martedì 7 maggio 2019

La Partecipanza di Trino e il bosco delle Sorti





In un sabato pomeriggio di inizio maggio, ammiro un albero monumentale, una quercia farnia, che vive da più di 150 anni, forse da 200. È alto 28 metri e il suo tronco ha una circonferenza superiore ai tre metri. Nulla di strano, se non fosse che mi trovo nella pianura padana, dove i boschi sono scomparsi da tempo. La posso ammirare, la farnia, perché a Trino, in provincia di Vercelli, è sopravvissuto un ultimo lembo di bosco planiziale. In epoca romana, scampò alla colonizzazione perché era una porzione di selva sacra ad Apollo. Come i boschi che circondano Kyoto e altre città giapponesi, dove l'urbanizzazione non è arrivata perché appartengono a templi shintoisti e buddhisti.
L'avvenimento decisivo per il bosco di Trino risale al 1275. Guglielmo VII degli Aleramici, marchese del Monferrato, decide di manifestare agli abitanti di Trino la sua riconoscenza per averlo appoggiato nelle sue guerre: dona il bosco alle famiglie trinesi, che da allora ne detengono la proprietà collettiva e possono sfruttarne la legna. Chissà se Dante Alighieri era a conoscenza di questo episodio quando lodò nel Convivio la liberalità del marchese.
Per un paio di secoli, la proprietà fu del Comune; dal XV secolo, i proprietari che “partecipano” del godimento del bosco costituiscono la Partecipanza: oggi sono 830, mi spiega Ivano Ferrarotti, che attualmente ricopre la carica di Primo Conservatore, cioè presidente dell'assemblea dei soci. Non tutti vivono a Trino, ma l'appartenenza all'associazione permette loro di vantarsi di discendere dalle famiglie che abitavano il Comune nel XIII secolo. Il titolo di “partecipante” non è riservato soltanto al primogenito, ma fino a quattro anni fa le donne non lo potevano ereditare se non in assenza di fratelli maschi. La Partecipanza è amministrata da un Consiglio formato da dodici membri, di cui sette eletti dai proprietari e cinque espressi dal Comune di Trino, che contribuisce alle spese di gestione. Gli eletti restano in carica per due anni. I dipendenti sono tre, due operai forestali e un amministrativo, mentre gli amministratori sono tutti volontari.


Per più di settecento anni, la comunanza di interessi e l'amministrazione collettiva hanno difeso il bosco dalla speculazione agricola. Anzi, da quando nel 1991 è diventato un Parco naturale regionale, il suo territorio si è ampliato di circa quaranta ettari e oggi ne copre circa seicento, da tutti i lati circondato da risaie. Al suo interno, c'è anche un rilievo, la Costa, che sfiora i duecento metri di altitudine. È sulla Costa che vive la farnia monumentale.


La fruizione delle risorse del bosco da parte dei partecipanti è ancora oggi regolata come in origine. Il settore nel quale ciascuno può andare a rifornirsi di legna viene ogni anno estratto a sorte e perciò la selva è conosciuta come il bosco delle Sorti. Il territorio è diviso in 22 zone, le “prese”, di cui 15 sono utilizzabili per il taglio della legna, una per anno a rotazione. Ciascuna di queste ultime è di forma rettangolare e la presa individuata di anno in anno è a sua volta divisa in piccoli rettangoli, ulteriormente classificati in colonne chiamate “senarie a sera” e “senarie a mattina”, a seconda dell'orientamento. Una coppia di rettangoli, uno a sera e uno a mattina, forma un “punto”. Ogni mezzo punto ha un lato più lungo di quaranta metri, mentre la lunghezza del lato corto varia di anno in anno a seconda del numero di partecipanti interessati al taglio della legna. Questi ultimi, per esercitare il loro diritto, si devono iscrivere, entro il mese di ottobre, nel “quinternetto” e hanno diritto ad un numero variabile di punti a testa, a seconda delle esigenze: fare legna per riscaldare un appartamento con una stufa oppure una intera cascina e così via. Le esigenze vengono autocertificate e devono essere limitate all'uso personale, in quanto è vietato il commercio della legna tagliata. L'ultima domenica di ottobre, i partecipanti si riuniscono nella sede della Partecipanza in corso Vercelli. L'edificio che la ospita è in stile liberty, assai appropriato per un ente che si occupa anche di tutelare la bellezza della natura.


Ad ogni punto è stato assegnato un numero, e si procede all'estrazione. I soci conoscono i punti migliori e quelli peggiori, e il signor Ivano mi racconta che, fino a qualche anno fa, dopo l'estrazione tutti si trasferivano in osteria e i partecipanti, animati dal vino, cominciavano a vantarsi e a prendersi in giro per i risultati dell'estrazione. Oggi la Partecipanza prevede un meccanismo di compensazione per coloro a cui la sorte riserva un punto che si stima garantirà una scarsa resa: lo sfortunato partecipante potrà fare legna anche nei “sortini”, zone appositamente individuate, per arrivare alla quantità minima garantita di 30 quintali. Negli ultimi anni, sono circa 80 le famiglie che si avvalgono del diritto di tagliare la legna in un punto. Dopo l'estrazione, gli abitanti di Trino hanno il permesso di andare nel bosco per tre giorni a raccogliere delle fascine, anche se la pratica è caduta in disuso da tempo. Quindi iniziano le operazioni di taglio e accatastamento, che devono essere concluse entro la fine di marzo e la legna deve essere portata via entro la fine di aprile. I trasgressori delle regole dello Statuto vengono sanzionati dal Consiglio: le pene possono arrivare fino a dieci anni di sospensione dei diritti di voto e di taglio. In ogni “mezzo punto”, i partecipanti trovano anche alberi che non possono essere abbattuti, per ragioni di incrementazione della fustaia o perché necessari al mantenimento della biodiversità. Carpini, ontani e robinie vengono normalmente utilizzati per ricavare legna. Altri abitanti sono le querce farnie, i ciliegi, i ciavardelli, oltre a meli e peri selvatici. L'albero più raro è il sorbo domestico. Nel bosco, i soci possono anche raccogliere i funghi e i mughetti. 
La visita al Parco a cui ho partecipato è stata organizzata dalla sezione piemontese dell'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia; fra gli animali, oggi noi abbiamo incontrato solo un saettone e alcuni anfibi (nel Parco vivono i rospi smeraldini, le raganelle e le rane di Lessona), ma ci sono anche le vipere, i cinghiali, i caprioli, i gufi, gli scoiattoli, novanta specie di uccelli, centinaia di insetti e una rarissima di testuggine palustre.

Bibliografia: FRANCO CROSIO – BRUNO FERRAROTTI, Due secoli di vita forestale nel Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, 2 volumi, Trino 1999

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