martedì 19 dicembre 2017

Sacco e Vanzetti 90/40 - L’anarchismo italiano negli Stati Uniti



Nel 2017 si è ricordato un duplice anniversario:
novanta anni fa, il 23 agosto del 1927, il calzolaio pugliese Nicola Sacco e il pescivendolo piemontese Bartolomeo Vanzetti, furono ingiustamente messi a morte sulla sedia elettrica per un crimine che non avevano commesso;

quaranta anni fa, nel 1977, Michael Dukakis, all’epoca governatore del Massachusetts, riconobbe ufficialmente l’errore giudiziario e riabilitò la memoria dei due italiani.


Il testo seguente è la traduzione di materiali presentati ad una conferenza sul caso Sacco-Vanzetti tenutasi alla Public Library di Boston nell'ottobre 1979. Li mise a disposizione dello scrivente il professor Marcello Garino, rappresentante negli anni '70 del Comitato Provinciale Sacco e Vanzetti di Cuneo, che nel 1977 aveva accompagnato negli Stati Uniti la sorella di Bartolomeo Vanzetti, Vincenzina, e che partecipò alla conferenza del 1979. Le relazioni vennero pubblicate nel 1982 in Sacco-Vanzetti: Developments and Reconsiderations - 1979. Conference Proceedings, Boston, Trustees of the Public Library of the City of Boston - 1982; la pubblicazione è consultabile gratuitamente sul sito https://archive.org 



Non ci si può occupare di Sacco e Vanzetti senza parlare dell’anarchismo e, in particolare, del movimento anarchico italiano in America. L’ideale anarchico fu la passione dominante nelle vite di Sacco e Vanzetti. Per avere un’idea della profondità di questa passione si può leggere una lettera scritta nel 1923 da Vanzetti a Victoria MacMehan, una donna dell’upper class di Boston che gli diede lezioni di inglese in prigione. Vanzetti scrive:
Cara amica, per me l’anarchia è bella come una donna, forse ancor di più, poiché comprende tutto il resto oltre a me e lei. Calma, serena, onesta, naturale, vivida, fangosa e celestiale allo stesso tempo, austera, eroica, impavida, fatale, generosa e implacabile, essa è tutto questo e ancor di più.”
La storia del movimento anarchico italiano in America comincia attorno al 1880, con l’inizio dell’emigrazione di massa italiana verso gli Stati Uniti. Gli emigrati sono prevalentemente contadini e operai, ed è da questi strati della società italiana che proviene la maggior parte degli anarchici. In America i grandi capitalisti stanno costruendo le loro fortune sullo sfruttamento della manodopera immigrata. Gli emigrati italiani si trovano a vivere e lavorare in condizioni estremamente difficili e questa situazione favorisce la diffusione delle idee anarchiche.
Il primo gruppo si forma nel 1885 a New York, che diventerà il centro principale dell’anarchismo italiano in America, ed assume il nome di Gruppo Anarchico Rivoluzionario Carlo Cafiero. Cafiero era uno dei più famosi leader anarchici attivi in Italia alla fine del diciannovesimo secolo. Un altro gruppo con lo stesso nome nasce due anni dopo a Chicago, il più importante centro dell’anarchismo italiano nel Midwest. Nel 1888 compare il primo giornale pubblicato da anarchici italiani negli Stati Uniti. Si chiamava semplicemente L’Anarchico, ed era realizzato dal gruppo di New York.
Da New York e Chicago il movimento comincia a diffondersi parallelamente all’aumento del numero degli immigrati. All’inizio è concentrato nelle grandi città portuali della costa orientale, in cui gli immigrati tendono a stabilirsi appena giunti in America. Di conseguenza, dopo il 1890 si formano gruppi di anarchici italiani a Boston e Filadelfia. Dall’est, il movimento filtra gradualmente verso ovest, e piccoli gruppi appaiono a Pittsburgh, Cleveland e Detroit. Nel 1894, infine, il movimento è ormai diffuso anche sulla costa del Pacifico, e viene fondato il primo gruppo anarchico italiano a San Francisco.
Fra gli eventi che contribuirono alla formazione di questi gruppi va ricordato il caso Haymarket negli anni 1886-87. Il 4 maggio 1886 un’esplosione in Haymarket Square a Chicago causò la morte di sette poliziotti. L’undici novembre 1887 quattro anarchici, ritenuti responsabili del fatto, furono impiccati ed un quinto si suicidò in cella. Inoltre, le autorità cercarono di stroncare il movimento anarchico sia a Chicago che a New York. Questa vicenda, però, insieme al fatto che i quattro anarchici fossero stati condannati benché la loro innocenza fosse evidente, stimolò la crescita del movimento fra gli immigrati così come fra gli americani, e, dopo il 1887, si registrò un rapido aumento del numero dei gruppi anarchici italiani.
Un secondo evento di grande importanza fu l’arrivo dall’Italia di una serie di famosi scrittori e oratori anarchici. Il Governo italiano, costringendo questi personaggi all’esilio, involontariamente contribuì, e non poco, alla diffusione dell’anarchismo nel mondo. La prima figura di spicco che giunse negli USA fu Francesco Saverio Merlino, originario di Napoli, che arrivò a New York nel 1892. Avendo vissuto per alcuni anni a Londra prima di trasferirsi negli Stati Uniti, Merlino parlava inglese abbastanza bene, oltre ad essere un buon oratore in italiano. Di conseguenza, non solo riuscì a fondare uno dei primi giornali anarchici italiani d’America, Il Grido degli Oppressi, ma diede anche vita ad un giornale anarchico in lingua inglese, chiamato Solidarity, che si rivolgeva sia agli americani che agli italiani che cominciavano a imparare l’inglese. Inoltre, Merlino tenne delle conferenze in varie città, trascorrendo alcuni mesi a Chicago. La sua propaganda orale e scritta diede un forte impulso all’anarchismo, ed il suo ritorno a Londra nel 1893 fu una sfortuna per il movimento.
Merlino fu solo il primo di una serie di portavoce dell’anarchismo. Il secondo, Pietro Gori, sbarcato a New York nel 1895, trascorse un anno negli Stati Uniti ed ebbe un impatto ancora maggiore sulla crescita del movimento. Come Merlino e Galleani, egli era un avvocato. Questi leader, provenienti da famiglie delle classi medio-alte, erano simili agli anarchici russi come Bakunin e Kropotkin, che predicavano la rivoluzione al popolo, nei cui confronti si sentivano debitori. Gori, di origine messinese, era anche un poeta e un drammaturgo, e le sue opere erano spesso recitate e rappresentate ai raduni anarchici in Nord e Sud America e in Europa. Durante il suo soggiorno negli USA Gori organizzò da 200 a 400 incontri. Per attirare i passanti, era solito cominciare a cantare accompagnandosi col mandolino, prima di parlare dell’anarchia. Assomigliava ad un menestrello girovago e ad un predicatore religioso che, da Boston a San Francisco, diffondeva il vangelo dell’anarchia. Purtroppo, Gori si ammalò al suo ritorno in Europa, e morì nel 1911.
Meno noto di Merlino e Gori, ma altrettanto importante, fu Giuseppe Ciancabilla, romano, che arrivò in America nel 1898 e si stabilì a Paterson, nel New Jersey, una delle roccaforti dell’anarchismo italiano. Egli divenne il direttore de La Questione Sociale, una rivista alla cui fondazione nel 1895 aveva collaborato anche Gori, e che era al momento uno dei principali organi dell’anarchismo italiano negli Stati Uniti. Ciancabilla in seguito si trasferì a ovest, stabilendosi fra i minatori italiani di Spring Valley, nell’Illinois. Dopo l’assassinio del Presidente McKinley nel 1901, la polizia fece delle retate fra gli anarchici, e Ciancabilla fu fra gli arrestati. Costretto a lasciare Spring Valley prima e Chicago poi, raggiunse San Francisco. Qui, mentre dirigeva La Protesta Umana, si ammalò improvvisamente e morì nel 1904, all’età di 32 anni.
Due dei più famosi leader anarchici italiani sono Errico Malatesta e Luigi Galleani. Malatesta, campano, anch’egli proveniente da una famiglia della classe media, giunse negli Stati Uniti nel 1899, ma a differenza di altri esponenti del movimento, vi si fermò solo pochi mesi. Anch’egli assunse la direzione de La Questione Sociale, tenne numerose conferenze e contribuì allo sviluppo del movimento. Durante una delle sue conferenze, a West Hoboken, nel New Jersey, un uomo di nome Domenico Pazzaglia gli sparò ad una gamba, per motivi mai chiariti. Malatesta non rimase ferito gravemente e non sporse nemmeno denuncia. Questo episodio, però, viene ricordato anche perchè l’uomo che disarmò Pazzaglia non era altri che Gaetano Bresci, l’anarchico di Paterson che l’anno seguente, il 1900, tornerà in Italia ed assassinerà il re Umberto I a Monza.
Luigi Galleani, nato in Piemonte, fu senza dubbio la figura più importante del movimento anarchico italiano in America. Per Sacco e Vanzetti era il principale punto di riferimento. Nel 1902 fu uno dei leader dello sciopero di Paterson. Accusato di aver istigato i disordini che seguirono, fu arrestato, ma riuscì a fuggire in Canada. Poi, sotto falso nome, si rifugiò a Barre, nel Vermont, altra roccaforte anarchica italiana. Il gruppo anarchico di Barre era stato fondato nel 1894 dai tagliapietre arrivati da Carrara. Fu qui che Galleani lanciò il famoso Cronaca Sovversiva, uno dei migliori giornali anarchici in assoluto. Da Barre, Galleani spostò nel 1912 la sede del settimanale a Lynn, nel Massachussetts, dove esso continuò ad uscire fino al 1918, quando fu soppresso dal governo statunitense.
Galleani era un irriducibile internazionalista, che si oppose alla Prima Guerra Mondiale con tutta la forza della sua eloquenza. Era un grande oratore, uno dei più grandi del movimento anarchico insieme a Johann Most, Emma Goldmann e Sébastien Faure. Sapeva catturare e trascinare gli ascoltatori, parlando con spontaneità e vigore, e i suoi seguaci lo riverivano come un patriarca. Il suo slogan era: “Contro la guerra, contro la pace, per la rivoluzione sociale.” Nella sua concezione, il compito degli anarchici non era fare la rivoluzione, ma dare l’esempio, educare il popolo affinché questo facesse la rivoluzione. L’esempio richiesto consisteva nel ribellarsi all’oppressione e aiutare gli oppressi, proponendo uno stile di vita alternativo basato sul mutuo aiuto. Dopo che, nel 1918, il governo fece chiudere Cronaca Sovversiva, Galleani fu arrestato con l’accusa di ostacolare lo sforzo bellico. Nello stesso anno fu rispedito in Italia. Quando Mussolini salì al potere, fu mandato al confino, e morì nel 1931, all’età di 71 anni.
Il grosso del movimento anarchico era costituito da operai. In particolare, a New York e Boston l’anarchismo era ben radicato fra i lavoratori tessili e fra gli edili, e a Paterson nelle grandi seterie. A Barre lo era fra gli operai delle cave, a Lynn nei calzaturifici, e a Filadelfia nelle fabbriche di sigari. A Tampa, in Florida, fin dagli anni ottanta vi era una solida comunità anarchica fra i lavoratori spagnoli e italiani delle fabbriche di sigari, tanto che essi, mentre rollavano i sigari, avevano un lettore seduto su una piattaforma sopraelevata che leggeva opere anarchiche e socialiste. Gli anarchici italiani erano molto numerosi anche fra i minatori in Pennsylvania e in Illinois, e in vari settori a Cleveland, Chicago, Detroit, San Francisco e Los Angeles.
Ideologicamente, gli anarchici italiani si dividevano in quattro categorie: Anarco-Comunisti, Anarco-Sindacalisti, Anarco-Individualisti e anarchici “semplici”. Fra di essi, comunque, non vi erano rigide divisioni, e spesso le etichette si sovrapponevano. Vanzetti, per esempio, si considerava un Anarco-Comunista, cioè rifiutava non solo lo Stato ma anche la proprietà privata. Gli Anarco-Sindacalisti, sui quali aveva una grande influenza Carlo Tresca, si affidavano al movimento sindacale, movimento che, invece, gli Anarco-Comunisti cercavano di scansare perchè temevano che dal sindacato potesse emergere un “boss” con speciali privilegi e autorità. Il terzo gruppo, gli individualisti, guardava con sospetto sia il comunitarismo che il sindacalismo degli altri, in quanto minacciavano l’autonomia degli individui. Il loro ispiratore era il filosofo tedesco Max Stirner, autore de L’unico e la sua proprietà. Essi pubblicarono alcuni fra i più interessanti periodici anarchici italiani, fra cui Nihil e Cogito, ergo sum, stampati a San Francisco all’inizio del novecento, e Eresia, che uscì a New York una ventina di anni dopo. Il quarto gruppo consisteva di anarchici puri e semplici, che si rifiutavano di aggiungere un prefisso o un suffisso al loro nome. Talvolta si definivano “anarchici senza aggettivi”, e la figura che più ammiravano era Errico Malatesta.
Molti anarchici italiani, quindi, tendevano ad evitare i sindacati. Per questo motivo, essi non svolsero un ruolo notevole nel movimento sindacale organizzato americano, diversamente, per esempio, dagli anarchici ebrei, che occupavano un’importante posizione nel sindacato tessile. Gli italiani non erano completamente assenti dai sindacati, ma erano sospettosi di ogni organizzazione formale che potesse irrigidirsi in forme gerarchiche e autoritarie. Gli anarchici russi, al contrario, organizzarono un Sindacato dei Lavoratori Russi in Stati Uniti e Canada che giunse a contare circa diecimila membri. Gli italiani evitarono questo tipo di attività, accontentandosi di partecipare agli scioperi e alle dimostrazioni. Sacco e Vanzetti presero parte agli scioperi in Massachussetts, più precisamente a Hopedale Sacco e a Plymouth Vanzetti.
Formando gruppi, pubblicando riviste, scioperando per ottenere migliori condizioni di lavoro, gli anarchici italiani crearono una società alternativa, nettamente diversa da quella capitalista che essi biasimavano. Essi avevano i loro circoli, le loro credenze, in una parola la loro cultura. Costruivano il loro mondo nel bel mezzo del sistema a cui si opponevano. Piuttosto che aspettare alla maniera dei Millenaristi l’arrivo di una “età dell’oro”, essi cercarono di realizzare l’ideale anarchico nella vita quotidiana, ritagliandosi uno spazio negli interstizi del capitalismo americano. Formarono delle piccole enclave, dei piccoli nuclei di libertà, sperando di riuscire a diffonderli e a moltiplicarli fino a coprire il mondo intero. Il senso dei loro sforzi si può riassumere con una frase di Malatesta: “Il punto non è realizzare l’anarchia oggi, domani o fra dieci secoli, ma camminare verso l’anarchia oggi, domani e sempre.” Dopo aver lavorato dieci o dodici ore in fabbrica o in miniera, tornavano a casa, cenavano e poi andavano al loro circolo anarchico, dove sfornavano pamphlet e giornali con stampatrici di fortuna, lavorando di sera e di domenica. Circa 500 giornali anarchici furono pubblicati negli Stati Uniti fra il 1880 e il 1940, in una dozzina di lingue diverse. Di questi, un centinaio erano in italiano. Oltre alle riviste, fu data alle stampe una marea di libri e pamphlet.
Gli anarchici italiani organizzavano, inoltre, una vasta gamma di attività sociali: orchestre, compagnie teatrali, picnic e gite, conferenze e spettacoli di intrattenimento. I picnic, in particolare, erano occasioni importanti non solo perchè si ballava, si beveva vino e ci si divertiva, ma anche perchè si raccoglievano fondi per finanziare i giornali.
Le conferenze erano un’altra attività molto frequente. Si svolgevano di solito in sale affittate per l’occasione o in circoli anarchici, fra cui il Gruppo Autonomo di East Boston, il Gruppo Diritto all’Esistenza di Paterson, il Gruppo Gaetano Bresci di East Harlem e il Circolo di Studi Sociali, che aveva sedi in varie città. Questi gruppi erano elencati sui fogli anarchici, insieme ai contributi versati dai loro membri. Furono questi contributi a tenere in vita il Comitato di Difesa Sacco-Vanzetti per sette anni.
Un aspetto particolarmente interessante della controcultura anarchica italiana erano le compagnie teatrali amatoriali, che mettevano in scena centinaia di opere, fra cui quelle, come Il Primo Maggio, di Pietro Gori. Un altro dramma spesso recitato era I Martiri di Chicago, ispirato al caso Haymarket. A New York c’era una “Pietro Gori Dramatical Society” che rimase in vita fino al 1960, e che si dissolse solo per la morte dei suoi membri.
La cultura alternativa anarchica era diffusa anche attraverso scuole, spesso intitolate a Francisco Ferrer, educatore spagnolo e martire del movimento. Queste scuole erano definite Moderne, perchè miravano a fornire un’educazione scientifica, in contrapposizione alle scuole parrocchiali, intrise di dogmi e superstizione religiosa, e a quelle pubbliche, in cui si insegnava a venerare generali e presidenti. Nelle Scuole Moderne i bambini venivano educati in un’atmosfera di libertà e spontaneità, studiavano le lotte operaie e i principi rivoluzionari, e imparavano a vivere e pensare liberamente. Le lezioni si tenevano di sera e di domenica, ed erano frequentate sia da bambini che da adulti.
Invece di celebrare il Natale, la Pasqua o il Giorno del Ringraziamento, gli anarchici festeggiavano il Primo Maggio, l’anniversario della Comune di Parigi il 18 marzo, e l’anniversario delle esecuzioni di Haymarket l’11 novembre. Ogni anno, in tutti gli Stati Uniti, si commemoravano queste ricorrenze, che talvolta diventavano occasioni per battezzare i bambini, non con nomi di santi, ovviamente, ma con i nomi dei grandi ribelli. Un nome molto amato era Germinal, dal titolo del romanzo di Zola, assai popolare fra gli anarchici dell’epoca. Talvolta i bambini venivano fatti battezzare da personaggi di spicco del movimento, come accadde a Emma Goldmann durante un tour di conferenze che tenne nel 1899.
Sacco e Vanzetti parteciparono a questo movimento e a queste attività. I loro nomi e i loro contributi si trovano sulle pagine di Cronaca Sovversiva. Parteciparono alle conferenze di Galleani. Volantinarono per pubblicizzarle e fecero circolare giornali e pamphlet. Andarono ai concerti e ai picnic. Recitarono negli spettacoli teatrali e contribuirono all’organizzazione degli scioperi. Quando fu arrestato, Vanzetti fu trovato in possesso della bozza di un volantino per una dimostrazione di protesta da lui preparato. In prigione continuò a scrivere articoli per la stampa anarchica, che apparvero su L’Adunata dei Refrattari, un giornale che cessò le pubblicazioni soltanto nel 1971. Attraverso le loro lettere e i loro discorsi nelle aule dei tribunali, Sacco e Vanzetti continuarono a lavorare per diffondere le loro idee.
Prima della Grande Guerra gli anarchici credevano che la rivoluzione fosse possibile e niente affatto remota. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, nel 1917, una grande ondata di repressione fu scatenata contro i movimenti radicali in tutto il Paese. La guerra significò il trionfo del capitalismo finanziario e dell’apparato statale, e diede al governo, alle industrie e alle banche l’opportunità di distruggere, in nome della sicurezza nazionale e dello sforzo bellico, il Partito Socialista, il sindacato IWW, il movimento anarchico e tutti i movimenti rivoluzionari. Al momento dell’arresto di Sacco e Vanzetti questo lavoro era ormai compiuto. Dopo la guerra, inoltre, molti leader anarchici, fra cui Luigi Galleani, Emma Goldmann e Alexander Berkman, furono espulsi dagli Stati Uniti. Il movimento anarchico italiano non scomparve del tutto, ma cessò di essere una forza significativa. I suoi giorni erano contati, e i tagli all’immigrazione diedero il colpo di grazia.

Nel 1919 c’erano state le ultime grandi rivolte dei lavoratori, e molti hanno visto nel 1920 la data d’inizio della storia dell’America moderna. Negli anni venti l’industria adotta una nuova strategia nei confronti dei lavoratori. Il consumismo, l’aumento dei salari e la pubblicità su larga scala vengono usati per integrare i lavoratori nella struttura sociale. In questo meccanismo rientrano la nascita dei mezzi di comunicazione di massa e della cultura di massa. I simboli della “American way of life” appaiono e si diffondono attraverso riviste e film. Va ricordato, però, che proprio grazie ai mass media come il cinema il caso Sacco-Vanzetti acquistò notorietà in tutto il mondo, cosa che non avrebbe potuto avvenire pochi anni prima.

(Paul Avrich, Queens College, City University of New York)


Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti 90/40 è il titolo di una campagna di Amnesty International per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo.

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