mercoledì 22 marzo 2017

La Transiberiana corre attraverso l'anima russa


Fernanda De Giorgi e Fulvio Lupo sono autori di manuali di Geografia per le scuole superiori in cui propongono  lo strumento della Geoletteratura: brani di letteratura, introdotti dagli autori, che accompagnano gli studenti alla comprensione dei Paesi del mondo. De Giorgi è anche autrice delle Anime dei luoghi, composizioni in forma poetica che uniscono geografia, storia, letteratura e esperienza di viaggio. Quella che segue, presentata e annotata dalla stessa autrice, è l'Anima che ha dedicato alla Transiberiana.


L’Eurasia è un unico immenso continente , poiché nessun ostacolo fisico interrompe la continuità tra i territori. Il confine tra Asia ed Europa è, di fatto, invisibile e ciò ha favorito da sempre i flussi migratori in ogni direzione. Ciò che, a volte, separa, in questa landa sconfinata è un confine impalpabile, reale più nella mente che sul suolo.
Anche quando, all’inizio del secondo millennio d.C. la “Res publica Cristiana” difendeva la propria alterità di fronte al mondo islamico e al mondo baltico, il confine era, comunque, mobile e oscillante. Quel Limes non impedì mai, a pellegrini e a mercanti curiosi e intraprendenti, di spingersi oltre.
Già Alessandro il Macedone si era lasciato incuriosire dalle meraviglie dell’Oriente e si spinse con i suoi eserciti fino al fiume Indo. E poi nel XIII sec. i veneziani Niccolò, Matteo e Marco Polo, percorrendo la via della seta, giunsero in Cina (al Chatai).
I percorsi verso Oriente erano battuti soprattutto da carovane formate da uomini a piedi, o a cavallo, da mezzi trainati da animali, da lunghe file di camelidi. I territori attraversati erano vari, spesso difficili e ostili. Verso la fine del XIX sec. l’idea di una ferrovia che collegasse l’Europa orientale con l’Estremo oriente sembrò un’idea innovativa geniale e permise l’attraversamento di chilometri di lande fino ad allora spopolate. Il fascino di andare verso il sole che sorge è ancora oggi vivo e la Transiberiana è uno dei modi per inoltrarsi verso la sconfinata “terra dormiente”*. Il viaggio sulla strada di ferro più lunga del mondo offre il vantaggio della lentezza e permette di avvicinarsi con discrezione al misterioso mondo russo.

* Siberia significa terra che dorme



LA TRANSIBERIANA


Viaggiare sulle rotaie ha antico fascino:

il monotono scivolare sulla strada ferrata è come nenia

 che culla e  intrattiene in vagabondi percorsi di immagini e pensieri.

Davanti allo sguardo assente,

 pennellate di paesaggio sfilano e si rincorrono,

 mentre ricordi e malinconie, sedimentate nel profondo, riaffiorano.

L'immobilità del corpo, comodamente rilassato,

agevola il libero fluire nei meandri della mente. 
 Lontani dai ritmi celeri e frenetici, ci si può concedere

il piacere di un andare senza fretta,

 in cui spazi e tempi assumono andature più lente.

Però, solo una vocazione permanente alla pacata esplorazione

di mondi nuovi, della Terra e dello Spirito,

può spiegare la scelta singolare di un viaggio

in cui il treno diventa dimora per settimane.

La ferrovia più lunga del mondo

offre questa occasione imperdibile

proprio a pionieri di pazienza, curiosità, con attitudine a lunghe attese.

...E può offrire sorprese e rivelazioni inaspettate e di ogni genere.



Prendere posto sulle carrozze del Rossiya  numero 1/2,

per lasciarsi alle spalle una Mosca notturna è una scelta avventurosa

che ripagherà il viaggiatore con speciali ricompense.

La Transiberiana è itinerario singhiozzante,

 in cui il ritmo di marcia deve concedere soste esplorative continue.

Come Via Maestra, la più famosa strada di ferro, indica diramazioni,

nelle quali inoltrarsi in libertà per indagare nei misteridi luoghi e di anime.

La grande traversata, che collega due continenti,

avvicina con discrezione personaggi intriganti e sconosciuti,

 appartenenti ad un Popolo, sintesi di più Popoli,

che, come direbbe FjodorTjutcev (1), non con la ragione, ma solo col cuore, può essere compreso.



Il treno scorre, come nastro lento tra tralicci, cementi, paesaggi naturali

e... secoli di storia.

Le guglie di Vladimir (2) e gli emisferi dorati delle cattedrali si stagliano sulle colline..

e raccontano di vicini prati fioriti, di rintocchi di campane, di canti mattutini di galli a Suzdal (3).

Atmosfere medievali son sospese sulla più bella città dell'Anello d'oro(4),

dove la luce aurea e l'azzurro di cupole e campanili multiformi,

colorano di fiabesco l'affascinante scenario rurale.

Leggende regali (5)echeggiano tra silenzi di conventi e monasteri.

Profumi di legno e di vita contadina invitano al purificante rito della “bania”



L'antica Rus(6) cede gradualmente spazio alla Russia.

 Da qui in poi, i racconti parleranno di zar,

 di uomini che esplorarono e colonizzarono i territori selvaggi dell'Est,

poiché, se in America il pioniere ha inseguito il sole che cade,

 qui è andato incontro al sole che sorge.

Da qui in poi il viaggiatore deve disporsi a captare avventure imperdibili:

città affascinanti di artisti, spazi rurali e naturali, luoghi impenetrabili ed impervi

che costellano il percorso di sorprese.

Ultima stazione dell'antica Rus è Nizhny-Novgorod, tra le rive del Volga e dell'Oka,

le cui acque offrono riflessi suggestivi alle possenti mura

 e alle undici torri del Cremlino cinquecentesco

e magnificano l'imponente cattedrale di Nevsky.

Lo specchio fluviale lambisce antichi quartieri mordvini(7) di traballanti case in legno.

L'amara verità su miseria, ignoranza, tirannia

qui trovò voce nella penna di Gorky (8)

e qui la scelta di Sakharov (9) affisse icona alla libertà.



L'ansimante serpente metallico punta ai piedi degli Urali,

ma antiche leggende di condottieri dell'Orda d'oro (10)e del “terribile” Ivan(11),

spingono i più curiosi lungo una deviazione verso sud,

dove l'antica capitale del khanato altaico (12) sfoggia le candide mura calcaree

dello splendido Cremlino, dominante sulle acque del Volga e del Kazanda,

mentre la grandiosa moschea di Kul Sharip, dà testimonianza

dell'anima islamica di Kazan, capitale dei Tatari,

e mette in ombra le non meno affascinanti cattedrali ortodosse e il campanile della Teofania(13).

Intanto a quindici ore di distanza, verso est, i musei di Perm attendono per dischiudere

al viaggiatore gli antichi fasti del regno medievale ugrofinnico(14),

ma anche fantasmi inquietanti di un passato più recente

che aleggiano tra le sale del “Perm 36”(15), a testimonianza della vergogna dei Gulag.

Altre atmosfere, magiche, da “brivido”, attraggono un po' più in là,

nella Grotta di Ghiaccio di Kungur.

Ma la storia violenta di “Madre Russia” si riaffaccia a Ekaterinburg, in foibe di antiche miniere,

testimoni dell'atroce agonia dei Romanov.(16)



Il mitico convoglio accede in terra asiatica, poi si libra, in aerea sospensione,

 sulle sei campate del ponte sull'Irtysh (17).

Poco distante Omsk narra l'amarezza dell'esilio di Dostoevskij,(18) il sognatore

che pose speranza e fede nella possibilità di riscatto e di grandezza del suo popolo,

ma ne fu, anche, profondo conoscitore e indagatore della sua anima.

Egli comprese la forza, la fatica nella lotta, la dignità difesa,

pur tollerando soprusi e ingiustizie, di un popolo,

 i cui occhi di ghiaccio mascherano una profonda umanità, 
 fatta di religiosità e misticismo, ma anche di sarcasmo, tenacia, resistenza,
 determinazione, paura, remissione, fatalismo, malinconia..

Questa gente, dall'aspetto europeo e dal cuore asiatico, può essere avvicinata

solo con un atto di grande fede, la stessa che ogni russo ripone nella terra madre.

Un brulichio di questa umanità chiusa e impenetrabile attende a Novosibirsk,

ammassata, trascinante pacchi, scatoloni da trasloco, povere valigie..

Si affretta a prendere posto sulle carrozze, si sistema senza pretese.

Fuori, sulla passerella del binario, le babushke si prodigano

 per offrire ai passeggeri pesce affumicato, “pelmeni”(19),

il profumo dei “pizozhki”(20), “medovukha”(21).



Sulle note della balalaika, il lento cullare del treno riprende e il film dei paesaggi

 continua a scorrere oltre i finestrini tra boschi impenetrabili di conifere,

 tra perduti villaggi ingoiati dalla taiga, che, tenace resiste al dominio dell'uomo

 e riconquista i suoi spazi.

La natura violata, oltraggiata, riecheggia di urla e lamenti, ormai caduti nel silenzio,

 di creature  umane, condannate a sofferenze e a fatiche da Sistemi e da Progetti non condivisi...



E ancora..binari arrugginiti, rottami di macchinari e vagoni, scheletrici capannoni di industrie

figlie dei Piani Quinquennali...(22) Tutto fagogitato da fitta vegetazione!

...E cieli di piombo..e acquitrini..e ponti come zampe di ragno sulle sponde dei fiumi..

E quando lo sguardo ritorna all'interno, magneticamente soggiogato dal “samovar”(23)

che scandisce le ore col rito del the,

accompagnato da biscottini che una sorridente, sconosciuta passeggera offre,

quell'umanità si scopre arricchita di nuove presenze: occhi a mandorla  “nanai” e “buriati”!(24)



La campagna all'esterno, intanto, si trasforma e i brutti insediamenti dell'era sovietica

lasciano spazio a piccole “dacie”(25), in cui il tempo libero

riporta al contatto con la terra, fonte di gratificazione e piacere per l'anima russa.



Ci si avvicina  agli abissi del lago più antico del mondo,

 le cui gelide profondità celano segreti di morte...

Lo annunciano le “izbe” (26)dalle finestre intagliate e dipinte, i merletti di legno di Irkutsk

 e l'imponente Roccia dello Sciamano (27) che antichi miti buriati vestono di vendetta e leggenda.

La notte sul Baikal risuona dei lamenti dell'omul(28)e del sordo graffiare

di artigli della nerpa(29) dagli occhi languidi e dal muso tondo;

 la superficie lacustre scintilla  dei rossi bagliori del golamianka(30)

e si anima del brulicante volteggiare di friganee.(31) 
 Costeggiano il freddo specchio turchino strette ripide vallate, gelate pareti scoscese ,

luoghi impenetrabili, in cui la strada di ferro si addentra, divorata da profonde gallerie di pietra.

E' questa la tratta della transiberiana che ha preteso più vite umane e ..italo ingegno.

Strapiombi bizzarri nelle sculture rocciose dello “Stolby”,(32)

affascinanti ponti sull'Amur, anfratti sulla sponda meridionale,

possono essere ammirati se a bordo dei corti treni “matanya”, tra Slyndyanka e Port Baikal.



Lasciate le rive maestose del grande lago, la valle del Selenghe

si allarga verso le più orientali steppe dei cacciatori cosacchi e dei mercanti di pelli,

dove il “ Burian” sfreccia sibilando e trascinando con sé nugoli di polvere e odore di pioggia.

Nella “terra che dorme” le notti di tempesta vedono la luna spuntare violentemente,

 purpurea e scura tra nembi e tenebre, mentre il tuono rotola nel buio arrabbiato

 e spalanca all'improvviso la bocca in fiati di fuoco bianco.

Ulula  nella Riserva del Burguzinil lupo, signore qui, più che in ogni altra parte del mondo.



A poca distanza l'asiatica Ulan –Ude è stazione lungo la ricca strada carovaniera del the;

 i suoi totem guardano,  in lontananza, le ali dorate del tetto di un tempio buddista buriate

 e prati verdi con campi di “yurte”(33) e con profumo di “airag” (34).

La steppa ondulata si alterna a colline coperte di boschi

 e declina nelle ampie vallate fluviali dell'Amur e dell'Ussuri.

 Nelle verdi distese la cittadina diAginskoe, a  sud di Chita,

mostra antichi “datsan”(35) buddisti, in stile tibetano.

 Poco più distante Alkhanay  offre in uno scrigno di colline e foreste un piccolo stupa(36)

e la mitica Porta di Shambala (37), finestra di pietra sul paradiso buriate:

 i  padiglioni colorati del monastero di Sangri-La, immaginato da Hilton in “Orizzonte perduto”(38),

possono trovare qui fantasiosa collocazione, aggrappati al fianco della montagna

con grazia delicata, come petali di un fiore.

Lo splendore del quinto“Monte Sacro” si traduce qui in armonia

che fonde la materia con lo spirito in pratiche meditative e in rilassanti birdwatching.

Ancora chilometri nella monotona taiga ed ecco Khabarovsk

coni suoi incantevoli edifici di epoca zarista, affacciati sull'Amur.



E, anticipando di sette ore l'alba di Mosca, verso l'estremo Oriente,

il “Signore dell'Est” (39) si illumina di rossi chiarori,

coronato da cime appuntite e da intrecci di insenature:

 ecco la “Baia del corno d'oro”!

Un susseguirsi di moli orla la riva e, poco distanti,

le isole di Popov e di Russky offrono lidi e gradevole balneazione al passeggero, 
 giunto finalmente a destinazione, in acque “pacifiche”.
Sotterranei fortilizi sventrano il capolinea orientale della transiberiana,

 mentre in superficie un arco di trionfo rende omaggio

alla regale presenza dello zarevic Nicola II durante il battesimo della più ardita ferrovia del mondo.

Il presente testo è stato presentato il 22 marzo 2017 al corso di Geoletteratura organizzato dall'Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, presso il Liceo Avogadro di Torino.
 
Note:
(1)                 FjodorTjutcev (1803-1873) eminente poeta e diplomatico russo; si occupò delle relazioni tra la Russia e la civiltà occidentale e scrisse sulla natura e sulla sorte umana
(2)                 Vladimir, città dell’Anello d’oro, dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità
(3)                 Suzdal, antica capitale del Principato di Rostov-Suzdal. Tra gli edifici più tristemente  noti vi è il Convento femminile dell’Intercessione della Vergine, dove venivano recluse le principesse e le zarine cadute in disgrazia. Anch’essa fa parte dell’Anello d’oro
(4)                Anello d’oro, nome moderno attribuito a un gruppo di otto antiche città, ritenute culla della civiltà russa
(5)                Leggende regali. Una delle leggende più note narra che nel Convento dell’Intercessione fu reclusa Solomia Saburova, prima moglie di Vasili III (1520) per presunta sterilità. In realtà la zarina era incinta e partorì un figlio che segretamente fece adottare, per paura della rivalità tra lui e il futuro erede ufficiale di Vasili, Ivan (il Terribile) nato dal secondo matrimonio dello zar. La donna fece credere che il bambino era nato morto.
(6)               Antica Rus, antico stato monarchico sorto verso la fine del IX secolo lungo le sponde del fiume Dnepr e fondato da tribù chiamate Rus
(7)              Antichi quartieri mordvini, i Mordvini erano popolazioni giunte dal Nord (popoli finnici, oggi chiamati anche Sami) che si erano stanziate lungo le rive del Volga
(8)              MaksimGorky, celebre scrittore della fine dell’800. Orfano, fu avviato all’amore per la letteratura dalla nonna. Imparò a scrivere grazie al cuoco di bordo di un battello sul Volga su cui lavorava come sguattero. Divenne poi giornalista e analizzò le cause della miseria russa.
(9)             Sahkarov, fisico sovietico del ‘900, ha contribuito alla messa a punto della bomba all’idrogeno, anche se si è battuto in favore dei diritti civili ed è stato insignito del Nobel per la pace nel 1975. A causa dei sospetti che la sua attività destò nel regime sovietico fu confinato nell’odierna Niznij Novgorod
(10)                  Orda d'Oro, è la denominazione della dinastia di origine mongola, il cui capostipite fu Batu Khan, un nipote di Gengis Khan, che si insediò nel XIII secolo su una vasta zona della Russia meridionale ( dal Caucaso al medio Volga) e sulle steppe della Siberia tra il Caspio e l'Aral.L'espressione indica anche uno dei quattro Khanati, in cui venne diviso l'Impero mongolo dopo la morte di Gengis Khan; gli altri furono il Gran Khanato di Cina e Mongolia, il khanato di Persia, il Khanato Chagatai nell'Asia Centrale. Il Khanato dell'Orda d'Oro fu un regno turco-mongolo che raggiunse il massimo splendore nel secolo XVI.
(11)                  Ivan IV (1530 – 1584) assunse per primo il titolo di zar di Russia.È noto anche come Ivan il Terribile.. Quest'aggettivo era usato dal popolo in maniera tutt'altro che negativa, dato che il sovrano tuonava e minacciava i boiardi ( nobili aristocratici feudali), che molte volte nella storia russa si sono resi responsabili della disgregazione dello stato.Lo zar era inoltre determinato a contrastare i continui assalti da parte dei Tartari sui suoi territori.Il suo regno non fu solo caratterizzato da aspetti positivi: risale infatti a questo periodo la promulgazione delle prime leggi che restringono la libertà di spostamento dei contadini, leggi che daranno poi origine alla servitù della gleba.
(12)                  Khanato altaico. Prende il nome dai monti Altai, nella Siberia meridionale. Costituiva la parte occidentale del Khanato dell'Orda d'Oro
(13)                  Teofania. Il termine deriva dal greco e letteralmente significa “manifestazione della divinità”. Sul piano religioso le teofanie rappresentano vere e proprie apparizioni del soprannaturale in forma sensibile. Ad esempio la nascita di Cristo è una teofania.
(14)                  Regno medievale ugrofinnico. I filologi hanno situato la casa originale dei popoli di lingua ugro-finnica nel sud-est della Russia o nelle vicinanze degli Urali centrali. Da qui avrebbe avuto origine il gruppo nordico dei Finni
(15)                  Perm 36. Museo della città di Perm, l’unico che ricorda la dura repressione politica sovietica. Sorge sul luogo in cui in epoca staliniana era collocato uno dei tanti campi di lavoro forzato (i gulag)
(16)                  Romanov. Famiglia imperiale che regna sulla Russia dalla fine del 1500, a cui apparteneval’ultimo zar Nicola II, destituito, esiliato e poi giustiziato in seguito alla rivoluzione del 1917. Nel 1919 furono uccise circa venti persone della famiglia Romanov
(17)                  Irtysh,   fiume dell'Asia Centrale, il maggior affluente dell'Ob'. Il suo nome significa "fiume bianco"
(18)                  Dostoevsky (Mosca, 11 novembre 1821-San Pietroburgo, 9 febbraio 1881) è stato uno scrittore e filosofo russo. È considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori di tutti i tempi.La sua idea è che la società russa può essere redenta attraverso la comprensione e l’educazione del popolo, nonchè l'accettazione della religione ortodossa, la cui missione è di redimere il mondo.  Nei suoi romanzi è sempre presente il rapporto tra l’uomo e Dio, nonché  l’analisi sociale, da cui deriva una profonda aspirazione alla giustizia, affidata alla saggezza degli “uomini veri e propri”, ossia coloro che agiscono per il cambiamento radicale del sistema 
(19)                  Pelmeni, cibo tipico russo, corrispondete ai nostri agnolotti o pasta ripiena
(20)                  Pizozhki,  focaccine ripiene di carne e verdure
(21)                  Medovukha, bevanda poco alcolica a base di mele, simile al nostro idromele
(22)                  Piani Quinquennali, strumento organizzativo dell’economia nel periodo sovietico, quando lo Stato, attraverso piani, gestiva tutta l’economia
(23)                  Samovar,  tipico contenitore metallico, tradizionalmente usato in Russia e altri Paesi     slavi, per scaldare l’acqua normalmente usata per la preparazione del tè
 (24)           Buriati, popolo di origine mongola stanziato nella regione intorno al lago Bajkal
(25)                  Dacia,  case rurali, costruite in legno
(26)                  Izba, casa in legno, come la dacia, decorata con “merletti” lignei alle finestre
(27)                  Roccia dello Sciamano,  promontorio roccioso sul Bajkal, a cui sono legate leggende dello sciamanesimo
(28)                  Omul,  pesce tipico del Bajkal
(29)                  Nerpa,  foca del Bajkal
(30)                  Golamianka,  fauna ittica di piccole dimensioni del Bajkal con corpo fosforescente
(31)                  Friganee,  farfalle notturne, falene
(32)                  Stolby,  parco naturale costituito da maestose rocce di varia forma  (anche antropomorfe) scolpite da agenti atmosferici
(33)                  Yurte,  grandi tende dei Buriati, di forma cilindrica e sormontate da copertura conica
(34)                  Airag, latte cagliato, alimento estivo dei popoli nomadi dell’Asia centrale
(35)                  Datsan, tempio decorato con statue e colori sgargianti
(36)                  Stupa, monumento funebre contenente reliquie, inizialmente un tumulo, spesso rivestito in muratura
(37)                  Porta di Shambala,  nel buddismo tibetano, luogo mitico situato sotto la catena dell’Himalaya e identificato dalla popolazione locale con una roccia dalla cui grande apertura circolare si osserva la vallata sottostante
(38)                  Orizzonte perduto, opera del 1933 dello scozzese James Hilton, in cui si narra di una terra misteriosa del Tibet in cui si immagina  presente Sangri-La, un monastero che ospita dei saggi longevi che custodiscono i valori fondamentali, ormai perduti, dall’umanità
(39)                  Signore dell’Est, espressione con cui viene indicata la città di Vladivostock, capolinea orientale della Transiberiana