martedì 13 marzo 2018

Sacco e Vanzetti 90/40 - La Salute è in Voi

Nel 2017 si è ricordato un duplice anniversario:
novanta anni fa, il 23 agosto del 1927, il calzolaio pugliese Nicola Sacco e il pescivendolo piemontese Bartolomeo Vanzetti, furono ingiustamente messi a morte sulla sedia elettrica per un crimine che non avevano commesso;

quaranta anni fa, nel 1977, Michael Dukakis, all’epoca governatore del Massachusetts, riconobbe ufficialmente l’errore giudiziario e riabilitò la memoria dei due italiani.


Il testo seguente è la traduzione di materiali presentati ad una conferenza sul caso Sacco-Vanzetti tenutasi alla Public Library di Boston nell'ottobre 1979. Li mise a disposizione dello scrivente il professor Marcello Garino, rappresentante negli anni '70 del Comitato Provinciale Sacco e Vanzetti di Cuneo, che nel 1977 aveva accompagnato negli Stati Uniti la sorella di Bartolomeo Vanzetti, Vincenzina, e che partecipò alla conferenza del 1979. Le relazioni vennero pubblicate nel 1982 in Sacco-Vanzetti: Developments and Reconsiderations - 1979. Conference Proceedings, Boston, Trustees of the Public Library of the City of Boston - 1982; la pubblicazione è consultabile gratuitamente sul sito https://archive.org 

Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, quando arrivarono in America a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro nel 1908, non erano anarchici né avevano particolari idee politiche. Entrambi provenivano da famiglie più agiate di quelle della maggior parte degli emigranti, benché non si potesse dire che fossero famiglie ricche. Vanzetti proveniva da una famiglia cattolica e apolitica di Villafalletto, in Piemonte; Sacco da Torremaggiore, in Puglia, da una famiglia nominalmente cattolica, ma di tradizione mazziniana, repubblicana e anticlericale.
Nel 1913 entrambi erano diventati dei convinti anarchici, sostenitori de La Cronaca Sovversiva, il giornale diretto da Luigi Galleani. Il nome di Sacco appare per la prima volta sulla rivista il 6 agosto 1913, fra le note e le lettere della “Piccola Posta”. La nota di Sacco riguarda il denaro che lui e altri avevano raccolto per aiutare i lavoratori incarcerati durante il recente sciopero alla fabbrica Draper di Hopedale. Egli si firmò Ferdinando Sacco, nome che usò sempre nei rapporti col giornale, e che non cambiò in Nicola fino a qualche anno dopo. Negli anni seguenti il nome di Sacco appare sempre più frequentemente nella “Piccola Posta”: partecipa a picnic e conferenze, recita negli spettacoli teatrali, raccoglie denaro per aiutare i prigionieri politici e gli scioperanti incarcerati. Va a sentire gli oratori anarchici che fanno propaganda nelle fabbriche di Milford: Carlo Tresca, Elizabeth Gurley Flynn, Joe Ettor, Arturo Giovannitti, e, ovviamente, Luigi Galleani.
Nel 1914, per una coincidenza, i nomi di Sacco e Vanzetti appaiono per la prima volta insieme nella pagina dei sostenitori de La Cronaca Sovversiva, ma i due si incontreranno di persona solo alcuni anni dopo.
Nell’agosto 1916 gli anarchici di Milford volevano organizzare una serie di incontri per aiutare gli operai in sciopero degli stabilimenti siderurgici di Mesabi Range, in Minnesota. Volevano usare i locali del municipio, ma le autorità di Milford negarono il permesso, e gli incontri si tennero in un altro luogo. Il 3 dicembre dello stesso anno Cronaca Sovversiva riferiva che la polizia aveva arrestato tre anarchici per aver organizzato senza permesso un altro incontro per sostenere gli scioperanti di Mesabi; Sacco era uno dei tre. Fu condannato a tre mesi di reclusione a Milford, ma venne assolto in seconda istanza dalla Corte d’Assise di Worcester. Dicembre fu un brutto mese per Sacco. Poco dopo il suo arresto, morì la figlia Alba, nata da meno di un mese.
Nonostante questa tragedia, nel maggio 1917, poco dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti, Ferdinando Sacco lasciò la moglie e il giovane figlio per andare in Messico con i compagni anarchici. Fu in questa occasione che incontrò per la prima volta Bartolomeo Vanzetti.
Dal suo arrivo negli USA, Vanzetti era passato di lavoro in lavoro, spostandosi da New York al Connecticut, prima di stabilirsi in Massachusetts. Da Worcester, dove lavorava alla costruzione di un bacino idrico, mandò il suo primo contributo di 25 cents a Cronaca Sovversiva, il 30 novembre 1912. Qualche mese più tardi si trasferì a Plymouth, dove trovò una sistemazione insieme ad un altro anarchico, Vincenzo Brini. A Plymouth, come la maggior parte degli immigrati, trovò lavoro alla Plymouth Cordage Plant, in quel momento la più grande fabbrica di cordame del mondo, che prosperava rifornendo l’Europa in guerra.
Sulle colonne di Cronaca Sovversiva i proprietari di questa fabbrica erano sarcasticamente descritti come dei capitalisti ipocriti e paternalisti, che cercavano di accontentare gli operai dando loro tavoli da ping-pong invece di salari più alti. Nel gennaio 1916 essi rimasero spiacevolmente sorpresi da uno sciopero; i militanti di Cronaca Sovversiva erano in prima linea, e Galleani, esperto di questi conflitti, giunse a Plymouth per battersi alla testa dei lavoratori.
Sebbene all’epoca dello sciopero non lavorasse più alla Cordage, Vanzetti partecipò attivamente allo sciopero. Era il responsabile del denaro che si raccoglieva per aiutare gli scioperanti e, inoltre, scriveva per Cronaca Sovversiva dei resoconti sullo sciopero, firmandosi talvolta col suo nome e talvolta con lo pseudonimo di Nespola, per evitare le attenzioni della polizia. Molte energie furono dissipate in feroci dispute, in cui Vanzetti rimase coinvolto, fra anarchici e socialisti sulle strategie da adottare, e dopo un mese di sciopero durante un rigido inverno, gli operai rifiutarono la linea degli anarchici e accettarono un accordo con i proprietari.
Nel 1916 i militanti di Cronaca Sovversiva, fra cui Vanzetti, continuarono le loro attività per incitare i lavoratori alla lotta, attraverso comizi, volantinaggi e collette a favore degli scioperanti e dei prigionieri politici. Galleani abbandonò per alcuni mesi il giornale per sostenere lo sciopero dei minatori di Old Forge, in Pennsylvania, durante il quale fu accusato di “incitamento alla ribellione” e detenuto per alcune settimane prima che l’accusa fosse lasciata cadere.
Nello stesso periodo, un altro elemento venne a complicare la già problematica situazione della società americana. Il Presidente Woodrow Wilson, nonostante le precedenti promesse, iniziò a spingere gli Stati Uniti verso la guerra, facendo leva sui sentimenti “americanisti” e adducendo la motivazione della necessità della preparazione militare. Alla fine, il 6 aprile 1917, gli Stati Uniti entrarono nella Prima Guerra Mondiale.
Il 5 maggio dello stesso anno Vanzetti iniziò le pratiche per ottenere la cittadinanza americana. Non si conoscono le ragioni di questa decisione. Comunque, alla fine del mese Vanzetti, influenzato da un articolo di Galleani, lasciò il Massachusetts e andò in Messico con altri compagni anarchici, fra cui Sacco. Questo viaggio in Messico fu tirato in ballo durante il processo a Sacco e Vanzetti, non solo dall’accusa, ma anche dall’avvocato difensore, Fred H. Moore, per giustificare le bugie raccontate dai due alla polizia la notte dell’arresto. L’accusa sosteneva che i due avevano mentito perché colpevoli dei crimini di South Braintree; la difesa replicò che Sacco e Vanzetti avevano avuto paura di rivelare le loro attività ed essere espulsi per questo. Entrambi gli imputati dichiararono di essere andati in Messico per evitare la chiamata alle armi. Soltanto i cittadini americani, però, erano soggetti alla leva, come sicuramente sapeva il pubblico ministero, che, comunque, sfruttò l’ammissione per mettere in cattiva luce gli imputati. Le dichiarazioni di Sacco e Vanzetti sono state viste da molti studiosi del caso come un esempio della loro ingenuità e della loro scarsa conoscenza dell’America in cui vivevano. Al contrario, la questione del viaggio in Messico dimostra come la ricostruzione della vicenda, durante e dopo il processo, sia stata gravemente insufficiente.
Un libro intitolato Un trentennio di attività anarchica (1914-1945), pubblicato a Cesena nel 1953, fra i cui autori ci sono alcuni compagni di Sacco e Vanzetti, fornisce le vere ragioni del loro viaggio in Messico. Essi non avevano lasciato gli Stati Uniti per codardia. Al contrario, temevano che, rimanendovi, sarebbe stato loro proibito di partire per l’Europa, dove, pensavano, la rivoluzione scoppiata in Russia si sarebbe presto estesa a tutto il continente. In tribunale, di fronte ad una giuria che salutava la bandiera con ostentazione e in un periodo di “caccia ai comunisti”, Sacco e Vanzetti scelsero la versione che ritenevano meno pericolosa. Affermarono di essere riparati in Messico per sfuggire la leva obbligatoria (a cui, peraltro, solo Vanzetti era soggetto, avendo presentato richiesta di cittadinanza) e tacquero sul progetto di andare a combattere per la rivoluzione che credevano imminente in Europa.
Un’indicazione dello stato mentale di coloro che all’epoca gravitavano attorno a Cronaca Sovversiva è fornita da un pamphlet pubblicato in quel periodo dal Gruppo Autonomo di East Boston. Si intitolava La vigilia, ed era la traduzione in italiano di un’opera assai popolare di Leopold Kampf, che descriveva la situazione dei rivoluzionari russi alla vigila della rivoluzione del 1905. Essi avevano iniziato la loro attività chiedendo pacificamente migliori condizioni di vita, ma la persecuzione da parte del governo li aveva costretti a ricorrere alla violenza e a sacrificare la vita per la causa.
Il governo americano avevano tenuto Cronaca Sovversiva sotto sorveglianza fino alla sua soppressione ed era a conoscenza del viaggio in Messico degli anarchici. In un rapporto del Dipartimento della Giustizia del 6 gennaio 1922 si fa riferimento ad una lettera spedita dal Messico a Cronaca Sovversiva da Pacco Carlucci, pseudonimo dell’ex editore del giornale Carlo Valdinoci. In questa lettera Valdinoci dice che Vanzetti non ha ancora deciso quando tornare negli USA, mentre Sacco è già partito per fare visita ad un cognato nell’Ohio. Essendo Sacco ritornato in Massachusetts alla fine di agosto del 1917, la lettera potrebbe essere stata scritta nell’estate di quell’anno.
In un libro intitolato Aliens and Dissenters (Stranieri e dissidenti) William Preston descrive un incontro segreto fra rappresentanti del Dipartimento della Giustizia e dell’Ufficio Immigrazione avvenuto il 26 luglio 1918. Le due agenzie erano preoccupate per l’andamento della lotta contro i radicali e decisero di applicare da subito le norme contenute in una legge sull’espulsione degli stranieri che doveva entrare in vigore solo tre mesi dopo. Nel memorandum che fu steso ci sono due paragrafi che riguardano specificamente il gruppo di Cronaca Sovversiva. Nei due paragrafi si afferma che nel caso di anarchici italiani, la prova del continuato abbonamento a Cronaca Sovversiva, l’aver scritto articoli per tale giornale, aver raccolto abbonamenti per esso, trasmesso materiale all’editore o distribuito il giornale, sarebbero stati considerati motivi sufficienti per decretare l’espulsione dagli Stati Uniti e il ritorno forzato in Italia.
Galleani stimava in cinquemila i sostenitori di Cronaca Sovversiva. Una lista di abbonati precedente al maggio 1917, anch’essa giunta in possesso del Dipartimento della Giustizia, conteneva circa 3200 nomi. Benché non fosse un movimento insignificante, Cronaca Sovversiva non aveva certamente le dimensioni e l’importanza di organizzazioni come l’IWW. Perché, allora, le autorità gli dedicavano tante attenzioni?
La risposta è La salute è in voi, uno dei pamphlet pubblicati da Cronaca Sovversiva. All’inizio, nel 1906, era elencato sull’ultima pagina del giornale in mezzo ai molti altri titoli della Biblioteca del Gruppo di Studi Sociali. In seguito venne evidenziato con questa descrizione:” un pamphlet indispensabile per i compagni che amano l’auto-istruzione.” La salute è in voi costava 25 cents, era il pamphlet più caro fra quelli pubblicati da Cronaca Sovversiva, ed era un manuale di quarantotto pagine per fabbricare bombe, scritto in un italiano facilmente comprensibile. Probabilmente si ispirava al manuale sugli esplosivi scritto da Ettore Molinari, fervente anarchico, famoso chimico (aveva studiato in Germania e Svizzera e insegnato al Politecnico di Milano) e amico di Luigi Galleani.
L’introduzione, scritta da Galleani, chiarisce lo scopo del libretto: confutare l’obiezione secondo cui i sovversivi che predicano agli oppressi la rivolta individuale e collettiva, non danno loro i mezzi e le armi per realizzarla. All’inizio del pamphlet c’è una poesia, sempre opera di Galleani, che dice:
Tu hai visto
la Passione, il Dolore, e l’orrendo massacro
del giusto indifeso.
Tu hai maledetto, tu hai pianto
mietendo
prigione, miseria e afflizione.
Maledire è sterile, piangere codardo,
Ascolta!
La Storia ti guida; la Scienza ti arma.
Da tombe non vendicate, uccisi dagli stenti e
dalle pistole
i tuoi padri
ti affidano la loro vendetta.
Sii audace!
La redenzione sgorga dall’audace rivolta.

Il 4 luglio 1914, a New York, un’esplosione in Lexington Avenue uccise tre anarchici che stavano fabbricando una bomba, Arthur Caron, Charles Berg e Carl Hanson. Poco tempo prima, a Ludlow, in Colorado, in una miniera di proprietà di Rockefeller, truppe federali che avevano il compito di prevenire incidenti avevano attaccato improvvisamente e inaspettatamente una tendopoli in cui i lavoratori in sciopero vivevano con le loro famiglie. Sparando con le mitragliatrici e dando fuoco alle tende, le truppe avevano ucciso undici persone, per lo più donne e bambini. Erano seguiti degli scontri che avevano causato decine di vittime; soltanto gli scioperanti erano stati processati e condannati; nessun soldato era stato incriminato. In seguito, Caron, Berg e Hanson avevano preso parte a dimostrazioni contro John D. Rockefeller a Tarrytown, nel New Jersey, dove egli viveva, e la polizia, così come gli anarchici, concluse che la bomba che stavano fabbricando avrebbe dovuto essere usata contro Rockefeller.
Questo evento portò alla creazione di una “squadra bombe” della Polizia di New York, comandata dall’ispettore Thomas Tunney. Nel periodo precedente alla Prima Guerra Mondiale, questa squadra divenne la più grande e la più attiva unità di questo tipo degli Stati Uniti. Fra gli altri gruppi, essa concentrò la sua attenzione su Cronaca Sovversiva. Come la maggior parte delle “squadre bombe” del mondo, la squadra di New York ebbe uno scarso successo, e questo la spinse ad adottare la tattica dell’agente provocatore. Due giovani e impressionabili italiani che frequentavano il Circolo Bresci furono indotti a tentare un attentato alla Cattedrale di San Patrizio e vennero arrestati mentre piazzavano l’esplosivo.
Alcuni giorni dopo, il 13 marzo 1915, Galleani pubblicò un articolo sulla prima pagina di Cronaca Sovversiva sul caso, divenuto noto come caso Abarno-Carbano dai nomi dei due arrestati, e sulla recente ondata di attentati che aveva colpito New York. C’erano state esplosioni in varie chiese il giorno dell’anniversario dell’esecuzione dell’educatore spagnolo Francisco Ferrer, e un’esplosione al Tribunale del Bronx il giorno dell’anniversario dell’esecuzione degli anarchici di Haymarket. Nell’articolo Galleani accusava la polizia, incapace di affrontare l’umiliante fallimento dei tentativi di scoprire gli autori di quegli attentati, di essersi ridotta a trarre vantaggio dall’indignazione dei giovani di fronte alla corruzione della società. Galleani, inoltre, espresse chiaramente la sua ammirazione per gli altri attentati, sottolineando l’inafferabilità dei loro autori.
Nel 1907-1908 Galleani aveva pubblicato una serie di articoli (poi raccolti in un libro dato alle stampe nel 1925) intitolati “La fine dell’anarchismo?”, in risposta a Francesco Saverio Merlino, che aveva affermato che l’anarchismo era ormai finito. In questi articoli, Galleani rimodella le idee fondamentali dei circoli anarchici dell’epoca: l’inevitabilità della rivoluzione sociale, il necessario rovesciamento della classe dominante per mezzo della forza, il ruolo insurrezionale dello sciopero generale, la natura spontanea delle rivolte popolari, i pericoli del sindacalismo e del parlamentarismo, il comunismo totale nella sfera economica. Il suo apporto originale è l’enfasi sull’efficacia della propaganda dell’atto di rivolta individuale. Egli vedeva in tale propaganda il necessario momento di intermediazione fra il concetto ideale di anarchia e l’insurrezione che avrebbe portato alla rivoluzione sociale.
Galleani attribuì un significato profondamente etico ad atti come l’assassinio del re d’Italia da parte di Gaetano Bresci, descrivendoli con toni mistici e situandoli in una dimensione estetica. Grazie ad essi, la sottomissione e l’indifferenza venivano seccamente rifiutate, e, attraverso la resistenza e la ribellione individuali, la storia era instradata verso l’insurrezione finale.
Nel 1914 il Gruppo Autonomo di East Boston pubblicò Faccia a faccia col nemico, un’altra raccolta di articoli apparsi su Cronaca Sovversiva. In questo libro Galleani, con lo pseudonimo di Mentana, descrive le circostanze storiche e sociali che portarono certi anarchici a commettere atti di espropriazione e di vendetta, contrapponendo alla sua interpretazione dei fatti gli atti ufficiali dei loro processi, pieni di menzogne e di giustificazioni dello stato.
Durante l’aprile 1915 Galleani diede un resoconto del processo Abarno-Carbone in tre lunghi e dettagliati articoli, accompagnati dalla fotografia dell’agente provocatore che aveva intrappolato i due giovani. Galleani avvertì i lettori di Cronaca Sovversiva che una copia de La salute è in voi era caduta nelle mani della polizia; essa era stata trovata nella camera di Carbone ed era stata presentata come prova durante il processo. Il Gruppo Autonomo di East Boston, tuttavia, continuò ad elencarla fra i titoli disponibili nella sua Biblioteca di Studi Sociali.
Nello stesso rapporto del Dipartimento della Giustizia che collegava Sacco e Vanzetti a Carlo Valdinoci, si ipotizzava che gli anarchici di Cronaca Sovversiva fossero andati in Messico per essere istruiti sull’uso degli esplosivi.
Le cose in Messico non andarono come previsto dagli anarchici. La guerra rendeva impossibile il ritorno in Italia, la rivoluzione non si era diffusa in Europa, e la vita in Messico si rivelò molto più difficile di quanto immaginato. La maggior parte dei fuorusciti ritornò clandestinamente negli Stati Uniti. Sacco fu tra i primi a rientrare in Massachusetts, nell’agosto 1917. Fino alla fine della guerra usò il falso nome Nicola Mosmacotelli, e poi decise di mantenere il nuovo nome Nicola.
Vanzetti ritornò negli Stati Uniti poco tempo dopo, fermandosi circa sei mesi a Youngstown, nell’Ohio. Prima della fine del 1918 era di nuovo in Massachusetts. Al suo arrivo a Plymouth smise di usare il suo falso nome, Bartolomeo Negrini, ma non si fece ricrescere la barba che aveva prima di partire per il Messico e che gli aveva guadagnato il soprannome di “Barbetta”.
E’ ragionevole ritenere che Sacco e Vanzetti abbiano preso delle precauzioni per non incorrere nelle attenzioni delle autorità al loro rientro negli USA, poiché, in quel periodo, gli uffici di Cronaca Sovversiva venivano spesso perquisiti, il materiale pubblicato confiscato e i collaboratori arrestati. In questo modo il Dipartimento della Giustizia entrò in possesso di documenti da cui Sacco e Vanzetti emergevano come qualcosa più di semplici abbonati alla rivista. Fra i documenti confiscati vi sono due lettere spedite da Vanzetti al giornale, una foto che lo ritrae con Galleani e una cartolina, datata 10 agosto 1916, in cui Sacco scrive: ”Per tutto ciò che riguarda Cronaca Sovversiva sono con voi. Vostro per la rivoluzione.”
Il 18 luglio 1918 Cronaca Sovversiva fu costretta dal governo a cessare le pubblicazioni (anche se nel 1919 apparvero due numeri clandestini) ed entro la fine dell’anno i suoi militanti erano stati arrestati, espulsi dagli Stati Uniti o costretti alla clandestinità. Tuttavia, Cronaca Sovversiva continuò ad attirare l’attenzione dell’America.
Nella settimana precedente il Primo Maggio 1919 oltre due dozzine di pacchi contenenti esplosivo furono spediti a pubblici ufficiali e privati cittadini noti per le loro attività anti-radicali, gente come il Ministro della Giustizia A. Mitchell Palmer, il Commissario di Polizia Anthony Camminetti e John D. Rockefeller. La maggior parte di essi era stata coinvolta in azioni dirette contro Cronaca Sovversiva. Per un caso, quasi tutti i pacchi furono intercettati; soltanto uno esplose, ferendo due persone.
Lo shock provocato da questi falliti attentati non era ancora stato superato quando, il 2 giugno 1919, una serie di bombe, piazzate in nove luoghi diversi, fu fatta esplodere quasi contemporaneamente, causando due morti e molti danni materiali. L’esplosione più sensazionale avvenne a Washington, alla residenza del Ministro della Giustizia Palmer. Nello scoppio, che danneggiò severamente la casa del Ministro, morì l’uomo che stava piazzando la bomba; nelle sue tasche fu trovato un volantino che diceva: “...è guerra, guerra di classe, e voi siete stati i primi a iniziarla con le potenti istituzioni che chiamate ordine, con l’oscurità delle vostre leggi, dietro le pistole dei vostri stupidi schiavi...Viva la rivoluzione sociale! Abbasso la tirannia! I combattenti anarchici.”
In tutto il Paese Cronaca Sovversiva e Luigi Galleani erano citati sulle prime pagine dei giornali come i probabili autori delle due ondate di attentati. Tuttavia, le autorità non ostacolarono l’espulsione dagli Stati Uniti di Galleani e di altri otto anarchici del gruppo di Cronaca Sovversiva, che ebbe luogo il 24 giugno 1919.
Alcuni indizi spinsero il Dipartimento della Giustizia a sospettare che l’uomo rimasto vittima dell’attentato alla casa di Palmer fosse Carlo Valdinoci, il collaboratore di Galleani che era stato in Messico con Sacco e Vanzetti. Le autorità non riuscirono mai a provare definitivamente l’identità dell’attentatore, ma, da allora, di Valdinoci non si ebbero più notizie.
Le indagini furono continuate dal nuovo ed ambizioso capo della Divisione Generale Informazioni del Dipartimento di Giustizia, J. Edgar Hoover. I suoi sforzi condussero all’arresto di due stampatori di un piccolo giornale anarchico, Domani, Roberto Elia e Andrea Salsedo, intimi amici di Galleani e collaboratori di Cronaca Sovversiva. I due, accusati di aver stampato il volantino “Parole chiare”, furono arrestati alla fine di febbraio del 1920 e interrogati duramente sugli attentati del 1 maggio e del 2 giugno.
Nel frattempo, e precisamente il 15 aprile, era avvenuta una rapina con omicidio a South Braintree, Massachusetts. I criminali erano fuggiti.
Il 25 aprile un gruppo di anarchici, fra cui Sacco, Vanzetti e Felicani, si riunì alla sede del Gruppo Autonomo di East Boston in Maverick Square per organizzare degli aiuti a Elia e Salsedo. Non disponendo di molte informazioni, mandarono Vanzetti a New York City perché scoprisse cosa stava succedendo. Vanzetti andò da Carlo Tresca, buon amico di Felicani ed editore del giornale anarchico Il Martello. Tresca non sapeva molto, perché Salsedo ed Elia erano tenuti in isolamento, ma consigliò a Vanzetti di avvertire i compagni del Massachusetts di disfarsi di tutto il materiale compromettente in loro possesso; si prevedevano nuovi raid ed era consigliabile essere molto cauti.
Al suo ritorno a Boston il 2 maggio Vanzetti riferì l’avvertimento di Tresca. Durante la riunione domenicale del Gruppo di East Boston si decise che Sacco, Vanzetti, Riccardo Orciani, un amico di Sacco di Milford, e Mike Boda, quest’ultimo proprietario di un’auto, avrebbero raccolto ed eliminato il materiale pericoloso all’inizio della settimana seguente. Probabilmente Vanzetti ricordò a tutti che la domenica seguente a Brockton si sarebbe tenuto un incontro per raccogliere fondi per Salsedo ed Elia: egli era l’oratore designato.
Nelle prime ore del mattino del 3 maggio Salsedo, detenuto illegalmente e senza accuse dagli uomini del Dipartimento di Giustizia, precipitò dal quattordicesimo piano su un marciapiede di Manhattan. I suoi compagni anarchici accusarono gli agenti federali di averlo scaraventato dalla finestra durante un brutale interrogatorio di terzo grado; gli agenti federali sostennero che egli si era suicidato dopo aver confessato di essere l’autore del volantino “Parole chiare”. Il Boston Herald del 4 maggio pubblicò in prima pagina un articolo in cui affermò che Salsedo ed Elia avevano aiutato il Governo ad organizzare una retata dei membri del “gruppo di bombaroli di Galleani” che “avevano messo su la mortale cospirazione del giugno 1919”. Gli anarchici di Cronaca Sovversiva non erano più, come Galleani aveva un tempo affermato, “impossibili da catturare, ineffabili, inesorabili, come l’aria e come il destino”; ora un pezzo di America era diventata una zona di caccia per loro mortale.
Il 5 maggio Sacco e Vanzetti caddero in una trappola che la polizia aveva architettato per i presunti assassini di South Braintree. Anche Riccardo Orciani venne arrestato il giorno seguente, ma fu rilasciato nel giro di una settimana perché il suo alibi era inattaccabile.
In realtà, nella trappola avrebbero dovuto cadere altri due anarchici sospettati del crimine, Ferruccio Coacci e Mike Boda.
All’epoca dei fatti di Braintree Coacci viveva a East Bridgewater. Nel 1918 era stato arrestato dalle autorità locali, sotto la direzione del Dipartimento di Giustizia, in quanto immigrato anarchico sostenitore di Cronaca Sovversiva. Egli era pubblicamente noto come anarchico anche per via della sua attività con la Filodrammatica di Quincy e per la piccola biblioteca anarchica che aveva messo in piedi. Il suo nome era apparso spesso in Cronaca Sovversiva in calce a lettere e brevi note.
Il capo della polizia di Bridgewater, Michael Stewart, che aveva arrestato Coacci nel 1918, ammetterà di averlo sospettato del crimine di Braintree per il semplice fatto che, in quanto anarchico, lo riteneva capace di una simile azione. Dopo pochi giorni, però, Stewart spostò i suoi sospetti sul padrone di casa di Coacci, Mike Boda.
Il vero nome di Boda era Mario Buda, ma egli, a differenza di Sacco e Vanzetti, con cui era stato in Messico, non cambiò più il suo pseudonimo al ritorno in Massachusetts. Era stato identificato come membro di Cronaca Sovversiva da circa dieci anni. Inoltre, aveva fatto parte del Circolo Educativo Mazziniano di Roxbury, che aveva aperto una scuola anarchica per bambini, e da lungo tempo era membro del Gruppo Autonomo di East Boston. Nel 1916 era stato arrestato durante le violente manifestazioni contro la guerra nel North End di Boston e, attraverso i giornali, divenne noto come anarchico in tutta Boston. Stewart decise di usare l’auto di Boda per la trappola agli autori del crimine di Braintree.
La polizia non intendeva catturare Sacco e Vanzetti e prima del loro arresto probabilmente non sapeva nulla delle loro attività anarchiche, ma Stewart, appena li interrogò, cominciò a sospettare che appartenessero a Cronaca Sovversiva. Addosso a Sacco venne trovato una copia scritta a mano del volantino che annunciava l’incontro del 9 maggio a Brockton; il linguaggio usato era sufficiente per identificare i due come anarchici:

Lavoratore, tu hai combattuto tutte le guerre; lavorato per tutti i padroni; errato per tutte le patrie. Hai tu raccolto i frutti del tuo lavoro? Il prezzo delle tue vittorie? Ti conforta il passato? Ti sorride il presente? Ti promette il futuro? Hai tu trovato un lembo di terra su cui poter vivere umanamente e umanamente morire? A queste domande, su questo argomento, parlerà sul tema la lotta per l’esistenza, Bartolomeo Vanzetti.

Durante la perquisizione della stanza di Vanzetti dopo il suo arresto, la polizia trovò due lettere non ancora aperte di Carlo Tresca, spedite da New York City il giorno dopo la morte di Salsedo. In queste lettere, che la polizia ovviamente aprì, Tresca diceva a Vanzetti di sapere poco sulla morte di Salsedo e, cosa che aumentò l’interesse della polizia, ripeteva per scritto l’avvertimento dato a Vanzetti a New York City: “distruggi la presente; non conservate mai carte.”
Simili lettere, per di più scritte da un personaggio noto come Carlo Tresca, spinsero la polizia a investigare su Sacco e Vanzetti non soltanto per la faccenda di Braintree. Gli interrogatori che seguirono, infatti, riguardarono le loro convinzioni, i loro amici e le loro attività. I prigionieri, temendo di fare la fine di Salsedo, cercarono di fornire alla polizia la minima quantità di informazioni e talvolta mentirono. Furono queste menzogne a mettere in moto la macchina legale che avrebbe portato alla loro esecuzione.
Sacco e Vanzetti furono formalmente incriminati per i fatti di Braintree soltanto l’11 settembre, più di quattro mesi dopo il loro arresto. Il 16 settembre avvenne un fatto che attirò l’attenzione di J. Edgar Hoover e del Dipartimento di Giustizia sul caso Sacco-Vanzetti. Ci fu un’esplosione davanti alla Morgan Bank di Wall Street, a Manhattan, e trentatré persone rimasero uccise. I giornali conclusero rapidamente che si trattava di una rappresaglia della “banda Galleani” per l’incriminazione di Sacco e Vanzetti. In realtà, non fu mai provato che l’esplosione fosse stata causata da una bomba; nessuno venne arrestato per il fatto, né fu mai provato il coinvolgimento della “banda Galleani”.
Tuttavia, un agente in incognito venne piazzato nella cella accanto a quella di Sacco nella speranza di ottenere informazioni sulla faccenda e Hoover intensificò la ricerca della copia de La Salute è in voi che avrebbe dovuto essere in possesso del Dipartimento. Nei mesi precedenti, infatti, Hoover aveva raccolto tutto il materiale disponibile riguardante Cronaca Sovversiva, ma non era riuscito a mettere le mani sul manualetto che nel 1915 l’ispettore Tunney aveva sequestrato durante le indagini sul caso Abarno-Carbone.
Stranamente, pare che Hoover non abbia mai contattato l’ispettore Tunney, nè che fosse a conoscenza del libro di memorie da questi pubblicato nel 1919, Throttled (“soffocato”), in cui, oltre ad un resoconto del caso Abarno-Carbone, apparivano le fotografie di alcune pagine de La Salute è in voi.
Le autorità del Massachusetts che avevano a che fare con il processo erano consapevoli del legame ipotizzato fra i due anarchici, La Salute è in voi e l’esplosione di Wall Street. Lo dimostra il fatto che l’aula del tribunale di Dedham destinata al caso fu dotata di porte e serrande d’acciaio a prova di bomba.
Ricapitolando, Galleani aveva predicato dalle pagine di Cronaca Sovversiva la necessità di rovesciare il sistema capitalistico con mezzi violenti; le autorità, perciò, ritenevano altamente pericoloso il gruppo che gravitava intorno al giornale e, dal 1914 al 1919, avevano incessantemente cercato di annientarlo, sia con i metodi legali che con quelli illegali; Sacco e Vanzetti facevano parte della “banda Galleani” e le autorità lo sapevano da tempo. L’obiettivo che queste volevano colpire non erano i due anarchici come individui, ma l’organizzazione di cui erano membri, che si voleva definitivamente eliminare.
Questa storia, però, non venne a galla durante il processo. L’accusa si guardò ben dal tirarla fuori perché voleva che Sacco e Vanzetti fossero visti dall’opinione pubblica come due criminali comuni, evitando la “politicizzazione” del caso; inoltre, non voleva rischiare l’accusa di collusione con le autorità federali.
L’accusa, infatti, aveva segretamente agito in accordo con il Dipartimento di Giustizia piazzando una spia nella cella accanto a quella di Sacco per ottenere informazioni sull’esplosione di Wall Street; Sacco e Vanzetti erano stati circondati dal più imponente sistema di sicurezza mai visto in Massachusetts e la paura di un attentato aveva portato a “corazzare” l’aula e perquisire tutti gli spettatori.
Il Dipartimento di Giustizia, da parte sua, non aveva pubblicamente chiarito il suo ruolo nel caso e, durante il processo, intercettò illegalmente la posta del Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti, piazzò delle spie nello stesso Comitato, cercò di ottenere informazioni attraverso il Dipartimento di Stato e il Governo italiano sull’eventuale coinvolgimento di Sacco e Vanzetti in azioni terroristiche e, senza successo, cercò di ritrovare la copia perduta de La Salute è in voi.
Nemmeno la difesa menzionò i legami di Sacco e Vanzetti con il mondo anarchico, soprattutto con La Salute è in voi, per paura di pregiudicare la loro situazione in un periodo di cruda repressione contro gli immigrati radicali. Sacco e Vanzetti dichiararono in aula che l’auto di Boda serviva a trasportare in un posto sicuro della “radical literature”. Questa espressione era probabilmente un eufemismo, se è vero ciò che Fred Moore, avvocato della difesa, confidò allo scrittore Upton Sinclair alcuni mesi dopo l’esecuzione dei due uomini: Sacco e Vanzetti la notte dell’arresto nascondevano della dinamite. Questa spiegazione avrebbe permesso alla difesa di spiegare perché Sacco e Vanzetti mentirono durante gli interrogatori, ma avrebbe creato loro nuovi e gravi problemi.
Non è possibile stabilire con certezza se il Comitato Lowell e il Governatore Fuller, che si occuparono del caso dopo la sentenza del tribunale, conoscessero il contenuto de La Salute è in voi, ma va ricordato che il libro dell’ispettore Tunney che ne riproduceva alcune pagine era stato pubblicato a Boston nel 1919 e che una copia era disponibile alla Biblioteca Widener di Harvard dal gennaio 1920.

Infine, bisogna notare che il primo numero de La Protesta Umana, il giornale del Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti, intitolava: ”Mentre s’approssima il giorno dell’esecuzione i reclusi ammoniscono: la salute è in voi.” La dichiarazione scritta da Vanzetti e firmata anche da Sacco intitolata “Il testamento di quelli che stanno per morire” si conclude con le parole: “La salute è in voi.”

                       (Robert D'Attilio)


Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti 90/40 è il titolo di una campagna di Amnesty International per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo.