti: ognuno ne ha mangiato uno ancora caldo. (Foto e testo di Raffaele Tomasulo dal racconto I dopocena in una casa inuit: frammenti di conversazioni)


A chiunque si muova su quei ghiacci Peroni noleggia un fucile, si tratta di fucili a pompa che pesano circa tre chili e mezzo e una decina di pallottole. Ti spiega poi come usarlo: quando l’orso arriva a sette-dieci metri da te e lo reputi aggressivo, fai fuoco con la prima cartuccia caricata a pallini. Non gli farà proprio niente, ma dovrebbe allontanarlo. Se non serve, devi aspettare che arrivi a meno di cinque metri… (Foto e testo di Bruno Dotti dal racconto Groenlandia: in cammino sulla costa orientale)


Lo scorso anno la voce che Giorgio, Tiziana ed io stessimo lavorando a un volume di racconti dall'Artico si è sparsa e ci sono arrivate proposte e immagini di altri viaggi, lontani spazialmente e temporalmente dalla nostra destinazione. Perciò abbiamo deciso che il libro sarebbe stato composto di due parti: “Groenlandia” la prima e “Altri ghiacci” la seconda.

Gli “altri ghiacci” del passato narrano di un sogno comune: attraversare la regione artica per raggiungere il Polo Nord. Un'attrazione che per noi ha raccontato Roberto Mantovani. Sulla spedizione “Stella Polare” del 1899-1900, in particolare, hanno scritto Andrea Pivotto e Paolo Lupo. Accanto alle loro parole, le preziose fotografie originali che ci ha concesso la Fondazione Sella di Biella. Andrea Balzola ha poi ricostruito il ruolo, nella realtà e nel cinema, dei cani «eroi a quattro zampe dell'Artico».

Tra gli “altri ghiacci” del presente ci conducono tre portfolio fotografici di Benvenuto Sambuy, Luca Cagnasso e Roberto Taberna. Dalla Groenlandia, riusciamo così a raggiungere l'Islanda, le isole Svalbard e la Terra di Francesco Giuseppe.


Laguna di Jökulsárlón, Islanda (Foto di Roberto Taberna dal portfolio

Islanda. Diamond Beach e la laguna glaciale di Jökulsárlón)


Foto di Luca Cagnasso dal portfolio Fiordi profondi e città fantasma delle Svalbard


Cap Flora – Terra di Francesco Giuseppe

(Foto di Benvenuto Sambuy dal portfolio Immagini dell’artico 2010-2024)

Dall'insieme di questi contributi è nato il volume Groenlandia e altri ghiacci. Viaggi nell'Artico fra passato e presente, che inaugura la sezione “Orizzonti” della collana “Pagine in viaggio”, diretta da Giorgio Enrico Bena per la casa editrice Neos.


Mappa dei luoghi disegnata da Giorgio Enrico Bena


La storia della Groenlandia è poco conosciuta anche perché a partire dal Settecento il colonialismo danese fece dell'isola un mondo chiuso, impenetrabile. L'apertura al resto del mondo fu un effetto collaterale della Seconda guerra mondiale e da allora i kalallit hanno pazientemente lavorato per decenni per diventare autonomi.

Nel 2023, erano evidenti le questioni aperte circa il futuro della Groenlandia: le relazioni con le grandi potenze interessate al controllo dell'Artico, il desiderio di indipendenza dalla Danimarca, la gestione delle risorse minerarie e dei crescenti flussi turistici, il rapporto con gli sconvolgimenti determinati dal riscaldamento globale.

Il dibattito politico in Kalaallit Nunaat pareva realistico e responsabile: il parlamento, il governo e l'opinione pubblica avevano compreso la pericolosità dell'espansionismo militare russo e di quello economico cinese; i progetti di indipendenza dalla Danimarca tenevano conto della sostenibilità economica non ancora raggiunta; la volontà di preservare l'ambiente naturale e la struttura sociale prevalevano sugli interessi commerciali. Pur non facendo parte dell'Unione europea, la Groenlandia gode dello status di Territorio speciale dell'Unione europea e la cooperazione economica con la UE era in via di sviluppo. Non mancavano le voci che sottolineavano il principale limite della Groenlandia come entità politica, cioè la scarsità di popolazione: gli abitanti sono circa 56 000, esattamente come quelli di un capoluogo di provincia italiano di piccole dimensioni quale, per esempio, Cuneo.

Tra gli ultimi mesi del 2024 e i primi del 2025, lo scenario è cambiato. Prima c'è stata l'apertura di due nuovi aeroporti internazionali e poi sono giunte le minacce di invasione da parte del nuovo presidente degli Stati Uniti. Per la propria sicurezza, la Groenlandia faceva conto sulla presenza militare statunitense e sull'appartenenza alla NATO: ora gli USA potrebbero trasformarsi da difensori in occupanti, e il futuro della NATO appare tutt'altro che solido.

In questo contesto, l'11 marzo 2025 i cittadini groenlandesi si sono recati alle urne per il rinnovo del parlamento dell'isola, l'Inatsisartut (letteralmente “coloro che fanno le leggi”). I risultati hanno dimostrato la maturità degli elettori: tre quarti dei voti sono andati a partiti liberali o socialisti (contrari all'ipotesi di cadere sotto il controllo diretto degli USA), mentre i populisti hanno raccolto solo un quarto dei consensi.

Implicitamente, i votanti si sono in larga maggioranza dichiarati propensi a un percorso graduale verso l'indipendenza, consapevoli che arrivarci in tempi molto brevi esporrebbe la Groenlandia, al momento economicamente molto fragile, al rischio di essere fagocitata da una grande potenza.

Il 28 marzo quattro dei cinque partiti rappresentati in parlamento (Demokraatit, Inuit Ataqatigiit, Siumut, Atassut) si sono accordati per sostenere un nuovo governo, che ha avviato una collaborazione più stretta con il Canada e l'Unione Europea.

Noi ne seguiremo il lavoro, ripensando con affetto alla vita quotidiana dei kalaallit.

 (Foto di Paolo Calvino)

 (Foto di Paolo Calvino)

 (Foto di Paolo Calvino)

 (Foto di Paolo Calvino)


Il volume

Groenlandia e altri ghiacci. Viaggi nell'Artico fra passato e presente

sarà presentato


sabato 8 ottobre

alle ore 18

alla libreria Borgopo'

via L. Ornato, 10

Torino


giovedì 13 novembre

presso la Biblioteca Civica "Anna Frank"

via Boves, 4

Borgo San Dalmazzo (CN)


mercoledì 19 novembre

alle ore 17,30

presso l'Associazione TeArt

via Giotto, 14

Torino


Su questa antologia si può ascoltare una conversazione tra Paolo Calvino e Livio Partiti qui.